Duisenberg: ecco la mia Bce II sue nemico è Pinflazione di Francesco Manacorda

Duisenberg: ecco la mia Bce II sue nemico è Pinflazione Duisenberg: ecco la mia Bce II sue nemico è Pinflazione BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Punto primo: l'obiettivo della Banca centrale europea è «di essere orientata alla stabilità». Punto secondo: «La pobtica monetaria non è né la causa, né la soluzione per il livello di disoccupazione ancora inaccettabilmente alto in Europa». Punto terzo: per stabilità dei prezzi si intende, «come ampiamente riconosciuto tra i banchieri centrali, un tasso di variazione dei prezzi al consumo compreso tra lo zero e il due per cento». Punto quarto: non si può ipotizzare una prossima discesa dei tassi per i Paesi Euro anche perché «non vedo alcuna stabilità dei prezzi e quindi non posso pensare che si vada verso la deflazione». Punto quinto: «La Bce ha poco margine per attuare la politica dei redditi e stimolare gli investimenti, il suo compito è bloccare l'inflazione. Credo che gli sviluppi del mercato vadano lasciati alle forze sociali». • Ecco le tavole della legge della Bce secondo il suo prossimo presidente Wim Duisenberg. Se è vero, come è vero, che la Banca europea nasce a immagine e somiglianza della Bundesbank, l'impressione è che non potesse trovare un sacerdote migliore di questo monetarista ortodosso di rito germanico. Ieri, durante l'audizione davanti al Parlamento europeo, che dopo aver ascoltato i sei membri del direttorio dovrà dare la sua opinione sulle candidature, Duisenberg ha sottolineato ogni volta che poteva che il suo primo - se non l'unico - nemico è l'inflazione. • Con buona pace degli altri obiettivi sanciti dal Trattato di Maastricht, come il progresso economi- co e sociale. Questi saranno solo una conseguenza: «Una volta raggiunta la stabilità dei prezzi e instaurata la fiducia, i tassi d'interesse possono scendere ed è questo il miglior sostegno che la Bce può dare a politiche volte alla crescita e all'occupazione». E' lui stesso, del resto, a spiegare come da presidente della Banca d'Olanda, nell'83, partecipò alla decisione di legare il fiorino alla valuta tedesca: «Cominciammo a pedinare il marco e - lo ammetto - la nostra pobtica monetaria è stata dettata dalla Germania, ma in cambio abbiamo importato stabilità e bassa inflazione». Per tre ore di fronte agli europarlamentari, Duisenberg traccia con frasi secche quello che a suo parere dovrà essere il ruolo della Bce: un organo monolitico, trasparente nelle decisioni ma non nei processi decisionali - propone che i verbali del direttorio non diventino pubblici prima di 16 anni -, moderatamente interessato a confrontarsi con le forze parlamentari, che vede con fastidio la creazione di un organo politico che gli faccia da contrappeso ma chiede che gli Stati membri si limitino «a coordinare le politiche economiche e fiscali». Ma quando si affronta la questione di quanto rimarrà in carica, l'ex governatore sessantaduenne si trasforma in ex ministro e tira fuori il repertorio delle doppie verità politiche, senza risparmiare stoccatine ai francesi. Nelle risposte scritte che ha consegnato in precedenza ai parlamentari ribadisce che non resterà in carica 8 anni ma poi, nel botta e risposta, si esibisce in infinite variazioni sul tema: «Non ho mai detto che resterò in carica solo 4 o 5 anni. Quel che ho ripetuto, da un anno e mezzo a questa parte e in più occasioni, è che non era probabile che completassi il mio mandato. Quanto resterò è una questione aperta, non lo so neanche io». Ancora, poco dopo: «Spero, ed è mia intenzione rimanere in carica almeno - e sottolineo almeno - fino al termine del periodo di introdu¬ zione delle monete e banconote in Euro». E a chi gli chiede se può restare in carica 8 anni, risponde: «Se me lo permetteranno la salute e la vita, sì». La scelta di decidere già che a succedergli sarà un francese? «Non ha nulla che vedere con la mia nomina. E' una decisione che, per essere cauto, ritengo lievemente assurda», sebbene il designato Jean-Claude Trichet sia «un ottimo candidato». Oggi davanti al Parlamento, che ieri ha ascoltato anche la finlandese Sirkka Hamalainen, lo spagnolo Eugenio Domingo Solans e il tedesco Otmar Issing, comparirà il presidente della Consob Tommaso Padoa Schioppa, che nelle sue risposte scritte parla di un approccio della Bce che dovrà essere capace di coniugare «flessibihtà e pragmatismo, trasparenza e responsabilità», parole che potrebbero presto suonare in contrasto con quelle di Duisenberg. Francesco Manacorda Tommaso Padoa Schioppa. Da presidente della Consob passa al board della Banca centrale europea

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