UNITI DA INSOLITO DESTINO: TUTTI DEPORTATI A PONZA

UNITI DA INSOLITO DESTINO: TUTTI DEPORTATI A PONZA UNITI DA INSOLITO DESTINO: TUTTI DEPORTATI A PONZA Il caso di Mussolini e del nemico etiope Ras Immirù ELLA storia di questo nostro paese ci sono luoghi dove i destini dei personaggi che hanno calcato la vita pubblica sembrano per qualche nascosto disegno accostarsi, incrociarsi, biforcarsi. Talvolta verso rovinose discese. In qualche caso, invece, verso insperate ascese. L'isola di Ponza essendo stata destinata per lungo tempo dagli apparati pohzieschi italiani a luogo dove deportare e confinare gli avversari del potere ha rappresentato uno di questi «luoghi comuni». Emilio Lussu, che di isole confinarie se ne intendeva visto che viene relegato a Lipari, località dalla quale fugge il 27 luglio del 1929 assieme a Nitti e a Rosselli, descrive le regole che scandiscono la vita quotidiana dei confinati: «Hanno orario di ubera uscita dalle ore 7 alle 19 in inverno e dalle 7 alle 20 in estate. Il governo offre gratuitamente l'alloggio in cameroni carcerari. Ma anche più poveri si sottopongono a ogni privazione pur di vivere in una propria cameretta, sia pure squallida. Si può prendere in affitto una casa nell'abitato, purché dentro la cerchia di vigilanza. Il Governo passa a ciascuno 10 lire al giorno. La quasi totalità dei deportati d t provvede con questa somma al vitto, all'alloggio, agli abiti, alla luce, all'acqua. Pochi sono quelli che dispongono di mezzi di fortuna o di sovvenzioni famigliari. Pochi quelli che possono trovare lavoro sul posto...». E rispetto a Ponza precisa: «Appena istituito il confino di pohzia i condannati furono deportati nelle isole: Ponza, Tremiti, Lipari, Ustica, Favignana, Pantelleria, Lampedusa. Ponza è fra le migliori. Poco distante da Napoli ha un clima mitissimo. Pisacane vi liberò i relegati nell'impresa di Sapri, e da allora gli abitanti, da padre in figlio, vi guardano con simpatia anche i coatti comuni. Perciò il servizio di vigilanza fatto dai fascisti è opprimente. Sognano trame, spedizioni e congiure. E si difendono dai loro fantasmi con persecuzione speciale...». Destino vuole che a Ponza finisca, sia pure per poco, Mussolini. Sono i giorni appena successivi al ribaltone provocato dalla «sfiducia» del Gran Consiglio del Fascio convocato a Roma il 25 luglio e alla destituzione da presidente del Consiglio che gli viene comunicata dal re Vittorio Emanuele III che provvede, ultimato l'incontro, a far portare via il suo ospite dai carabinieri. Da Roma, dopo diverse peregrinazioni, Mussolini viene portato a Gaeta. Qui è imbarcato sulla corvetta «Persefone» e ro¬ Il Duce fi mancia il giro delle isole alla ricerca del posto più sicuro dove sbarcare. L'ex Duce, per ingannare il tempo, si è portato con sé la Vita di Cristo dell'abate Giuseppe Ricciotti e, come è sua abitudine, segna di tanto in tanto le frasi che maggiormente lo colpiscono. La navigazione del «Persefone», intanto, prosegue. S'arriva davanti a Ventatene ma non si addice perché vi si è installato un presidio tedesco. Meglio Ponza, anche se è piena di antifascisti non ancora liberati dal nuovo governo. C'è confinato anche Tito Zamboni che ha cercato, un bel po' di anni prima, di attentare alla vita del Duce. Del resto, come si è detto, Ponza è da sempre un soggiorno classico per gli indesiderabili. Ci sono stati rele- gati la madre di Nerone, Agrippina, la figlia di Augusto Giulia, Santa Flavia Domitilla, un papa e un maestro della Massoneria. Senza dimenticare il primo segretario di partito comunista d'Italia, l'ingegnere Amadeo Bordiga. Nonché Ras Immirù, l'unico comandante etiopico autore di un'incursione in territorio italiano, sia pur coloniale. Mussolini finisce proprio nella piccola casa che era stata presa in affitto da Ras Immirù. L'isola, all'arrivo, da lontano, non fa una brutta vista anche se non può essere paragonata, per bellezza a Ischia. Né tanto meno a Capri. Però a Mussolini appare un anfiteatro, quasi gradevole, di case bianche che sembrano calcinate di fresco. Forse rimesse in sesto per la circostanza. Da vicino, però, la piccola casa destinata all'ex Duce è un disastro. L'unica stanzetta abitabile è al primo piano. Si sale una scaletta insicura e poi l'abitabilità si rivela, più che una constatazione, un'aspirazione supportata da pochissimi riferimenti reali. C'è un tavolaccio, una sedia di paglia che si sta sfilacciando e una rete metallica priva di materasso. Mussolini ci si siede sopra. Sfoglia ancora la Vita di Cristo. Sono libri in cui crede sempre di trovare qualcosa che ci riguarda direttamente, che parla esplicitamente ad un determinato momento della propria vita. Mussolini forse rilegge la frase: «E Gesù uscì dal Getsemani circondato dalla sola sbirraglia. Non gli stava appresso neppure un amico...». Degli altri comandanti etiopi¬ 25 luglio) ci che erano al Nord, Ras Mulughietà e Bituoded Maconnen Demissiè erano morti, Ras Cassa aveva tagliato la corda, Ras Seyum e Deggiac Aialeu Burrù si erano arresi. Ras Immirù, l'ultimo reggente d'Etiopia, aveva continuato a resistere in armi, ritirandosi sotto la pressione italiana dal Tigrai attraverso il Tacazzè nel Beghemder, dal Beghemder di là dal lago Tana nel Goggiam, dal Goggiam attraverso il Nilo Azzurro - nell'Uoilega. E da qui all'Illubador e dall'Illubador nel Caffa sinché, durante il guado di un qualsiasi torrente verso un qualsiasi capoluogo dell'estrema provincia del Sud, era stato accerchiato e si era arreso per risparmiare ulteriori spargimenti di sangue. Mussolini gU aveva risparmiato la sfilata da vivo a Roma e lo aveva confinato da qualche parte. La parte dove, ora, è lui. A Ponza, in quei giorni, fa caldo, mi caldo insopportabile per Mussolini che sperava - perduto il potere - di potersi riposare nel fresco della Rocca delle Cambiate. Ras Immirù, almeno, non soffriva il caldo e aveva un Diggiac a tenergli compagnia. Mussolini invece è solo. E' senza una lira (solo alla fine dei dieci giorni trascorsi a Ponza gli arrivano, dalla famiglia, diecimila lire) e non tocca, per tutto il soggiorno, cibo caldo. Mussolini domanda al maresciallo dei carabinieri di Ponza in giustificato trambusto per l'arrivo imprevisto dell'ospite: «Ditemi, gli squadristi, i miei fedeli del '21, si sono mossi?». «No, eccellenza» - risponde il maresciallo - «Ma ci sono state dimostrazioni di gioia in tutta Italia la notte del 25 luglio...». «Grandi manifestazio ni?» s'informa Mussolini. «Oh, non così grandi e belle come quelle di piazza Venezia, non così organizzate. Tante piccole manifestazioni. Spontanee. In ogni città». L'Italia stava cominciando a diventare un'altra cosa. Lo si ca piva nonostante il caldo. Nonostante Ponza. Oreste del Buono Giorgio Boatti // confino preferito fui daU'antichùà per annullare i nemici. Tra gli ospiti celebri: la madre di Nerone, una santa e un papa OGHIco Testi citati F. Maugeri Mussolini mi ha detto Tip. Agricoltori Roma 1944 Frederick W. Dea'xin, Storia della Repubblica di Salò Einaudi Emilio Lussu La catena Baldini & Castoldi Il Duce finì a Ponza dopo il ribaltone provocato dalla «sfiducia» del Gran Consiglio del Fascio (25 luglio)