TROPPO SPESSO
TROPPO SPESSO TROPPO SPESSO esposte a disastri quando piove intensamente e a lungo, dal Piemonte che ancora sta curando le ferite dell'alluvione, alla Valtellina, alla Liguria che ha in Genova il suo punto di massimo rischio, alle regioni meridionali dove l'«indice di franosità» sale al 70 per cento contro il 19 di Bolzano. Dobbiamo insistere sulla frequenza allarmante con cui si ripetono alluvioni e frane di grave entità. Agli inizi del secolo, 1910, i «dissesti» erano 739. Salirono a 1897 nel 1957, superarono i 3000 nel 197 5, ed è questa la media degli Anni Novanta. In quarant'anni abbiamo accumulato migliaia di vittime e almeno 150 mila miliardi di danni. Ma ne sono stati spesi ben pochi per prevenire: regolazione dei corsi d'acqua, forestazione, consolidamento di pendici franose, restauro naturalistico di alvei cementificati, incentivi a colture ecologicamente benefiche e all'allevamento del bestiame che dà un contributo spesso sottovalutato alla crescita del manto erboso. Disgraziatamente le regole del mercato comune europeo hanno avuto in alcuni casi effetti contrari, incoraggiando l'abbandono di colture e di pascoli. Entriamo nella competizione europea con un pesante bagaglio di arretrati in materia ambientale 57 Comuni su cento sono minac ciati quando piove in abbondanza, e 2752 Comuni classificati ad alto rischio sismico aspettano dal tempo del terremoto dell'Irpinia il consolidamento degli edifici al lora previsto dal «Progetto Geodinamica^. In quale misura è stato messo in pratica? Quanti dei 40 mila miliardi di lire di cui si era parlato per mettere al sicuro le po polazioni sono stati inclusi nel programma economico-finanziario del governo? Oggi, secondo rituale ben noto, si dichiara lo «stato di emergenza» e si stanzia no un po' di miliardi per i soccorsi. Ma per la prevenzione che cosa si fa concretamente? Il sottosegretario ai Lavori Pubblici, Gianni Mattioli, promette un sistema di monitoraggio continuo delle zone a rischio. Mattioli è una persona seria, e sa bene che al monitoraggio devono seguire opere per ridurre il rischio, se non annularlo. Altrimenti il monitoraggio serve soltanto per avvertire le popolazioni e salvarle con la fuga. Sarebbe interessante conoscere l'entità degli stanziamentcompresi nella legge finanziaria per la difesa del suolo e avere notizie sulle opere pubbliche scartate perché risultano potenzialmente pericolose, come i tantponti e viadotti crollati sotto lpiene del Tanaro. La valutaziondi impatto ambientale era spessaddomesticata. I finanziamentpubblici andavano ad opere dannose e non indispensabili, mentre quelle per il riassetto del territorio restavano nel libro dei sogni. Vorremmo credere che quacosa stia davvero cambiando. Cne diano le prove certe. Mario Fazio
Persone citate: Gianni Mattioli, Mario Fazio, Mattioli
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