«L'autopsia conferma l'omicidio-suicidio» di Francesco Grignetti

«L'autopsia conferma l'omicidio-suicidio» Dopo il delitto la guardia svizzera si è puntato la pistola contro la bocca. Il giallo del quinto proiettile «L'autopsia conferma l'omicidio-suicidio» Ma la sorella del caporale: il Vaticano non ci dice tutta la verità ROMA. «L'autopsia conferma l'omicidio-suicidio», annuncia il portavoce del Vaticano, Joaquim Navarro Valls, che ironizza: «Vedo che sui giornali si esercitano i fabbricanti di giallo». Il fatto è che i famigliari delle vittime per primi credono poco alla versione dei fatti. «Penso che il Vaticano non ci dica tutta la verità», dice infatti la sorella del caporale Cedric Tornay, Melinda. «Voghamo sapere tutta la verità», incalzano le sorelle della signora Gladys Meza. C'è l'autopsia che parla chiaro, ribadisce il Vaticano. Resta un piccolo mistero attorno ai proiettili dove i conti non tornano. Macabro ma obbligatorio il conteggio: due colpi hanno raggiunto il colonnello, uno la signora, un altro il vicecaporale. E fa quattro. Ma i colpi sparati sono cinque. Mancano cinque colpi dal caricatore della pistola ritrovata. C'erano cinque bossoli in terra, nel salottino della strage. Dov'è finito allora il quinto proiettile? I periti andranno presto, forse già stamani, a cercarlo per diradare ogni dubbio. Il risultato dell'autopsia, affidata a due medici legali di fiducia del Vaticano, i professori Piero Fucci e Giovanni Arcudi, è comunque importantissimo. Ieri il referto è stato impietosamente, ma doverosamente, letto in pubblico da Navarro. E dunque, in attesa di conoscere il risultato degli esami di laboratorio, ci sono le prime certezze sui corpi. Primo referto, il colonnello Alois Estermann. Un colpo in fac¬ cia quasi a bruciapelo, un altro entrato di fianco nella spalla. «La salma - scrivono i medici - presentava ferite d'arma da fuoco provocate da due proiettili. Un proiettile è penetrato nel viso, zigomo sinistro, interessando la colonna cervicale e il midollo spinale. L'altro è penetrato nella regione deltoide sinistra, è fuoruscito dalla spalla sinistra per rientrare di nuovo nel corpo sulla faccia laterale sinistra del collo con decorso verso destra, e penetrare nel canale midollare a .livello delle prime vertebre». Due colpi entrambi mortali, probabilmente sparati a braccio teso, dalla traiettoria quasi dritta. Secondo referto, la signora Gladys Meza. Un colpo solo, sparato quasi a bruciapelo contro la spalla sinistra. «Unico foro per un proiettile che ha raggiunto la colonna cervicale». Colpo mortale anche questo. La signora, un'ex poliziotta, evidentemente non è rimasta immobile. Forse si stava muovendo mentre lo sparatore le rivolgeva contro la pistola. Terzo referto, il vicecaporale Cedric Tornay. Il presunto suici¬ da. Un colpo solo sparato in bocca e uscito dal cranio. Il proiettile lo troveranno conficcato nel soffitto misto a materia cerebrale. «La salma presentava un foro di uscita nella parte inferiore dell'osso occipitale per un colpo d'arma da fuoco che è penetrato in corrispondenza della bocca». Ecco, fin qui le certezze. Lo sparatore si rivela un professionista. Uno che non sbaglia un colpo, se non per quel proiettile che non si trova nelle tre salme e che presto i periti andranno a cercare negli interstizi della stanza. Da quanto i medici legali capiscono in sede di autopsia, lo sparatore s'è mosso come un killer da cinematografo. Pare di vederlo questo braccio teso che correva da una vittima all'altra. E' assolutamente plausibile, anzi sarebbe strano che così non fosse, che un colpo su cinque vada fuori centro e si infili magari in un libro o in un sofà. Il vicecaporale Tornay, a questo punto, si sarebbe puntato la pistola contro la bocca. Probabilmente il fatto accade con il giovane in ginocchio e la testa rivolta verso il basso. Il colpo parte, lo trapassa e si va a conficcare sul soffitto. Tornay, fulminato, cade in avanti e copre con il suo corpo la pistola. Si spiegherebbe così anche la stranezza di un suicida che, nonostante la potenza d'urto di una pistola da guerra, cade sulla sua arma. Intanto gli esami di laboratorio - in corso all'università di Tor Vergata - vanne avanti. Per avere un quadro il più possibile esatto dei fatti ci vorrà infatti un esame delle impronte digitali sul calcio della pistola, la paraffina sulle tre vittime, il microscopio sui proiettili (finora ne è stato fatto un esame sommario) e sulla canna della pistola, infine l'esame balistico dei luoghi per determinare le possibili traiettorie. Francesco Grignetti Navarro: sui giornali si esercitano i fabbricanti di misteri rat) In alto, Alois Estermann con la moglie Gladys Meza. A fianco, il Papa benedice le tre bare. A sinistra, il vicecaporale Cedric Tornay l , i e o ¬ A o ionoua la to ri

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