Händel, così finisce il Barocco

Händel, così finisce il Barocco Con Mozart e Haydn nel secondo ed «L'arte del concerto» proposto da Specchio Händel, così finisce il Barocco L'inquietudine moderna che mette in crisi la forma JAL tramonto del Concerto grosso all'alba dell'età classica: Hàndel, Mozart, Haydn sono gli autori presenti nella seconda uscita dell'«Arte del concerto», la serie di ed proposta da Specchio in collaborazione con la Deutsche Grammophon, in edicola da sabato 9 maggio. Gli ultimi raggi dell'età barocca hanno lo splendore sontuoso dell'Opera 6 di Hàndel, vertice della produzione strumentale del compositore tedesco che viaggia a lungo in Italia prima di eleggere Londra come città di residenza confermando l'assenza di vincoli nazionali alle vite vissute e ai risultati artistici dei musicisti del '700. Tra i 12 concerti di questa raccolta si è scelto il sesto dominato, nel suo cuore, dal lungo episodio della Musette: il nome di una danza rustica francese che rinvia a quello, identico, di una sorta di zampogna di origine ancora francese, ma aristocratica. Elemento popolare e colto convivono nella scrittura di Hàndel, nell'immediata percezione della melodia, nel ritorno del tema, regolare ma ogni volta più intenso, improvvisamente agitato dal vento di una fuga, da una densità drammatica più nervosa che scuote la regolarità della forma che la racchiude. E' in questa inquietudine così moderna, interpretata da Karl Richter e dall'Orchestra Bach di Monaco, che finisce il barocco? Poi, il Concerto per tromba di Haydn (1796), scritto per un trombista dell'esercito imperiale austriaco, Anton Weidinger. Di lui ci ricordiamo perché Haydn gli ha dedicato un'opera meravigliosa per inventiva ritmica e brillante piace- re di un suono che svetta felice, ma senza di lui Haydn non avrebbe avuto a disposizione uno strumento nuovo, più duttile, più ricco di effetti possibili. Artigianato e arte sono, nel farsi della musica, inseparabili. Appare in questo concerto per la prima volta il nucleo di quello che diventerà il tema dell'inno imperiale austriaco. Solista è Maurice André. Mozart, infine: la Sinfonia concertante per violino e viola, forma musicale incerta tra il genere del concerto solista e la sinfonia, è opera che avvalora l'intuizione del premio Nobel Norbert Elias: «In Mozart, la spontaneità del flusso fantastico trasposto in musica ri¬ mane in larga misura integra». L'abbandono immateriale dell'Andante, quando la musica sospende le scansioni del tempo e diventa contemplazione immobile, struggente, la forza dell'orchestra, capace però di farsi, nel Finale, della densità della seta. L'incisione è quella dei Wiener Philharmoniker diretti da Nikolaus Harnoncourt, paladino della «filologia» con due solisti di approccio dichiaratamente moderno, Gidon Kremer e Kim Kashkashian. Il diavolo e l'acqua santa? Solo per chi non ha voglia di mettere in discussione le proprie certezze. Scrive Harnoncourt: «E' un falso problema: i detrattori degli strumenti originali non li conoscono, mentre i sostenitori spesso si accontentano di un suono "pittoresco", "interessante", di sensazioni superficiali. Queste preoccupazioni non sono le mie? Soltanto la vera necessità della musica deve contare nelle tue scelte». Sandro Cappelletto Georg Friedrich Hàndel

Luoghi citati: Italia, Londra