Berlusconi, «no» all'Euro-destra di Enrico Singer

Berlusconi, «no» all'Euro-destra Vertice Upe senza gli azzurri. Il Cavaliere: «In questo momento resto in Italia» Berlusconi, «no» all'Euro-destra // leader assente a Dublino: pensa alppe di Kohl DUBLINO DAL NOSTRO INVIATO Una telefonata alle 7 del mattino sveglia Claudio Azzolini, capogruppo degli eurodeputati. E' Silvio Berlusconi che annuncia la sua decisione improvvisa: al vertice dell'Unione per l'Europa non verrà. «Quello che è successo in Campania è troppo grave e già sono all'estero sia Scalfaro che Prodi: il capo dell'opposizione non partirà in un momento simile. Resterà in Italia». Nella capitale irlandese tutti comprendono. Anzi, come suo primo atto, il vertice esprime sincera solidarietà. Ma poi il dibattito s'infiamma su quello che è il problema dei problemi: qual è la vera natura deh'Upe. L'embrione di un partito dell'eurodestra, o una costola di un grande centro unificato? Già, proprio questo è il punto. E' non è una questione da poco. L'Europa impone ormai dimensioni sovrannazionali alle forze politiche. A sinistra c'è il potente pse - il partito socialista europeo - che governa con varie alleanze in 12 Paesi dell'Unione. Che ha 213 eurodeputati. Al centro c'è il forte ppe - il partito popolare europeo - che raccoglie la tradizione cristiano democratica, che ha 180 eurodeputati e che tiene ancora i governi di Germania e Spagna. Tra questi due giganti, c'è la terza forza Upe che riunisce 56 parlamentari mandati a Strasburgo soprattutto da Forza Italia (24), dai neogollisti francesi (18), e dal Fianna Fail irlandese di Bertie Ahern. Ma il ruolo di terza forza può essere molto scomodo. Contiene anche il seme cattivo della marginalizzazione. «L'Europa si proietta in una prospettiva sempre più bipolare», dice Claudio Azzolini. E questo significa che, piuttosto che incamminarsi sulla strada impervia di un nuovo partito europeo, è molto più produttivo continuare a spingere per entrare, finalmente, nella grande famiglia del ppe al fianco di Helmut Kohl e dei conservatori inglesi. H primo passo è stato già compiuto il 24 aprile, quando Forza Italia è entrata nell'Ude, l'Unione dei democratici europei, che è una specie di salotto buono dei partiti di centro nel quale siede anche Kohl. Sulla strada dell'adesione al ppe c'è, e non da oggi, l'opposizione totale dei popolari italiani. Ed ecco, allora, le strategie alternative, le mosse e le contromosse di Berlusconi, che è tirato da una parte e dall'altra. Nella sala, tutta azzurra, del Westbury hotel di Dublino la battaglia è stata dura. Alla fine il comunicato è stato quasi completamente riscritto. Su due punti ha insistito Claudio Azzolini. Primo: <d'Ude difende la sua natura di centro moderato, non di centrodestra come piacerebbe di più ai neogollisti». Secondo: «si deve lavorare per un grande polo di centro europeo». Ma il futuro politico degli «euromoderati» si giocherà in settembre in Germania: nelle elezioni che opporranno Kohl al socialdemocratico Schroeder. Se il cancelliere, che è il vero padre-padrone del ppe, riu¬ scirà a farcela anche questa volta, è molto probabile che passerà anche quell'idea di «grande centro» rilanciato dello stesso Kohl. «Non ho lottato per la causa dell'Europa - ha detto - perché siano i socialisti a governarla». Una frase piaciuta molto a Berlusconi. E se Kohl perdesse? La tela di Penelope dell'Upe è sempre pronta per essere riannodata. Enrico Singer