«Ho visto i tre cadaveri sulla scena della strage» di Gio. Bia.

«Ho visto i tre cadaveri sulla scena della strage» «Ho visto i tre cadaveri sulla scena della strage» ROMA. AU'irnbrunire le tre bare sono ancora lì, una accanto all'altra, nella cappella delle Guardie svizzere, vegliate da due soldati e ricoperte dai fiori. A sinistra quella di Gladys Mezza, al centro quella del marito Alois Estermann - l'elmo col pennacchio appoggiato sopra -, a destra quella di Cedric Tornay. Amici e commilitoni continuano il pellegrinaggio di preghiere, anche dopo i funerali. Fuori, nel piccolo cortile di fronte alla cappella, alle spalle del colonnato di San Pietro e sotto le finestre dell'appartamento papale, c'è una giovane signora con la sua bambina bionda, Rebecca. E' la moglie di un ufficiale della Guardia svizzera, vicina di casa degli Estermann, che lunedì sera ha sentito dei rumori nel'appartamento a fianco al suo, è uscita sul pianerottolo, ha trovato la porta semiaperta, è entrata e ha visto la scena dell'omicidio-suicidio. E' la prima testimone della strage, e adesso ricorda quei terribili momenti insieme con un gruppetto di donne venezuelane venute a salutare per l'ultima volta Gladys, la loro amica vittima della guerra sotterranea tra Estermann e Tornay sfociata nella strage. «Gladys era vestita con la tuta da ginnastica - racconta la testimone -, come quasi sempre quando era in casa. Era ac¬ covacciata per terra; sembrava che dormisse, che si stesse riposando. Il volto era disteso». Alois Estermann, invece, era riverso sul pavimento a faccia in giù accanto a un tavolino. Interviene un'amica di Gladys: «In faccia, intorno all'occhio, aveva una macchia scura, un ematoma. Forse ha sbattuto sul tavono cadendo». Poi c'era Tornay, l'assassino-suicida. «Dov'era?», chiede un sacerdote che fa parte del gruppetto. «Era sulla destra, vicino a Gladys», risponde la testimone. Che ricorda il sangue e poco altro: «Sono subito corsa a chiamare aiuto. Non so dire con esattezza nemmeno che ora fosse». I soccorsi sono arrivati in pochi minuti. La donna non ha riconosciuto gli spali, che invece sono stati uditi distintamente da un altro ufficiale, che abita al piano di sopra, accorso anche lui appena sentito il trambusto. Nella ricostruzione della scena c'è anche il telefono aperto, con la cornetta penzolante. Estermann stava parlando con un amico quando Tornay ha bussato alla porta e Gladys è andata ad aprire. Una delle venezuelane ricorda: «Intorno alle nove meno un quarto ho chiesto a mia figlia di telefonare a Gladys. Lei ha provato, e mi detto che era occupato. Ma era un segnale strano, come quando si lascia la cornetta staccata». [gio. bia.]

Persone citate: Alois Estermann, Cedric Tornay, Estermann, Tornay

Luoghi citati: Roma