Piccole guerre molto teatrali di Lietta Tornabuoni

Piccole guerre molto teatrali PRIME CINEMA Il bel film di Martone con Anna Bonaiuto, Iaia Forte e Toni Servillo Piccole guerre molto teatrali Dalla tragedia di Sarajevo al degrado napoletano SARAJEVO è lontana: i rimorsi, gli slanci, le viltà e le velleità con cui viviamo le remote, piccole guerre contemporanee sono il movente, il cuore di «Teatro di guerra». Il talento del regista Mario Martone, napoletano, 39 anni, ideatore dal 1982 dei gruppi teatrali d'avanguardia Falso Movimento e Teatri Uniti, autore dal 1991 degli ammirati film «Morte di un matematico napoletano», «L'amore molesto» e del breve «La salita» (in «I vesuviani»), riesce a fare qualcosa di straordinario ma di abituale nel suo lavoro: tenere insieme teatro e cinema, realtà e rappresentazione, individuo e collettività, Napoli e il mondo, in un flusso narrativo senza sfasature, armonioso, necessario, bello. Come il cinema è risultato spesso presente nelle sue messe in scena, così il teatro pervade il film: «I sette contro Tebe» di Eschilo, tragedia della città assediata e della guerra fratricida, è stata provata, rappresentata e filmata alla fine dell'anno scorso proprio in vista di «Teatro di guerra». Nel film collocato nel 1994, una compagnia teatrale napoletana decide di rappresentare la tragedia a Sarajevo, che è in guerra da tre anni e dove il regista ha degli amici teatranti. Alle prove dello spettacolo s'intrecciano situazioni della Napoli degradata dei Quartieri Spagnoli, momenti della vita privata degli attori, il contrasto tra due modi (ufficiale, non ufficiale) di fare teatro, le ansie e la vergogna per il conflitto nell'ex Jugoslavia: alla fine, andare a Sarajevo si rivelerà impossibile, i teatranti della città massacrata sono morti, la festa napoletana della «prima» si conclude nell'amarezza eppure il tentativo di esprimere solidarietà con la guerra lontana attraverso la propria guerra quotidiana è stato più vitale che vano. Le prove teatrali filmate sono bellissime: per lo stile dello spettacolo, evocativo del passato (il Living Theatre, la cultura di formazione degli attori) e insieme assolutamente contemporaneo; per l'energia compressa o sfrenata che anima gli interpreti; per la natura cinematografica del movimento, della ge¬ stualità, della dialettica interna. Ma teatrali, ossia segnate da una evidenza e da schemi non naturalistici né realistici, paiono anche le altre parti di «Teatro di guerra»: la diva Anna Bonaiuto cocainomane e la nuova diva Iaia Forte transfuga per ambizione; il conflitto apparentemente insanabile fra teatro indipendente e Teatro Stabile smussato dalle trattative e dai compromessi reciproci; le buone volontà inquinate dalla vanità, gli amori recitati più che vissuti; gli episodi di miseria o di criminalità d'ogni giorno a Napoli visti come frammenti di documentario ma anche come piccole scene di genere da opera lirica. Tra gli attori bravissimi, il meno convincente sembra Andrea Renzi, magari a causa del suo personaggio che è quello del regista, rispetto al quale Mario Martone regista può aver provato imbarazzo; il più ammirevole è Toni Servillo, interprete d'una forza, brutalità ed eloquenza rare. La musica scelta molto bene contribuisce a fare d'un piccolo film una gran prova di regia. Lietta Tornabuoni TEATRO DI GUERRA di Mario Martone con Andrea Renzi, Anna Bonaiuto Iaia Forte, Roberto De Francesco Marco Baliani, Toni Servillo Drammatico Italia, 1998 Cinema Nazionale 2 di Torino Mignon di Milano; Alcazar di Roma Anna Bonaiuto