PROMETEO E SENNACHERIB TRA MARX E HITLER
PROMETEO E SENNACHERIB TRA MARX E HITLER L PROMETEO E SENNACHERIB TRA MARX E HITLER L'enigma del mito secondo Luciano Canfora L mito è diventato un enigma. Anzi, lo è sempre stato, anche se oggi il termine ha acquistato uno spettro molto più ampio di risonanze. Ma che cosa significa la parola «mito» per un antichista? Lo abbiamo chiesto al professor Luciano Canfora. «H mito - spiega - è il "racconto" di un episodio, di ima vicenda, relativa a figure divine, o divinizzate o eroiche, per il quale non vi era, già in antico, alcun riscontro documentario. Vi erano al più "tracce" - spesso polivalenti - messe in relazione con tale racconto». Lei si riferisce in particolar modo al mondo greco? «Per quel che riguarda il mondo greco non è inutile ricordare che esso ha un pantheon "aperto" e non ha un unico e totalizzante "libro sacro". Di qui la libertà quasi magmatica e la costante rielaborazione del corpus mitologico greco. Conviene infine soggiungere che il racconto mitico è sempre connesso, in un modo o nell'altro, ad una rappresentazione o ad una messa in scena. Mito e azione scenico-drammatica vanno insieme: o che si tratti degli aedi che cantano, dinan- zi a un pubblico, l'antico epos, o che si tratti della drammaturgia (la cui materia è essenzialmente mitologica), o che si tratti della lirica corale o del ditirambo». Mito e messinscena? «Direi che il nesso tra mito e messinscena è poi passato, in forme originali, anche nel mondo cristiano: oltre ai "misteri" e alle rappresentazioni "sacre" si pensi alla stessa Messa, che è essenzialmente ritualità e azione scenica». Di chi parla il mito? Di (doro», degli antichi dei ed eroi o anche e soprattutto di noi? «Non parla né di "noi" né di "loro", per la semplice ragione che viene da molto più lontano. Sia Erodoto che Diodoro hanno, pur così distanti tra loro, la nozione di una remota origine egizia. Alla base della teogonia esiodea c'è la teogonia mesopotamica, come ha mostrato anni addietro Martin West. Elementi dell'antica mitologia greca sono passati nel Cristianesimo, che può definirsi la più "politeistica" delle religioni monoteiste, a cominciare dal complicato pasticcio trinitario». A proposito di «pasticci;). I percorsi attraverso i vari complessi di miti sono complicati. Qual è il metodo migliore per avvicinarci ad essi? Si può capire il mito greco senza sapere il greco? «Il "metodo"? Se con ciò si deve intendere il metodo di studio, immagino che anche in questo, come in ogni altro caso, ci siano vari gradi di avvicinamento, vari livelli di conoscenza. La conoscenza in lingua originale dei testi che ci forniscono il bagaglio mitologico classico è di sicuro molto produttiva, è la più critica. Dire però che sia l'unica possibile sarebbe arbitrario. Machiavelli, ad esempio, non era affatto famigliare con la lingua greca. Ciò non gli ha impedito di concepire quella splendida intuizione della duplice natura (umana e belluina) di Chirone, maestro di Achille, visto come il maestro necessario di ogni politico, non solo di Achille». Qual è il racconto mitico che lei «ama» particolarmente? «Guardando oltre il mondo greco, io penso alla punizione che atterra Sennacherib: è come una prefigurazione della sconfitta hitleriana. Se la domanda riguarda unicamente la mitologia greca, indicherò Prometeo, così caro a Marx, il quale giova agli umani, e tiene testa a Zeus, né si piega: nemmeno all'estrema sofferenza» Sennacherib, il re assiro, nel racconto biblico viene punito dall'angelo che desta il terrore nel suo esercito, ed è assassinato dai propri figli. Dante ne fa un esempio di superbia punita. C'è una superbia del mito? Una valenza ideologica? «Non mi pare. L'uso della parola "mythódes" (mitizzante) in senso negativo è chiaramente presente in un celebre passo di Tucidide (1,22) dove fieramente lo storico rivendica che la sua opera non avrà tale carattere, anche se riconosce che una tale assenza può nuocere al successo effimero. E si potrebbe discutere sul valore esatto che la parola "mythódes" assume in quel passo. Dal mytlios al logos è il titolo di un celebre libro di W. Nestle, la cui tesi centrale (poi molto contestata) è che i filosofi ionici, rompendo con la tradizione mitologica, avrebbero dato avvio alla riflessione scientifica e razionale. Anche Bruno Snell {La cultura greca e le orìgini del pensiero europeo) ha condiviso questa veduta: né l'uno né l'altro mi sembra possano classificarsi come "disistimatori da sinistra" del mito. "Odore" di destra vi è semmai nello sculmquimento arianeggiante: che comunque è costruzione deteriore tutta moderna, e che con l'antica mitologia ha ben poco a che fare. Lo stesso potrebbe dirsi per i Nibelunghi wagneriani-hitleriani: anch'essi prodotti moderni». Il mito greco è stato usato, nelle sue icone più vistose, dai poteri «imperiali»: da Napoleone a Mussolini. Ma è vero anche il contrario. Lei cita Marx, per cui Prometeo era un «santo laico». Gli incontri col mito scandiscono grandi svolte della cultura occidentale. E' un segno di vitalità, di ambiguità o di un destino? «Non l'incontro col mito greco, bensì la "riscoperta" degli antichi (che è nozione più comprensiva, meno unilaterale) scandisce alcune tappe della storia occidentale. E' giusto però ricordare che questa storia ha continuato a fare i conti con altri miti: in primo luogo quelli della corrente religiosa (il cristianesimo) che, assorbendo e rielaborando moltissimo della cultura classica, è divenuto uno degli ingredienti principali della modernità». Mario Baudino L'importanza della messinscena, preludio nel mondo cristiano della stessa «Messa», rappresentazione sacra del mistero Luciano Canfora: «Il mito è il racconto di un episodio, di una vicenda, relativa a figure divine, o divinizzate o eroiche, per il quale non vi era, già in antico, alcun riscontro documentario. Vi erano al più tracce - spesso polivalenti - messe in relazione con tale racconto». osme aela te », n", ne to nta orci to na in adi oua no di possibile sarebbe arbitrario. Machiavelli, ad esempio, non era affatto famigliare con la lingua greca. Ciò non gli ha impedito di concepire quella splendida intuizione della duplice natura (umana e belluina) di Chirone, maestro di Achille, visto come il maestro necessario di ogni p gfa un esempio di snita. C'è una supeto? Una valenza ide«Non mi pare. L'uso "mythódes" (mitizzannegativo è chiaramentun celebre passo di Tudove fieramente lo stoca che la sua opera ncarattere, anche se riuna può succro. Edisculore parodes"quel
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