«II Cancelliere martire dell'Euro» di Emanuele Novazio
«II Cancelliere martire dell'Euro» «II Cancelliere martire dell'Euro» «Ha sacrificato la politica interna all'Ue» INTERVISTA IL LEADER DEGLI INDUSTRIALI SCOLONIA IGNOR Hans-Olaf Henkel, lei è presidente del Bdi, l'associazione degli industriali tedeschi: è d'accordo con il capo della Bundesbank Tietmeyer, quando definisce il compromesso di Bruxelles «una perdita di autorità» per la Banca Centrale Europea? «Sono sempre d'accordo con Tietmeyer». I mercati tuttavia sembrano ignorare le dispute francotedesche su Duisenberg. L'Euro è partito bene. Restano pericoli di instabilità? «Non credo. Il messaggio di Bruxelles non è stato una disputa ma il varo di un Euro con un alto numero di partecipanti e con l'Italia, il rispetto del calendario, la messa a punto dei tassi di cambio. Gli investitori sono più obiettivi dei mass media: il giudizio decisivo è quello della Borsa e dei mercati». II professor Peffekoven, uno dei Saggi di Kohl, ha dichiarato alla Stampa: Chirac ha voluto una moneta politica danneggiando l'indipendenza della Banca Europea. Condivide? «No. Dobbiamo distinguere: la distribuzione degli incarichi è sempre un atto politico, l'esercizio di un incarico deve essere apolitico. La politica ha il diritto di decidere la distribuzione degli incarichi ed è possibile che in proposito nascano contrasti. Ma sono certo che questo non influirà sul modo in cui Duisenberg, e poi Trichet, lavoreranno». Nessuna disfatta per Kohl, dunque? «Le cose non sono andate come voleva il Cancelliere. Kohl aveva chiaramente detto che non si doveva discutere di una spartizione del mandato del Presidente Bce. Ma pensiamo cosa sarebbe successo se Kohl non avesse accettato quello che ritengo un cattivo compromesso, e se ne fosse andato. Come avrebbero reagito i mercati, cosa sarebbe successo al cambio marco-lira? Kohl si è comportato da uomo di Stato, anche se gli è costato in politica interna». Lei ha commentato con favore l'adesione dell'Italia all'Euro. Molti in Germania pensano il contrario. «Ho sempre detto ai tedeschi che l'Italia avrebbe dovuto entrare nell'Euro dall'inizio, perché ha fatto più negli ultimi due anni che nei trent'anni passati. Ai critici dell'Italia ripeto che questi successi parlano da soli. Del resto ha detto bene il ministro Waigel: ogni Paese deve essere responsabile del proprio indebita- mento e della sua estinzione: un messaggio importante per i tedeschi, visto che l'Italia ha il 25% del debito dell'Unione». Torniamo in Germania. Lei è stato spesso crìtico nei confronti del governo Kohl. La pensa ancora così, ora che ì'Spd sembra avviata alla vittoria? «La mia posizione sui programmi dei vari partiti dipende da quello che, secondo me, contengono di positivo per lo sviluppo del Paese. Ho criticato la "velocità" delle riforme di Kohl, qualche volta le loro dimensioni: non la loro direzione. Quel che mi preoccupa è la direzione che vorrebbe prendere l'opposizione. Soprattutto i Verdi: abbandono dell'energia nucleare, benzina a 5 marchi, ritiro della riforma pensioni». E Schroeder? «Bisogna distinguere fra i discorsi filoeconomici di Schroeder e le "clausole scritte in piccolo" nel programma del partito. Il programma spesso non è accettabile: dovranno lavorarci sopra, soprattutto se prenderanno la guida del Paese. Per quanto riguarda Schroeder, ha un buon feeling con l'economia e alcune imprese: parla la loro lingua, le ascolta e sta imparando. Continuerà a imparare anche se governerà il Paese». Non avrebbe problemi a collaborare con un Cancelliere Schroeder, dunque. «Il presidente degli industriali deve collaborare con qualunque democratico diventi Cancelliere». Ma Kohl può ancora farcela? «Certo: ha superato molte situazioni difficili, in passato». In passato non c'erano 5 milioni di disoccupati. «E' vero, e la disoccupazione è appunto il sintomo che la via delle riforme è debole. Ma una grande responsabilità del mancato avvio di riforme fondamentali come quella fiscale ce l'ha l'Spd, col suo ostruzionismo. Se negli ultimi 10 anni le riforme sono state insoddisfacenti, in Germania, le ragioni sono tre: il disturbo della riunificazione, una coalizione che agisce spesso in ritardo, il blocco brutale dell'opposizione». Se vincerà, Schroeder farà ministro del Lavoro il sindacalista Riester. Una scelta felice? «Una scelta interessante e originale, la migliore fra quelle possi bui. Riester è un uomo aperto ed è contestato nel suo ambiente, così come lo sono io nel mio. Av viene sempre, con i riformatori» Consiglierebbe a Schroeder di portare altri tecnici al governo? «Certo. L'esempio migliore è Prodi: ha esperienza internazionale, ha guidato una grande impresa ed è uno stimato economista. In Europa, al mondo, non c'è un al tro caso simile». Prodi tuttavia è sotto accusa per aver accettato le 35 ore «Sì. Ma quello è stato un ricatto». Emanuele Novazio «Ho sempre sostenuto che l'Italia dovesse entrare nell'Unione monetaria ora però dovete lavorare a ridurre il debito»
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