Spagna, l'Eta torna ad uccidere di Gian Antonio Orighi

Spagna, l'Eta torna ad uccidere Proprio mentre il ministro dell'Interno confermava il progettato attentato al re Spagna, l'Eta torna ad uccidere Freddato un consigliere comunale popolare MADRID NOSTRO SERVIZIO Botta e risposta. Alle 9,15 di ieri mattina, proprio mentre il ministro degli Interni Jaime Mayor Oreja confermava in tv che il «talde» (gruppo di fuoco) della «Colonna Donosti» dell'Età sgominato sabato a San Sebastian preparava, per il 15 agosto, un attentato contro Re Juan Carlos, un altro «talde» della stessa organizzazione basca ha freddato a Pamplona il capogruppo comunale Tomàs Caballero Pastor, dell'Upn, il partito regionale che fa capo ai popolari del premier Carlos Maria Àznar. La «Colonna Donosti» dell'Età, 150 tra militanti a tempo pieno e collaboratori, la macchina di morte più efficiente dei terroristi, voleva uccidere il sovrano più popolare d'Europa durante l'inaugurazione del nuovo Acquario di San Sebastian. Secondo indiscrezioni, la tecnica che dovevano utilizzare i sei killer catturati nel blitz della Guardia Civil, era simile a quella che cercarono di usare a ottobre, in un altro attentato sventato contro il monarca, prima dell'inaugurazione del Museo Guggenheim di Bilbao: mitra ed esplosivo introdotti in contenitori di fiori. E' la terza volta che l'Età progetta l'assassinio del re. Ci riuscì quasi nell'agosto del '95 a Palma di Majorca, quando un commando proveniente dalla Francia con una barca aveva affittato un appartamento a 100 metri dallo yacht reale «Fortuna». All'interno venne trovato un fucile telescopico di precisione che, secondo le dichiarazioni degli «etarras» arrestati, aveva tenuto nel mirino Sua Maestà più di una volta, ma non era stato utilizzato perché la fuga dei terroristi non era ancora stata preparata nei dettagli. Mentre il ministro Mayor Oreja precisava che, comunque, la visita del sovrano a San Sebastiano non era nell'agenda della Casa Reale (ma il quotidiano «El Mundo» invece conferma) e che l'Età aveva solo messo in cantiere l'operazione, l'assessore Caballero stava recandosi in Comune. 63 anni, appena andato in pensione dopo 40 anni di lavoro come elettricista, sposato, padre di cinque figli e nonno di otto nipoti, Caballero era un ex franchista che fu assessore a Pamplona nel '71, in piena dittatura. Sapeva di essere nel mirino di Età. Alle 8 un altro assessore dell'Upn lo aveva avvisato che i terroristi arrestati sabato possedevano dettagliatissime informazioni sui movimenti dei dirigenti del loro partito. E poi, lo scorso 9 gennaio, dopo l'assassinio del consigliere popolare Iruretagoyena a Zarauz, aveva accusato i tre consiglieri comunali di Herry Batasuna, il «braccio politico» dell'Età, di essere complici dei killer. Caballero utilizzava alcuni accorgimenti contro gli attentati, ma non aveva né auto blindata né scorta. Era appena uscito di casa, in calle Mutilva, un quartiere popolare della periferia, quando, salito in auto, due killer si sono avvicinati alla sua Ford Mondeo e gli hanno sparato dal finestrino laterale tre colpi. Una pallottola gli ha attraversato la mandibola ed è uscita dal collo. Un'altra è rimasta dentro. Per terra tre bossoli calibro 9 Parabellum, la terribile firma dell'Età. Portato subito in ospedale, l'uomo è morto alle 10,15. Pamplona e l'intera Spagna sono tornate sotto choc. E' il sesto consigliere comunale popolare assassinato da luglio, da quanto l'Età iniziò la sua campagna di morte contro il partito di Aznar, per forzarlo a negoziare. Il premier ripete quotidianamente che non l'accetterà mai. Ma il terrore comincia a far breccia tra i popolari nei Paesi Baschi e in Navarra: in un mese si sono dimessi in tre. Gian Antonio Orighi Pensionato, 5 figli aveva denunciato alcuni politici legati ai terroristi Il consigliere comunale assassinato a Pamplona, Tomas Caballero, e a sinistra il re di Spagna Juan Carlos

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