GLI EUROPEI CAMBIANO ABITUDINI

GLI EUROPEI CAMBIANO ABITUDINI GLI EUROPEI CAMBIANO ABITUDINI Le conseguenze della moneta unica Strategie economiche e dinamiche sociali ■ N questo primo weekend di maggio i grandi I d'Europa sono riuniti a Bruxelles per decideB re ciò che già si conosce: la Usta dei paesi ammessi alla moneta unica. Da almeno due mesi si sa che anche l'Italia entrerà nel club dell'euro insieme ad altri dieci Stati: Francia, Spagna, Germania, Portogallo, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Irlanda, Austria, Finlandia. Dei quindici dell'Unione europea resteranno fuori Gran Bretagna, Danimarca e Svezia per scelta; la Grecia perchè non ha ancora i requisiti economici e monetari previsti dal trattato di Maastricht. Dal primo gennaio 1999 inizia una nuova era nella storia del vecchio continente. Di questo si parlerà all'Unione Culturale nel ciclo intitolato «Il processo d'integrazione europea: prospettive e contraddizioni» di cui pubblichiamo qui sotto il calendario. Fino al 31 dicembre 2001 si terrà una contabilità doppia: ognuno con la sua vecchia moneta, ma insieme con la nuova, uguale per tutti. Dal primo gennaio 2002 lire, marchi, franchi, pesetas andranno in pensione e in quello spazio fisico e metafisico che si chiama Europa circolerà una moneta uguale per tutti, l'euro che, in «soldoni», dovrebbe valere all'inciica 2 mila lire. Tutto questo è noto. Ciò che invece non è affatto noto è quali effetti produrrà la moneta unica sulla nostra vita civile, politica, sociale ed anche sulla nostra esistenza individuale. L'impressione è che gli effetti saranno molti, anche più di quelli che si sono fin qui previsti e simulati. S'è detto che il trattato di Maastricht prefigurava un'Europa di banchieri e non contemplava un'Europa della politica. Ma sarà proprio così? In uno spazio unico monetario, si può pensare che la polìtica (e non solo quella economica) si svolga badando soltanto all'orticello di casa? La verità è invece che sulla spinta della moneta unica, cambierà anche la società, il nostro modo di ragionare, forse svaniranno anche le piccole beghe della politica italiana. Cambierà l'economia, si dovranno fare i conti con gh stili di vita e di lavoro degli altri paesi. Non ci è ancora ben chiaro cosa significa essere «europei», ma lo impareremo a colpi di forza, ci tocca un purgatorio (lo ha detto il governatore della Banca d'Italia Fazio) non si sa quanto lungo e al termine del quale potrebbe non esserci il paradiso che con un po' di leggerezza ci ha fatto intravedere il governo per chiederci i «sacrifici» senza i quali saremmo stati esclusi dall'euro. Insomma, l'ingresso nel club della moneta unica non è un punto di arrivo ma un punto di partenza verso un territorio sconosciuto, soprattutto per quanto riguarda il lavoro, con prospettive entusiasmanti, ma anche con molte contraddizioni. Credere nell'Europa, a questo punto, non è più un optional, ma una necessità. Cesare Martinetti IL CALENDARIO Mercoledì 6 maggio: Luoghi e strategie della politica con Paolo Ferrerò, Nicola Tranfaglia. Giovedì 14 maggio: L'economia: processi finanziari e dinamiche sociali con Piero Garberò, Augusto Graziani Giovedì 21 maggio: Credere nell'Europa? con Pietro Barcellona, Luisa Passerini Il ciclo è organizzato in collaborazione con Riccardo Bellofiore che introdurrà tutti gh incontri. All'Unione Culturale, in via Cesare Battisti 4b (tel. 562.17.76) L'ingresso è libero.

Persone citate: Augusto Graziani, Cesare Martinetti, Luisa Passerini, Nicola Tranfaglia, Paolo Ferrerò, Piero Garberò, Pietro Barcellona, Riccardo Bellofiore