OPERE D'ARTE QUOTIDIANA

OPERE D'ARTE QUOTIDIANA FILIPPO DI SAMBUY OPERE D'ARTE QUOTIDIANA L'immaginario diventa colore sulle pagine de «La Stampa» OPERA d'arte quotidiana potrebbero essere definiti i dipinti di Filippo di Sambuy esposti dall'8 al 22 maggio nella vetrina de «La Stampa» sotto i portici di via Roma, al numero 80. Ogni giorno, di buon'ora, questo artista torinese che vive e lavora anche a Roma, acquista il giornale, lo sfoglia, lo legge con attenzione e poi si mette al lavoro, incomincia a dipingere. Da circa due anni però non utilizza le grandi, candide tele già preparate sul cavalletto in un angolo del suo studio: come supporto inconsueto della sua pittura, di Sambuy usa le pagine un po' sgualcite dall'«uso», del suo quotidiano preferito: «La Stampa», appunto. Riprende in mano la copia del giorno, ritorna su alcuni articoli che l'avevano colpito, sulla parola di un titolo, su certe immagini più suggestive, o persino su un'inserzione pubblicitaria. Trovando ispirazione in questi spunti tipografici, il pennello comincia a scorrere veloce, stendendo con decisione colori vividi, a tempera, intensi nel tono e nel segno, delineando volti, figure, animali, oggetti. Si configura via via un immaginario assai variato, tra il surreale e il primitivista, che pare costruito all'insegna di quel ritorno alla pittura etichettato negli Anni 70 come Transavanguardia dal critico Achille Bonito Oliva. In questo caso, però, c'è qualcosa di più e diverso, perché le dieci opere, accostate come in un patchwork nella vetrina di La Stampa, formana tutte insieme una grande, unitaria installazione concettuale. Un lavoro non soltanto pittorico quindi, perché usare la pagina di un quotidiano come «tela» non è un fatto casuale, ma implica un'operazione intellettuale. Significa istituire un rapporto tra l'arte e il divenire effimero della notizia. Dipingere, risparmiando una parola chiave, oppure coprendo una parte di una foto per mettere in risalto un particolare, vuol dire dare nuova vita e far sopravvivere oltre le fatidiche 24 ore un materiale altrimenti destinato al macero o ai chiusi, polverosi archivi delle biblioteche. In questa sua idea, certamente originale, di Sambuy ha comunque illustri precursori tra i Cubisti, i Futuristi e i Dadaisti, che inserivano nei loro quadri, nei papiers collés, articoli e ritagli di giornale; e in tempi più recenti tra alcuni esponenti dell'Arte Povera come Alighiero Boetti e Mario Merz. Nessuno di loro però aveva tentato un rapporto così stretto, così simbiotico tra pittura e quotidiano. Dal 14 al 31 maggio un'altra installazione di pagine de «La Stampa» dipinte da Filippo di Sambuy sarà in mostra nella vetrina della Galleria MilleEventi in via dei Mille 20. Vernissage il 14 alle 18,30. Guido Curio «fasi *&fes» Sii

Persone citate: Achille Bonito Oliva, Alighiero Boetti, Filippo Di Sambuy, Mario Merz

Luoghi citati: Roma