Scimmie al computer

Scimmie al computer CONSAPEVOLEZZA DEI PRIMATI Scimmie al computer Pensano, ragionano, decidono KANZI e Panbanisha sono una coppia di bonobi, i cosiddetti «scimpanzé pigmei», allevati dalla ricercatrice americana Sue Savage-Rumbaugh della Georgia State University. Le persone che li avvicinano parlano in inglese e mostrano loro dei simboli su un tabellone. Per quanto nessuno abbia mai insegnato esplicitamente ai bonobi il linguaggio umano, i due allievi imparano ugualmente. Capiscono almeno quanto può capirne un bambino di tre anni. E sono in grado di comprendere anche concetti abbastanza complessi. Un giorno Panbanisha osserva un uomo che di nascosto sostituisce il contenuto di una scatola di dolci con un insetto. Quando un'altra persona cerca di aprire la scatola, la prima chiede al bonobo: «Sai cosa cerca?». E il bonobo: «Cerca i dolci». Per rispondere a una domanda così sofisticata, il bonobo deve capire che il pensiero degli umani è diverso dal suo. Ma, cosa ancora più sbalorditiva, Panbanisha aggiunge che il primo uomo è stato «cattivo» a fare quello scherzo. ' Lo stesso commento che potrebbe fare un bambino di quattro anni. Sue Savage-Rumbaugh è una delle più accese sostenitrici della consapevolezza animale, almeno per quanto riguarda le grandi scimmie. Per lei la mente di una scimmia antropoide non può essere molto diversa dalla nostra. E proprio per convalidare questa tesi si è aperto un paio d'anni fa nel Parco Zoologico della Smithsonian Institution di Washington uno zoo veramente sui generis. Uno zoo in cui non ci si limita a mostrare gli animali nel proprio habitat, un lembo di foresta, di savana, di deserto, o di palude, come è ormai abitudine negli zoo più moderni. Non si punta insomma sull'habitat, ma sul l'intelligenza. Si fanno «coram populo» dimostrazioni ed espe rimenti con spiegazioni scritte sulla capacità di apprendimento e di ragionamento degli animali, sul modo con cui affrontano i problemi e su come li risolvono. E' significativo che questo originalissimo zoo che si differenzia da tutti gli altri sia stato chiamato «TMnk Tank», come a dire «Il contenitore del pensiero». Si vede così come gli scimpanzé sappiano usare un bastone per impossessarsi di un casco di banane o come riescano a mettere varie cassette l'una sull'altra, per raggiungere un frutto appeso a una certa altezza dal suolo. Si vede Indah, un orango femmina di sedici anni, intenta a risolvere problemi davanti a un computer. E tutte le volte che dà la risposta esatta viene ricompensata con una fetta di mela. Indah è or¬ mai abituata a colloquiare con il computer. L'ha fatto migliaia di volte in laboratorio. Ma qui c'è qualcosa di diverso. Lo fa al cospetto del pubblico. Al di là di un vetro c'è una folla di adulti e bambini che segue con occhio attento le sue performance. E applaude quando Indah dà la risposta giusta. Oggi come oggi, una delle questioni più dibattute è proprio la consapevolezza animale. Quando ci sembra che gli ammali prendano una decisione, agendo in un modo piuttosto che in un altro, sono coscienti di quello che fanno, come potremmo esserlo noi? Le ricerche hanno dimostrato che alcuni primati, come oranghi e scimpanzé, hanno il concetto di se stessi. Messi di fronte a uno specchio che li mo¬ stra con la fronte macchiata di rosso, si strofinano ben bene per cancellare la macchia! Capiscono cioè che quella scimmia riflessa nello specchio è la propria immagine. Se quindi sono consapevoli di se stessi, perché non dovrebbero essere consapevoli delle proprie azioni? A differenza delle scimmie antropoidi, le altre scimmie in verità non danno prova di riconoscersi allo specchio. In compenso però hanno per così dire una consapevolezza sociale in quanto riconoscono i membri del loro branco, riconoscono gli amici e i nemici. Proprio come noi, anche gli altri animali pensano, ragionano, decidono sul da farsi, risolvono problemi. «Scopo del Think Tank - dice il suo direttore Benjamin Beck - è quello di far co¬ giare, come si fa a negare che entrambi gli animali siano coscienti di ciò che fanno? E' la tesi sostenuta da milioni di proprietari di animali da appartamento. I negatori del pensiero animale si ancorano al concetto che la principale differenza qualitativa tra l'animale uomo e gli altri animali sia il linguaggio. E secondo l'opinione di filosofi e linguisti il linguaggio umano è strettamente legato al pensiero. Quindi gli animali, dato che non parlano, non pensano. Ma questa concezione vacilla da quando l'uomo è riuscito a dialogare con le scimmie antropoidi. Non importa se dialogano attraverso i gesti o attraverso un alfabeto di simboli. L'importante è che uomo e scimmia riescano a capirsi. Ormai in questo campo si sono fatti grandi progressi. E possiamo dire che siamo riusciti ad aprire una finestra nella mente delle scimmie superiori, quelle che geneticamente ci sono più vicine. Prima di uscire dallo zoo, l'occhio del visitatore cade inevitabilmente sul pannello che porta scritte le bellissime parole dello scrittore Henry Beston: «Noi trattiamo gli animali come esseri inferiori per la loro incompletezza, perché la sorte ha dato loro una forma così lontana dalla nostra. Ma ci sbagliamo. L'animale non può essere giudicato dall'uomo. In un mondo più antico e più completo del nostro, gli animali si trovano perfettamente a loro agio, dotati come sono di una estensione dei sensi che noi abbiamo perduto o che non abbiamo mai raggiunto, e comunicano tra loro con voci che forse noi uomini non udremo mai. Non sono per noi né fratelli, né subordinati. Sono semplicemente altri universi, captati come noi nella rete del tempo e della vita!». Isabella Lattes Coi!manti Secondo gli studi ^ e le esperienze di una ricercatrice <americana ragionano almeno come un bambino di tre anni «Think tank» mostrano in pubblico le loro capacità intellettive KANZI e Panbanisha sono una coppia di bonobi, i cosiddetti «scimpanzé pigmei», allevati dalla ricercatrice americana Sue Savage-Rumbaugh della Georgia State University. Le persone che li avvicinano parlano in inglese e mostrano loro dei simboli su un tabellone. Per quanto nessuno abbia mai insegnato esplicitamente ai bonobi il linguaggio umano, i due allievi imparano ugualmente. Capiscono almeno quanto può capirne un bambi di t i E i dSecondo gli studi ^ e le esperienze ^ di una ricercatrice <^ americana ragionano almeno come un bambino di tre anni «Think tank» mostrano in pubblico le loro capacità intellettive giare, come si fa a negare che entrambi gli animali siano coscienti di ciò che fanno? E' la tesi sostenuta da milioni di proprietari di animali da appartamento. I negatori del pensiero animale si ancorano al concetto che la principale differenza qualitativa tra l'animale uomo e gli altri animali sia il linguaggio. E secondo l'opinione di filosofi e linguisti il linguaggio umano è strettamente legato al pensiero. Quindi gli animali, noscere alla gente la ricchezza conoscitiva di questi animali che vanno rispettati e protetti». Di fronte alle conoscenze acquisite negli ultimi tempi sulla straordinaria sensibilità degli animali e sul loro comportamento, un numero sempre crescente di etologi si sta convincendo che gli animali sono consapevoli di ciò che fanno, che non sempre agiscono per istinto, ma che hannp un comportamento flessibile. Imparano con l'esperienza e si adeguano alle mutate circostanze. Quando il cane corre verso la porta di casa abbaiando festosamente perché «sa» che il padrone sta salendo le scale o quando il gatto si siede davanti all'armadietto di cucina che contiene la sua pappa, perché «vuole» che gli si dia da man¬

Persone citate: Benjamin Beck, Henry Beston, Isabella Lattes, Savage

Luoghi citati: Georgia, Washington