L'INFARTO DELLE ISTITUZIONI di Edmondo Berselli
L'INFARTO DELLE ISTITUZIONI L'INFARTO DELLE ISTITUZIONI ma sì, all'Europa. Non c'è la politica, in questo momento, in Campania: c'è un infarto delle istituzioni, c'è lo scaricabarili nevrotico, autistico, dei responsabili politici locali, c'è la solitudine e la disperazione di una società che scivola via con la melma. In queste condizioni, si è provato ad allestire il solito teatrino accademico, con le denunce della tragedia «annunciata» e dell'urbanizzazione «selvaggia». Come se l'incuria per il territorio e lo sfruttamento autolesionista della terra fossero una specie di peccato irrimediabile e senza peccatori, come se la crosta edilizia proliferata abusivamente, senza piani regolatori, senza tutele, senza senso, fosse una ripercussione inevitabile di quella che gli scienziati sociali hanno chiamato «modernizzazione senza sviluppo». In questo sostanziale fatalismo della politica c'è anche la sua rinuncia, la sua abdicazione. Vale a dire il rifiuto di capire che ciò che è avvenuto nelle province di Salerno, Avellino e Caserta, ancor prima che una tragedia fisica, materiale, è il segno di una catastrofe politica e civile. Quindi è sicuramente insensato il rimpallo di responsabilità fra organismi di governo locale, fra Comuni e Province e la Regione, fra la Regione e il governo, fra assessori e sottosegretari. Ma è ancora più insensata la tentazione di considerare l'alluvione come un disastro «normale», come un'alterazione imprevedibile dell'equilibrio naturale, qualcosa su cui la politica non ha niente da dire. No, ciò che si vede in questo Sud invaso dal fango è soprattutto una società spaventosamente sola, pre da della paura e di una rabbia che potrebbe finire presto nel mutismo della rassegnazione. E' una solitudine che si acuisce proprio in quanto non trova neppure un interprete politico: la sfilata di sindaci resi catatonici dall'enormità anche simbolica dell'accaduto, annichiliti da quell'intreccio di abusi storici e di interessi tollerati che si è vendicato brutalmente sulla collettività, rende evidente che in questo momento il deficit di quel Sud è un deficit di politica, di istituzioni rappresentative, di razionalità e lealtà democratica. Dio non voglia che l'assenza della politica e dei politici significhi una fiducia sciatta e inerte nella possibilità che per qualche miracolo all'italiana il meccanismo torni ad autoregolarsi, nella sua inefficienza generalmente innocua. Non è solo questione di ripulire strade e case dal fango, non è affatto un problema tecnico della Protezione Civile. E' un problema di orgoglio nazionale, di dignità, di compattezza del Paese. C'è da pensare, con eccezionale urgenza, a come mobilitare le risorse psicologiche e sociali di una regione; a come innestare una comunicazione fra ciò che resta delle istituzioni locali e le istituzioni centra li. Per questo c'è bisogno di politica: e c'è anche bisogno di vedere, in quei luoghi, i massimi rappresentanti del le istituzioni. Altrimenti, fingere che quel pezzo d Mezzogiorno possa fare da sé, equivale a darlo per con dannato: senza speranza, come adesso appare, e senza possibilità di riscatto, come potrebbe diventare fra po co. Edmondo Berselli
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