«Ventanni per vincere il cancro»

«Ventanni per vincere il cancro» Il direttore dell'istituto europeo di oncologia: i risultati dagli Usa però sono molto buoni «Ventanni per vincere il cancro» Veronesi: non illudiamo troppo i pazienti MELANO. «C'è una bella differenza tra uomini e topi...». Prende le misure il professor Umberto Veronesi, direttore dell'Istituto europeo di oncologia, mentre dagli Stati Uniti rimbalzano con enfasi i risultati della ricerca anticancro di Judah Folkman, un medico che sta sperimentando con successo, sui topi, una terapia a base di proteine. Allora, professor Veronesi, è presto per cantar vittoria? «I risultati che arrivano dagli Stati Uniti sono molto buoni, si apre una via interessante da battere che può integrarsi alle ricerche sulle terapie geniche che sono in corso da noi. I primi dati sperimentali sull'applicazione della ricerca di Folkman sui topi sono molto chiari». Però? «In questi casi c'è una inevitabile riserva. In passato abbiamo già avuto delle delusioni, mano a mano che procedevano le ricerche, quando si passava dalle sperimentazioni animali alle verifiche sugli esseri umani. Le premesse sono molto buone, ma aspettiamo a dire di avere vinto». Negli Usa sono euforici... «La notizia è finita sulla prima pagina del New York Times, un giornale molto influente. E' inevitabile che una certa aspettativa rimbalzi nel mondo». Anche perché a molti malati di cancro, non è rimasta che la speranza.... «Io credo che i medici abbiano promesso molto negli Anni 70, quando la soluzione sembrava dietro la porta. L'uomo era sulla Luna, sembrava impossibile non debellare il cancro. E invece sino alla fine degli Anni 80 c'è stata una battuta d'arresto nella ricerca sul cancro». Allora c'erano addirittura delle scommesse a breve sca (lenza, vero? «L'allora presidente Richard Ni xon dava per certa una data: il Duemila. Il terzo millennio, se condo lui avrebbe portato la mortalità per cancro a zero, grazie alle ultime scoperte scientifiche» Manca poco più di un anno al Duemila... ((Appunto. A ogni risultato nel campo della ricerca nascono nuove aspettative nei malati e nei loro parenti. Guardiamo cosa è sue cesso con il metodo del professor Di Bella, guardiamo cosa sta av venendo negli Stati Uniti». Andiamo per ordine. Parliamo di tempi, a partire da Selli sulla ricerca del pro:sor Folkman. Quanto ci vorrà, ancora? «Almeno sei od otto mesi per arrivare alla sperimentazione umana, dopo aver studiato l'eventuale tossicità del composto. Entro un anno credo si possa entrare nella fase tre, quella della valutazione dell'efficacia sull'uomo. A rallentare i tempi c'è anche il problema delle sostanze, non è facile produrle in gran quantità». E per la sperimentazione della cura del professor Di Bella, che tempi ci sono? «Abbiamo già reclutato circa metà dei 600 pazienti necessari. Entro la fine del mese, massimo l'inizio del mese prossimo i reclutamenti saranno completati». Poi? <(A settembre sapremo se la cura funziona e in che modo». Basta polemiche, allora? «Ci sono stati i necessari aggiustamenti... Io non credo si possa partire con un determinato protocollo e arrivare alla fine della ricerca con lo stesso protocollo». Ma c'è stato, o no, quello che sostengono molti suoi colle¬ «mpd ghi: una fuga dalle cure «tradizionali» verso il metodo del professore modenese? «In modo molto esiguo. La gran massa dei pazienti aveva già superato le fasi di chemioterapia e di terapie convenzionali». Lei partecipa a questa campagna dell'Aire chiamata «La ricerca è vita». Ma in Italia, a che punto è la ricerca? «Siamo in prima linea, apprezzati nel mondo. Pensiamo aU'Adriamicina, è una scoperta italiana. Poi vorrei ricordare le terapie conservative, come quelle sulla mammella, dove siamo all'avanguardia insieme alle terapie postchirurgiche». Ci sono fondi, per la ricerca? «Il Cnr ha lanciato tre progetti, li finanzia con 30 miliardi all'anno. Cinquanta o cento miliardi li mette il ministero della Sanità. E poi c'è il grande motore dell'Aire, l'Associazione italiana per la ricerca sul cancro, con due milioni di soci finanziatori». Quanto si muore, di cancro? «Su 150 mila malati ogni anno presi complessivamente, il 50% è destinato a guarire. Certo è che ci sono tumori che è meglio non prendere...». Per esempio? «Quello ai polmoni, innanzitutto. Trentamila casi all'anno sono dovuti solo al fumo delle sigarette. Guariscono male anche pancreas e stomaco. Negli altri casi, i progressi sono stati notevoli». Eppure ci si ammala sempre più di tumore. Perché? «La vita media si allunga, ci sono cancerogeni ambientali anche se mancano certezze». Se la sente di fare una previsione? Secondo lei tra quanti anni sarà debellato il cancro? «Venti anni». Detto così, è un'eternità. «I dinosauri avevano tumori ossei, nelle mummie egizie sono state trovate forme tumorali. Per quello che ne sappiamo è da cinquemila anni che il cancro è in costante aumento. Quando dico venti anni dobbiamo pensare ai nostri figli, ai nostri nipoti, a chi verrà dopo di noi. Più si fa ricerca, più si accorciano i tempi». Venti anni, quanti morti di tumore sono in Italia? «Tre milioni. E' per questo, che ogni giorno è prezioso». Fabio Poletti FOLKMAN «Troppe volte i test sugli animali verificati sull'uomo ci hanno deluso» Di BELLA «Stiamo completando i reclutamenti A settembre sapremo se la cura funziona» LA CAUSA «Oggi ci si ammala di più di questo male anche perché la vita media si è allungata» Tre protagonisti delia lotta al cancro A sinistra: Umberto Veronesi. A destra: Judah Folkman Sopra: Luigi Di Bella

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