CICERONE SENZA PIEDISTALLO UN UOMO DEBOLE COME TUTTI

CICERONE SENZA PIEDISTALLO UN UOMO DEBOLE COME TUTTI Hi CICERONE SENZA PIEDISTALLO UN UOMO DEBOLE COME TUTTI Nelle lettere ad Attico la delusione politica E per pura bizzarria si volesse applicare la liturgia del sondaggio al gradimento riscosso dai singoli classici latini, (iifficilmente Cicerone risulterebbe fra i più amati. Lo troveremmo forse invece nella top ten degli «antipatici», per un destino di cui in parte è egli stesso responsabile, quando si pensi a certi suoi atteggiamenti di plateale vanità. Eppure, vista sotto la giusta luce - una luce priva di avversione o favore -, la sua complessa personalità non manca di suscitare perfino tenerezza, impastata com'è di conflitti ancora oggi attivi in molti di noi «giudici»; sicurezze di parata, ma con riscontri d'ansia: desiderio di grandezza, ma con zavorra di piccinerie; legittima aspirazione a vedere riconosciuti i propri meriti, sferzata tuttavia da raffiche di capricciosa impazienza e fatuità. Nella Roma d'inizio I secolo a.C. era naturale che un animo generoso - come senz'altro fu Cicerone (vissuto dal 106 al 43) - potesse sentirsi vocato al servizio della respublica, leggere questa vocazione come una missione, esaltarsi fino a concepire la propria vita come quella di un eroe politico, culturale, e perfino militare (si vedano le sue lettere all'amico Attico negli anni 51-50). E un eroe cerca il compenso nella gloria. Ma era anche ineluttabile che il suo modello mentale andasse a cozzare contro l'indifferenza e le beffe dei meno idealisti, nonché gli interessi politici di altri a cui, in uno scenario in rapida e radicale trasformazione, quella magnanimità oltranzista appariva datata. L'eroe deluso, che si ridusse ad autodecantarsi in versi rimasti un paradigma di ridicolo, sarebbe tuttavia oggi felice della fortuna editoriale della sua figura. Lo scorso anno, Laterza ha presentato due rilevanti opere introduttive di uno specialista come Emanuele Narducci (il saggio Cicerone e la eloquenza romana e la ristampa di Introduzione a Cicerone). E soprattutto ha visto la luce uno strumento di grande importanza. Non molti, credo, al di fuori degli addetti ai lavori, sanno che esiste in Roma un vivace Centro di Studi Ciceroniani (presieduto da Giulio An- ad autodecantarsi in versi rimasti un paradigma di ridicolo, sarebbe tuttavia oggi felice della fortuna editoriale della sua figura. Lo scorso anno, Laterza ha presentato due rilevanti opere introduttive di uno specialista come Emanuele Narducci (il saggio Cicerone e la eloquenza romana e la ristampa di Introduzione a Cicerone). E soprattutto ha visto la luce uno strumento di grande importanza. Non molti, credo, al di fuori degli addetti ai lavori, sanno che esiste in Roma un vivace Centro di Studi Ciceroniani (presieduto da Giulio An- dreotti). Vi si cura fra l'altro la pubblicazione - in doppia veste: scientifica e divulgativa della fluviale produzione dell'autore; e anzi il co-editore Mondadori ha preso da poco a ristampare sistematicamente quei titoli negli «Oscar Classici». Nella «Collana di Studi Ciceroniani» il Centro presenta ora un saggio di Nino Marinone, i cui interessi di erudito ripetono in parte oggi quelli che furono un tempo del ricco e colto Attico: la Cronologia Ciceroniana (pp. 492, L. 66.000; se ne attende il CD-Rom), prezioso e spettacolare repertorio di fatti e date nelle varie possibili combinazioni fra classificazione tematico-alfabetica dei tratti salienti di una vita e loro distribuzione lungo l'arco del tempo. Un terzo del volume è dedicato a precisazioni sul complicato computo cronologico, che si districa fra il calendario pre-giuliano coi suoi mesi «intercalari», quello giuliano (in vigore dal 45 a.C.) e le corrispondenze astronomiche: per il lasso 7045 a.C. s'aprono oltre centosettanta pagine di calendario giorno per giorno! Aureo volume, considerando che per Cicerone siamo in una condizione piuttosto eccezionale: vi sono momenti in cui possiamo seguirne l'esistenza nel suo snodarsi appunto quasi quotidiano. E questo ci è possibile grazie al cospicuo epistolario, suddiviso in varie sezioni a seconda dei destinatari. Potrà apparire strano, ma proprio questo settore della sua opera è rimasto relativamente trascurato dalla nostra editoria, per lo meno da quella più comunemente frequentata dal pubblico che ama l'antichità. Va dunque salutata con la mas- sima lode l'edizione integrale Utet delle Epistole ad Attico in due volumi dei «Classici Latini» curati con rigore, informazione e eleganza da Carlo Di Spigno. L'introduzione ripercorre il conflitto di Cicerone fra inclinazione umanistica e impegno politico, la sua delusione per il comportamento di Pompeo spunto di riflessione su natura e limiti della propria personale azione -, la personalità di Attico, la storia della raccolta e le peculiarità della sua lingua e del suo stile «colloquiali». E' noto che Petrarca, quando riscoprì la maggior parte del carteggio di Cicerone (le lettere ad Attico, a Quinto e a Bruto), ne rimase profondamente scosso. Scendere nella quotidianità di quel grande e scorgere il suo monumento sgretolarsi in debolezze e meschinità di comune mortale fu un tutt'uno. Il dolore fu grande, uno di quelli cui solo una simmetrica fuga nelle lettere può recare lenimento. Prese la penna e si fece a sua volta corrispondente (naturalmente latino) di Cicerone «dal mondo dei vivi, nella città di Verona...; il 16 giugno 1345 dalla nascita di quel Dio che tu non hai conosciuto» [Familiares XXIV 3). L'episodio continua a esprimere nel modo migliore la ricchezza di questi lampi di giorni e umori come documento storico e umano. E nel contempo torna a ritagliarci sotto gli occhi il campo di un dialogo che, se è rimasto costantemente aperto nei secoli, si ripropone nella sua più feconda concretezza proprio allorché, a rilanciarlo, intervengano imprese editoriali del livello di questo Epistolario. Alessandro Fo Insieme all'epistolario esce una preziosa «Cronologia» che ripercorre giorno per giorno vita e opere EPISTOLE AD ATTICO Cicerone Utet, 2 voi/. pp. IS76.U90.000 CRONOLOGIA CICERONIANA Nino Marinone Studi Ciceroniani pp. 492. L 66.000. Marco Tullio Cicerone: in un sondaggio sul gradimento riscosso dai singoli classici latini, difficilmente risulterebbe fra i più amati. Lo troveremmo invece nella top ten degli «antipatici», per un destino di cui in parte è egli stesso responsabile

Luoghi citati: Attico, Roma, Verona