NERUDA E ALBERTO TALLONE di Giorgio Calcagno
NERUDA E ALBERTO TALLONE ALPIGNANO NERUDA E ALBERTO TALLONE Una straordinaria amicizia nata sulla vecchia locomotiva EL soggiorno della villa Tallone ad Alpignano è appeso da 34 anni un ruvido mantello rosso, con le righe nere, spiegazzato dal tempo. E' il poncho di Fabio Neruda. Era arrivato nell'aprile 1964 da Parigi, con una lettera del poeta, che voleva essere presente nella casa del tipografo piemontese con uno dei suoi oggetti più personali: e sigilla da allora la storia di un'amicizia. Non c'era niente, nella vita, che dovesse far incontrare i due personaggi. L'uno alla ricerca di un pubblico universale, cantore del suo popolo e dell'ideale socialista, viaggiatore su rotte planetarie che tagliavano fuori il Piemonte. L'altro editore raffinato di libri per pochi eletti, scelti nel repertorio più che marginale, che si era ritirato nel paese dei padri dopo l'apprendistato parigino. Ma il poeta del «Canto general» ammirava, da lontano, i libri di Tallone. Il suo sogno era che un giorno, su quella carta preziosa, con quei caratteri usciti a uno a uno dalla cassa per dare più vita alla parola, potesse essere composta la propria poesia. E, nel febbraio 1962, riuscì a conquistarsi un appuntamento. Di passaggio per Milano, prese un'auto a nolo e se ne venne nel paese all'imbocco della Valsusa, per conoscere il Leonardo dell'arte tipografica. Non sapeva, Neruda, che lo stampatore piemontese divideva con lui un'altra passione. E, quando entrò nel giardino della villa, trovò una locomotiva fumante, sui binari che percorrevano il vialetto. Era una trovata dei padroni, che l'avevano accesa, dopo tanti anni, per sorprendere l'ospite con l'omaggio più imprevisto. Ma Neruda - cosa che a sua volta non sapeva Tallone - era figlio di un macchinista delle ferrovie: sentì in quel fumo l'odore della sua infanzia, volle respirare l'aria buia che usciva dalla ciminiera. E si pose felice alla macchina. I Tallone, che cominciavano a essere in pensiero.non sentendolo arrivare, uscirono di casa e lo trovarono lassù (nella foto, Neruda e Alberto Tallone accanto alla locomotiva). Nasce da quell'episodio una vicenda che attraversa i continenti, passa oltre le barriere ideologiche, supera gli anni. E produce, come splendidi frutti, i libri che il Premio Nobel cileno ha voluto donare all'amico piemontese, perché potessero correre il mondo con il suo segno. Come «La coppa di sangue», di recente ristampato dalla signora Bianca, vedova dell'editore. O come la «Oda a la tipografia», dove il futuro ambasciatore di AHende lascia i suoi temi politici per cantare i caratteri di stampa: fino alla «A di gloriosa avena» e alla «T di torre», che concludono il libro. Sono la A e la T di Alberto Tallone, principe dell'alfabeto, per il signore della parola. Giorgio Calcagno Martedì 12 maggio, alle 21 alla Biblioteca di Alpignano, incontro con Giorgio Calcagno su «Paolo Neruda e Alberto Tallone: storia di una straordinaria amicizia».
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