LA MASCHERA DI FERRO di Massimo Gramellini
LA MASCHERA DI FERRO IL FILM DELLA SETTIMANA LA MASCHERA DI FERRO Il film «La maschera di ferro» con Leonardo DiCaprio è in cartellone al Fiamma e Reposi ATO che un solo DiCaprio non bastava più, ne «La maschera di ferro» ce ne hanno dati due: uno buono e uno cattivo, ma entrambi circondati da passioni ecumeniche. Pare che anche i siti Internet dei gay scoppino d'amore per Leo. Il quale, per venire incontro alle esigenze fameliche dei fans, potrebbe moltiplicarsi ancora in futuro: interpretando da solo un remake dei «Quattro cavalieri dell'Apocalisse» oppure l'intera «Carica dei 101» con appositi mascheroni da dalmata calati sul viso. Intanto ha rinunciato a un film su James Dean. Una scelta intelligente: la giovane star non intende bruciarsi in pochi anni come un qualsiasi cantante dei Backstreet Boys. DiCaprio resisterà e diventerà adulto. Perché grande lo è già. E perché sa scegliere le parti giuste. Ha già capito che i divi che non tramontano mai sono quelli che recitano sempre lo stesso ruolo: quello dell'«underdog». Colui che all'inizio del film non ce la fa, ma poi con coraggio e cuore riesce a diventare il protagonista della sua storia. Inutile dire che in Italia il ragazzo avrebbe qualche difficoltà in più. Da noi, si sa, il massimo a cui può aspirare un attore è di fare il pasticciere trozskista in un «superotto» di Moretti. Ma chi mai potrà identificarsi in un pasticciere trozskista se non uno snob nevrotico e presuntuoso come il barbuto e barboso regista romano? DiCaprio è moderno, bravo, il primo idolo unisex della storia del cinema, con una faccia da angelo che già anticipa le forme maschili del Duemila. Ma tutto questo non gli servirebbe a nulla, se non avesse la fortuna di lavorare a Hollywood: con chi sa fare cinema e non masturbazioni da salotto. Massimo Gramellini
Persone citate: Backstreet, James Dean, Leonardo Dicaprio, Moretti, Reposi Ato
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