Nozze in vista fra Daimler e Chrysler

Nozze in vista fra Daimler e Chrysler Confermate le trattative. Si profila un gruppo da 120 mila miliardi che piace agli analisti Nozze in vista fra Daimler e Chrysler La Borsa promuove il fidanzamento I titoli si impennano a Wall Street NEW YORK NOSTRO SERVIZIO La Daimler-Benz e la Chrysler hanno confermato che stanno «discutendo» una possibile fusione e i loro titoli, ieri, hanno avuto una grande impennata, prima sulle Borse europee e poi a Wall Street. Se la loro discussione andrà avanti fino in fondo e la fusione verrà realizzata, sarà la più grande operazione di questo genere mai avvenuta nella storia dell'industria automobilistica, capace addirittura - si sente dire a New York - di «rimodellare l'intero assetto del mercato mondiale». Sarà un gruppo da 120 mila miliardi. Il suo costo dovrebbe aggirarsi attorno ai 35 miliardi di dollari, vale a dire 63.000 miliardi di lire, ma in realtà, da quello che si è capito finora sulle discussioni in corso, più che di fusione si dovrebbe trattare di un'«acquisizione» della Chrysler da parte della Daimler-Benz. Quei 35 miliardi di dollari, se la cosa andrà in porto, sarà la compagnia tedesca a sborsarli, e la sua «voglia» di mettere un grosso piede sul mercato americano è data dal fatto che attualmente il valore complessivo della Chrysler è considerato molto inferiore, non più di 27 miliardi di dollari. Secondo i primi commenti sentiti ieri, l'operazione è destinata a nascere sotto auspici estremamente favorevoli, non solo per la tendenza ormai mondiale al gigantismo, identificato come la risposta ideale alla fa mosa globalizzazione dell'eco nomia, ma anche per le caratte ristiche specifiche delle due società coinvolte. «In un certo senso è come la classica mano nel guanto», dice Scott Merlis, noto analista del settore. Secondo lui «se le due culture riusciranno a coesistere si tratterà di un accordo ideale» Le lussuose Mercedes-Benz prodotte dalla Daimler, infatti, ven dono soprattutto in Europa, mentre le jeep, i pick-up e le auto economiche prodotte dalla Chrysler vendono pressoché esclusivamente negli Stati Uniti. E quasi a dare ragione a questa analisi, del resto abbastanza ov via, non appena l'esistenza del colloqui in corso è diventata no ta i titoli delle due compagnie hanno preso a salire. In Europa, l'aumento del valore delle azioni della Daimler è stato di circa il 9 per cento, e quando il mercato dei cambi di New York ha aperto il titolo Chrysler ha fatto un sai to immediato del 13 per cento e quello della Daimler addirittura del 78 per cento. I responsabili delle due so cietà, comunque, hanno spiegato che i giochi sono tutt' altro che fatti, che le conversazioni sono a un punto che non è preliminare ma neanche vicino a quello finale e che in ogni caso, qualunque accordo venga raggiunto, di esso farà parte la clausola che dovrà essere approvato dai consigli di amministrazione e dagli azioni sti delle due società. Alcune voci dicono che del progetto (da tutti ovviamente considerato in fase molto più avanzata di quanto le due compagnie non dicano) fa parte anche l'idea di un impian to tutto nuovo da costruire negli Stati Uniti e destinato a produrre un pick-up rivoluzionario, capace di mettere insieme le prestazioni delle Mercedes e la solidità (non da tutti riconosciuta) delle Chrysler. Attualmente questa compagnia è la meno forte dei «big three» americani, gli altri due sono la General Motors e la Ford. Anni fa si trovò suil'orlo del fallimento e fu salvata da Lee la- cocca grazie a una politica di drastici licenziamenti e a una campagna brutalmente «nazionalistica» contro il dilagare delle automobili giapponesi. Oggi ha qualcosa come 98.000 dipendenti e una quota del mercato americano che si aggira attorno al 16 per cento. Secondo le indiscrezioni, l'intesa potrebbe essere annunciata oggi a Londra. Intanto sono già numerose le reazioni. «E' finito il periodo delle acquisizioni ed è cominciato quello degli accordi», ha commentato l'ex-presidente della Confindustria Merloni. Anche per il presidente di Federmeccanica, Sergio Pininfarina, è una tendenza molto probabile: «E' prevedibile che ci possano essere alleanze di questo genere tra le aziende europee, comprese quelle italiane, soprattutto quelle più presenti nel mercato globale». Conciso il parere di Joachim Prange, presidente della Mercedes Italia: «Qualcosa di molto importante sta succedendo, ma dobbiamo essere ancora molto cauti per non giungere a conclusioni affrettate». Franco Pantarelli («ARCHE GENNAIO MARZO '96 QU0TA% DI MERCATO GENNAIO MARZO'97 QU0TA% DI MERCATO DIFFERENZA % GRUPPO VOLKSWAGEN 636.450 16,63 586.101 17,15 8,5» GRUPPO FIAT 467.119 12,21 427.587 12,51 wm NISSAN 108.942 2,85 98*831 2,80 10,23 TOYOTA 115.442 3,02 90.101 2,81 20,13 MAZDA 54.458 1,42 50.918 liUi HONDA 63.777 1,67 60.813 1,78 MITSUBISHI 50.760 1,33 40.610 1,19 24,99 ALTRE 60.199 1,87 49.992 1,46 20,42 GIAPPONESI 453.573 11,85 397.265 11,63 14,10 GRUPPO PEUGEOT 449.108 11,74 381.645 11,17 17,68 GRUPPO GM 437.494 11,43 418.158 12,24 4,62 GRUPPO PORO 432.712 11,31 384.021 11,34 12,48 RENAULT 389.466 10,18 331.119 9,69 17,62 GRUPPO BMW 211.327 5,52 203.561 5,96 3,82 MERCEDES 149.164 3,90 119.609 3,50 24,71 COREANE 84.529 2,21 65.746 1,92 28,57 VOLVO 66.445 1,71 61.800 1,81 5,90 ALTRE MARCHE 50.108 1,31 40.488 1,18 23,76 VENDITE g QUOTE DI MERCATO DELLE CASE AUTOMOBILISTICHE NEL PRIMO TRIMESTRE '98 EMP-16-7-S6 Il presidente della Chrysler Robert Easton

Persone citate: Franco Pantarelli, Joachim Prange, Robert Easton, Scott Merlis, Sergio Pininfarina

Luoghi citati: Europa, Italia, Londra, Marche, New York, Stati Uniti