Una sirena azzurro freddo

Una sirena azzurro freddo Una sirena azzurro freddo Dominique Sanda e Philippe Leroy nello spettacolo in scena a Ferrara EFERRARA CCOCI al primo spettacolo italiano di Robert Wilson. Per festeggiare il proprio bicentenario, il teatro Comunale, in coproduzione con l'Ert e con il Biondo di Palermo, ha commissionato al più attivo e randagio fra i maestri una Donna del mare riscritta per l'occasione da Susan Sontag e interpretata da Dominique Sanda e Philippe Leroy. Serata cosmopolita in palcoscenico e cosmopolita in platea. Ma anche ambigua, con due anime. Se la scrittura scenica di Wilson è, come sempre, di un nitore e di un fascino visivo grandiosi, non altrettanto si può dire del suo rapporto con la parola teatrale. Riscrivendo Ibsen, la Sontag ha modificato la Donna del mare, ne ha eliminato alcuni personaggi, ha tolto e aggiunto pagine. Soprattutto, ha cambiato il finale. Quando lo Sconosciuto viene per portarsi via Ellida, la sirena uscita da un fiordo per sposare un vedovo con due figlie già grandi, lei decide di rimanere soltanto perché Hartwig le ha lasciato la libertà di sce¬ gliere. Non è come Nora, che rimane nella casa di bambola per costrizione; tuttavia la sua risoluzione non è così limpida, anzi è offuscata da un'ombra di ambiguità. Quando marito e moglie sembrano definitivamente quietati, lei pensa: «Porterò Hartwig giù in spiaggia con me e per distrarlo gli indicherò l'orizzonte, e poi gli fracasserò la testa con una pietra piatta». Ambiguità suprema, unita alla Uquidazione del naturalismo e all'esaltazione del folclore, già così potente in Ibsen. Ma Wilson non ne ha tenuto conto. Ha utilizzato il testo della Sontag come il puntello di un universo nel quale vanno a fondersi splendore visivo e sontuosità sonora. Tutta giocata sui toni dell'azzurro e del grigio, la scena ha un elemento verticale e simbolico: l'albero di una nave, dal quale a volte si tende una vela. Nel virare delle luci, giungono lo stridio dei gabbiani, il ronzio degli insetti, lo sciabordare delle onde. E alla stregua del puro suono vengono a volte utilizzate le voci degli attori che si sovrappongono, si scindono tra suono vivo e suono registrato. E sono bravissimi Leroy e la Sanda nell'assecondare le direttive del regista, anche quando sacrificano la loro naturale disposizione, immobilizzandosi in posizioni riverse e deformi (Leroy) o mimando la muta sofferenza di un occhio ferito da un fiotto di luce. In scena con loro, vestiti da Giorgio Armani, i bravi Umberto Ceriani, Giovanna Bozzolo e Laura Torelli. Cristian Anzalone è lo Straniero: tutti, alla fine, molto applauditi. [o. g.j ? do dico che arò una reerò un mio re in scena m'interesdi più nel ». Guerrieri Una scena dello spettacolo «Donna del mare» Sopra: Bob Wilson e Susan Sontag vista da Levine

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