Incontro fra due stelle di Luigi Grassia

Incontro fra due stelle Incontro fra due stelle Oltre tre milioni di autoveicoli per lanciare una sfida globale MILANO. Magari non sarà il matrimonio del secolo, espressione troppo usata per fare ancora effetto, ma accoppiare la stella a cinque punte inscritta nel pentagono della Chrysler a quella a tre della Daimler-Benz potrebbe dar luogo ad una congiunzione di grande risalto (e staremo a vedere se la febbre delle fusioni che contagia la grande industria non produrrà qualche altro nuovo supergigante nel paio d'anni che ci separa dal Duemila). Il numero tre americano dell'auto e il primo gruppo industriale tedesco fanno insieme oltre tre milioni di veicoli (poco più della Fiat, che però gli analisti giudicano meglio posizionata sui mercati internazionali). Arrivano all'appuntamento in buona salute, per quanto la Chrysler, non troppi anni fa, sembrasse sul punto di fallire; Daimler ha avuto a sua volta un periodo di bilanci in rosso, ormai alle spalle, e ha assistito l'anno scorso alle piccole traversie della sua Mercedes Classe A col test dell'alce, ma il problemino sembra ampiamente superato. Il biglietto da visita di Chrysler sono 2 milioni 300 mila vetture vendute nel '97, un fatturato di 58,2 miliardi di dollari (103.000 miliardi di lire), 4,6 miliardi di dollari di profitti lordi e 121.000 dipendenti. Pur disponendo di stabilimenti in dieci Paesi stranieri, fra le tre grandi di Detroit la Chrysler è stata, finora, la meno proiettata all'estero: i suoi punti di forza sono il mercato americano delle monovolume ma in questa nicchia vanta anche in Europa il 20% delle vendite - più i fuoristrada Dodge, Eagle e Jeep e certe auto sportive come la Plymouth. Creata da Walter Chrysler nel 1925, è stata rifondata dal mitico Lee lacocca negli anni successivi al '79, quando l'aggressivo amministratore delegato italo-americano prese di petto la concorrenza giapponese - che allora sembrava imbattibile, tanto che i produttori Usa, in blocco, stavano per alzare bandiera bianca - e realizzò il miracolo per poi ritirarsi in gloria, dopo aver carezzato vaghe aspirazioni alla presidenza di Washington (la sua immagine vincente lo autorizzava a sperarci). Dal 1992 tiene le redini della società il suo delfino Robert Eaton. Le credenziali della DaimlerBenz sono un fatturato di 124 miliardi di marchi (quasi 124 mila miliardi di lire), per due terzi nel settore automobilistico con 715 mila vetture vendute, un utile di 4,3 miliardi di marchi e 300 mila dipendenti. La casa di Stoccarda sviluppa negli Stati Uniti circa il 20% del fatturato: l'anno scorso ha aperto un grande stabilimento in Alabama per produrre i fuoristrada della Classe M e ha rilevato il settore autocarri pesanti della Ford. Oltre a produrre auto e veicoli commerciali la Daimler-Benz è attiva anche nel settore aerospaziale e difesa (con la Dasa) e in quello della finanza e dei servizi (Debis). Il presidente del consiglio direttivo Jùrgen Schrempp ha preso le redini del gruppo qualche anno fa risanandolo da una gestione non troppo brillante, a costo di potare rami secchi come erano, in quel momento, l'Aeg e la Fokker. I fondatori Daimler e Benz furono due ingegneri appartenenti all'età eroica dell'automobile. Attualmente l'azionista di maggioranza, con il 23 per cento, è la Deutsche Bank mentre al secondo posto si colloca lo sceiccato petrolifero del Kuwait che sfiora il tredici. Luigi Grassia

Persone citate: Mercedes Classe, Robert Eaton, Schrempp, Walter Chrysler

Luoghi citati: Alabama, Detroit, Europa, Kuwait, Milano, Stati Uniti, Stoccarda, Washington