Il viado: «Sì, è il serial killer»
Il viado: «Sì, è il serial killer» Genova: l'esame dei proiettili sequestrati e dei reperti biologici sembra coinvolgere Il viado: «Sì, è il serial killer» Dopo il confronto con Bilancia, scoppia in lacrime GENOVA DAL NOSTRO INVIATO E' lui? «E' lui», rispondono i carabinieri del comando provinciale di Genova davanti alla foto di Donato Bilancia, fino a due giorni fa pregiudicato e biscazziere, da ieri anche omicida seriale, cioè sicuro responsabile della morte di una prostituta nigeriana ma pesantemente «indiziato di essere il responsabile degli altri delitti avvenuti in Liguria e attribuiti al serial killer», come dice serio e soddisfatto il colonnello Maurizio Gualdi. E' lui? La risposta più attesa ieri sera era quella di Lorena, il viado scampato all'agguato di Novi Ligure: due metronotte morti, Lorena in fin di vita, ma principale teste d'accusa. Ieri sera Lorena ha visto Bilancia nascosta da un vetro schermato in una saletta del carcere di Alessandria. L'ha riconosciuto: «E' lui», ha detto in lacrime. Poi ha chiesto di sospendere, perché rivedere quella faccia la faceva stare troppo male. Tremava, ma quando è ritornata davanti a quello specchio ha detto che sì era lui: «Mi ricordo benissimo le sopracciglia, gli occhi e le rughe che ha». E a Bilancia è stato notificato il secondo ordine di custodia cautelare. E così ieri mattina, mentre un maresciallo dei carabinieri esultava («questo è il nostro D-Day»), e il maggiore Filippo Ricciarelli dichiarava «se mia moglie mi chiedesse se può viaggiare tranquilla sui treni oggi le direi di sì», Donato Bilancia affrontava la sua prima giornata da detenuto in isolamento nel carcere di Marassi, cella singola del centro clinico. Tranquillo, quattro parole in croce al pm Enrico Zucca e al gip Anna Ivaldi («Io non ho niente da dire, mi avvalgo della facoltà di non rispondere»), e un'oretta di colloquio a quattr'occhi con il suo difensore Enrico Franchini, per decidere che fare e che dire, per togliersi di dosso - tanto per cominciare - quell'accusa per l'omicidio di Tessy Adodo, la prostituta nige- riana. E studiare come sfuggire alle prossime imputazioni, sempre omicidio volontario, che fanno riferimento alle prostitute Stela Truya, Iiudmila Zubkova, Kristina Kwalla, ai due metronotte Massimino Gualillo e Candido Randò, all'infermiera Elisabetta Zoppetti uccisa a Pasqua sull'Intercity La Spezia-Venezia e alla colf Maria Angela Rubino, uccisa una settimana dopo nella toilette del Genova-Ventimiglia. Il filo nero che lega questi otto morti alla fine è stato trovato, e Bilancia, definito «elemento pericoloso, da bloccare assolutamente prima che potesse fuggire», finalmen¬ te fermato, ora ufficiale le 13,30 di mercoledì, nel pronto soccorso del San Martino di Genova, in abiti dimessi (una tuta) e con la barba lunga, contrariamente al solito (nel giro di mala lo chiamavano «il damerino»). Ai carabinieri che lo hanno avvicinato, ha detto solo «sapevo che stavate per prendermi», e si è lasciato mettere le manette senza dire beh. E allora, è proprio lui? Sì. Lo dice la pistola che gli hanno trovato in una delle sue case, Smith & Wesson 38 special, e i proiettili scamiciati di cui aveva ancora una scorta. Per quella pistola i carabinieri del Cis hanno stabilito una «identità» con le armi che hanno ucciso la nigeriana, i due metronotte, la slava Zubkova, l'albanese Kwalla. E una «compatibilità» con l'arma che uccise Stella Truya e le due donne sui treni. Ma nei laboratori dei carabinieri di Parma il lavoro continua. Perché adesso che c'è una pistola bisogna esaminare proiettili e residui di sparo raccolti su altri delitti avvenuti in Liguria: il metronotte Canu ucciso con un colpo alla nuca, 25 gennaio 1998, in un ascensore di un palazzo di Genova; il cambiavalute Enzo Gorni, 20 marzo, ucciso nel suo ufficio a Ventimiglia; ma anche Maurizio Parenti e la moglie Carla Scotto, 24 ottobre '97, forse coinvolti nel Totonero, di sicuri sparati alla nuca nel loro appartamento. E pure il benzinaio ucciso la sera dopo romicidio Rubino, in un distributore all'altezza di Arma di Taggia. Allora, la pistola. E poi il Dna. Tutto comincia a chiarirsi lavorando sul caso Truya, con un «quadro iniziale sconfortante» di indizi. Ma poi c'è (d'escalation dei delitti», raccontano i carabinieri, fino al caso della nigeriana. Le amiche della prostituta cominciano a collaborare, raccontano che Tessy è salita su una station wagon bianca, una Opel. E il killer, prima di uccidere la ragazza, ha avuto un rapporto sessuale con lei. Quel liquido seminale viene sottoposto ad una analisi che fotografa il Dna dell'assassino. Un punto fermo, di quelli a futura memoria. Intanto si lavora a cercare un personaggio che «conosce bene il territorio, che frequenta il mondo della prostituzione, che ha probabilmente una devianza sessuale, che sa come rubare le auto». Controlli incrociati su tutte le banche dati, proprietari di Mercedes del modello utilizzato dal killer di Novi Ligure, targhe di auto di grossa cilindrata rubate, pregiudicati per armi e violenza carnale. Si arriva ad una decina di sospettati, tutti più o meno somiglianti all'i¬ dentikit fornito dal viado. La svolta arriva il 18 aprile: a Genova, in via Bobbio, viene trovata una Opel Kadett bianca, rubata. Forse è quella su cui è stata vista salire la nigeriana. L'auto finisce al Cis, si trovano «residui di sparo», un tassello in più. Ma in via Bobbio uno solo dei sospettati ha una casa, ed è Donato Bilancia, che ha due anziani genitori a Cogoleto, a due passi dal posto in cui è stata uccisa una prostituta, a 500 metri dal ritrovamento del cadavere di un'altra vittima del serial. Partono i pedinamenti. I carabinieri non lo mollano più, scoprono che Bilancia ha una Mercedes scura, raccolgono «materiale biologico» lasciato in un bar (saliva su una tazzina da caffé), per strada (mozziconi di sigarette), e altro ancora. Tutto finisce a Parma, e due sere fa arriva la telefonata che fa saltare tutti sulla sedia: «Positivo, il Dna ricavato coincide con quello di Tessy». E' fatta, partono le perquisizioni, si trova la pistola, si sequestra la Mercedes, si arresta Bilancia, appena in tempo per fermare la sua fuga. In casa aveva pronta una borsa: soldi, franchi soprattutto, passaporto, un cambio d'abiti, e il beauty case, perché Bilancia sarà anche un serial killer, ma ci tiene ad essere in ordine, il damerino. Brunella Giovara
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