BUGARO: AMICIZIA, AMORE E MORTE DI ORDINARI SCIAGURATI PADOVANI
BUGARO: AMICIZIA, AMORE E MORTE DI ORDINARI SCIAGURATI PADOVANI BUGARO: AMICIZIA, AMORE E MORTE DI ORDINARI SCIAGURATI PADOVANI LA BUONA E BRAVA GENTE DELLA NAZIONE Romolo Bugaro Baldini & Castoldi pp. 252 L. 24.000 VANZO come minimo un caffè da ognuno di voi lettori per le splendide ore di lettura che spero di farvi passare insieme a questo romanzo di Romolo Bugaro. Mi fermerete al bar e, senza mai esserci incontrati prima, ci metteremo a parlare della Buona e brava gente della nazione come due vecchi amici che hanno condiviso un'esperienza sconvolgente. «Grazie, Scarpovich», direte, «soprattutto per avermi avvertito di tenere duro all'inizio». Il tono del narratore è la cosa più impressionante nel romanzo di Bugaro: non ho mai letto nulla di simile. Di primo acchito ci si può confondere, si può credere di avere a che fare con un retore petulante, un incontinente calligrafo che non ha capito nulla della vita e della letteratura. Ma basta qualche paragrafo per distinguere sempre più chiaramente il volto che si sta delineando, il ceffo ghignante di chi ha preso la parola. Là voce di Giovanni, l'avvocato che racconta questa storia, è un inaudito falsetto baritonale, un basso sopranile: ti fa sen¬ tire l'impresentabilità e il ridicolo di tutte le parole del mondo, e allo stesso tempo la loro profonda dignità, la loro verità abissale. «Prova a dirlo così, Scarponskij: ogni sillaba della lingua di Romolo Bugaro non getta via né il bambino né l'acqua sporca», direte venendomi in aiuto. L'avvocato Giovanni a trent'anni deve già averle pronunciate milioni di volte, tutte le parole del mondo; sì, dev'essere andata così, in tribunale, in studio, per la strada avrà sentito e risentito tutti i discorsi possibi¬ li degli esseri umani, per arrivare ad assumere questa postura linguistica, questa postura esistenziale piena di sarcasmo e venerazione verso il linguaggio: verso le persone, verso la vita. Sarcasmo e venerazione impastati insieme; diffidenza e meraviglia; denigrazione e prodigio. «Fa così, Scarpeiro: apri una pagina a caso e ricopia qualche riga», suggerirete. A caso davvero, eh? Giuro. Allora: pagina 33. Meno di quaranta minuti più tardi, stavo suonando, col naso, alla mia porta. Le due nuove bottiglie di Jack Daniél's erano saldamente neipugni, e, sottobraccio, avevo la soave Serena e l'indomabile Chicca Giugiaro. Col naso. Saldamente. Pugni. Soave. Indomabile. «Bene, Van Scarpen, ma così sembra che sia solo una questione di stile, e che nel romanzo non succede granché», farete notare. «Però riassumi poco, pochissimo, altrimenti togli gusto a chi deve ancora leggerlo». Fa caldo in giugno, a Padova. In attesa di partire per le vacanze si prende fresco davanti a un aperitivo, ci si trova la domenica in piscina. Se si è avvocati, architetti truffaldini, commessi di un negozio di dischi, faccendieri, bancarottieri precoci, se insomma si continua a frequentarsi per incomprensibile retaggio adolescenziale, capita di fare tardi insieme a bere bicchierini, e anche di portarsi in casa qualche puttana o qualche commessa di negozio del centro, a piacere; magari mentre la propria moglie si sta slogando una caviglia saltando da un viadotto con una fune elastica legata alla gamba. L'avvocato Giovanni è il narratore, ma non il protagonista. Questa è soprattutto la storia del suo amico Luca, la storia della stu- LA BUONA E BRAVA GENTE DELLA NAZIONE Romolo Bugaro Baldini & Castoldi pp. 252 L. 24.000
Luoghi citati: Padova
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