UNA CASCINA NELLE LANGHE

UNA CASCINA NELLE LANGHE della Memoria a cura di Renato Scagliola UNA CASCINA NELLE LANGHE «In groppa a Macallè la mamma portava il mangiare nei campi» SFOGLIANDO fra i ricordi mi è venuta sottomano la foto di mia mamma Mariuccia, allora diciassettenne», scrive Ornella Pozzo, torinese, che col marito gestisce da anni la Trattoria Veronese in strada delle Cacce 40 a Mirafiori. «La mamma, nata a Perfetto vicino a Cortemilia nel '21, veniva da una famiglia numerosa, cinque sorelle e tre fratelli. E tutti andavano a fare le stagioni in campagna, battere il grano, sfogliare la meliga, la vendemmia. Andava anche a raccogliere le nocciole, e racconta che ognuna - era soprattutto un lavoro da donne - ne raccoglieva un quintale al giorno. Salivano i noccioleti a gatagnau, cioè a quattro gambe, col sacchettino legato alla vita tutto il santo giorno. La foto è del 1938; mia mamma è ritratta sopra Macallé, un cavallo più da tiro che da sella, che serviva in campagna per i vari spostamenti. Questa foto mi ha fatto riflettere e considerare la differenza tra quei tempi e i giorni nostri per quanto riguarda l'intesa uomo-cavallo. Oggi è di gran moda «fare equitazione», frequentare i maneggi vestiti da veri cavallerizzi. Molti possiedono anche il cavallo, anche se poi non lo accudiscono personalmente. Insomma andare a cavallo fa molto «in». Invece ai tempi di questa foto le cose erano ben diverse. La mamma lavorava presso la cascina Batitini a Vesime nelle Langhe, faceva i lavori domestici e il cavallo serviva per portare il pranzo nei vigneti e nei campi dove lavoravano i braccianti. Allora si portavano perfino le tagliatelle in una terrina avvolta nel «fasolet da group», il classico fazzolettone a quadri langarolo. In groppa a Macallé saliva la collina di Vesime con il fagotto del mangiare. Di notte a volte succedeva che nella stalla Macallé scalpitava e allora la mamma che dormiva poco distante si alzava per controllare e rimetterlo a riposo. Certamente si era creato un certo affiatamento tra la mamma e il cavallo, ma è anche vero che per la mamma non era un hobby, non un passatempo cavalcare, e non era neppure uno sport da.esibire, ma unicamente un mezzo di locomozione per spostamenti più veloci attinenti al lavoro. L'abbigliamento poi era assolutamente di fortuna: i pantaloni di qualche uomo della cascina, la camicia e la cravatta della foto, pure. L'unica cosa positiva era il contatto con la natura, anche se per necessità, la vita all'aria aperta e il contatto con gli animali selvatici e domestici dava, a chi li viveva, un vero senso di libertà. Non è forse il contatto con la natura che noi, oggi, cerchiamo fuggendo dalle città? La mamma cantava sempre una canzone (e il padrone si indispettiva), che diceva «Quando avrai la testa bianca / e di tutto sarai stanco / ripenserai a questi dì/ o Caterinetta bella ciccì». A volte mia mamma Marnicela che abita a Bistagno, e che va in bici e si cura le galline e i conigli, si reca ancora in quella cascina a fare visita al proprietario, che all'epoca quando lavorava come «collaboratrice domestica» (ma allora si chiamava serva), era un ragazzo che però stava dalla sua parte cioè del padrone. La mamma racconta che «non ci faceva ballare a noi perché le differenze sociali si facevano sentire». Altri tempi, altre abitudini...

Persone citate: Ornella Pozzo, Perfetto, Renato Scagliola

Luoghi citati: Bistagno, Cortemilia, Vesime