NONE' UNA COSA SERIAL di Stefano Bartezzaghi

NONE' UNA COSA SERIAL NONE' UNA COSA SERIAL NA volta gli spettatori che si appassionavano a una serie tv avevano un solo nemico: il conoscente che sapeva come andava a finire e moriva dalla voglia di dirlo. Nel tempo questa figura del Maligno ha preso varie forme, il suo spirito ha aleggiato persino al Quirinale (Cossiga rivelò a una signora il finale di «Beautiful»), è diventata legione con i satelliti, Internet, la globalizzazione. Oggi sono i giornali che il giorno stesso della puntata ne anticipano i contenuti e lo fanno anche i telegiornali dello stesso canale, pochi minuti prima della messa in onda della serie. Si chiama «traino», e infatti è un compito da somari. Ora quel nemico ha un'alleato. Oggi è giovedì, ma su Raidue gli appassionati di «E.R.» non troveranno in prima serata il dottor Green e i suoi colleghi. Per motivi che sicuramente appariranno ovvi agli strateghi di Freccerò, la serie viene bruscamente interrotta e ricomincerà in autunno. Siamo rimandati a settembre, quando dovremo recuperare a stento la trama, le allusioni e il gioco degli sceneggiatori sulla memoria (settimanale) degli spettatori. Non sapremo più cosa è successo in passato ma mille furbastri ci avranno detto cosa succederà in futuro. Il risultato finale è che «E.R^» sarà^itnolto meno avvincente. Altro che velleità educational: la tv si assume il grande merito culturale di rendere faticosissimo il divertimento futile, perché se mi devo sforzare per ricordarmi cosa è successo a Green e a che punto è la vita sentimentale di Carol, allora Proust è meglio anche dal punto di vista dello svago. Bisognerà consigliare lo stesso sistema a Blatter, per il calcio: ora che abbiamo fatto le semifinali della Coppa dei Campioni, la finale facciamola a settembre, così ruberemo un po' di audience a «E.R.» e nel frattempo ce la spassiamo davvero. Dostoevskij! Virginia Woolf! Stefano Bartezzaghi VISTO A RICHIESTA

Persone citate: Blatter, Cossiga, Dostoevskij, Green, Proust, Virginia Woolf