Spiraglio nella guerra dei 15 anni di Ibrahim Refat

Spiraglio nella guerra dei 15 anni Primo accordo tra governo e guerriglia, ma molti problemi restano irrisolti Spiraglio nella guerra dei 15 anni Sudan, referendum sulVautodeterminazione del Sud Uno spiraglio di pace si è aperto per il martoriato Sudan meridionale alle prese con una guerra civile che dura da 15 anni e con una carestia che minaccia migliaia di vite umane. A Nairobi, i rappresentanti del governo di Khartum e i ribelli dell'Esercito popolare di liberazione sudanese (Spia) hanno raggiunto un'intesa, al termine di tre giorni di colloqui, per convocare un referendum sull'autodeterminazione nel Sud del Paese. La consultazione si svolgerà sotto egida internazionale. E' tuttavia prematuro parlare di pace: le due parti non sono riuscite a raggiungere un accordo sull'ampiezza dei confini della parte meridionale in cui avrà luogo il referendum. Non è un particolare trascurabile, perché l'origine del sanguinoso scontro interetnico è dovuto proprio alla rivalità fra il Sud cristiano e animista, e il Nord musulmano. U potere centrale è stato sempre accusato dai «sudisti» di egemonia e di appropriazione delle loro ricchezze. I capi della rivolta, esplosa nel 1983 per protesta contro l'introduzione delle leggi coraniche nel Sud, ora pretendono di ritoccare le vecchie mappe e ampliare il meridione fino a includere tutto il governatorato di Bahr el-Ghazal e quello dell'Equatoria e dell'Alto Nilo. Richiesta di nuovo respinta ieri da Khartum. Non solo perché sottrarrebbe una grossa fetta del Paese, teoricamente sotto il suo con¬ trollo, ma perché la giunta militare guidata dal generale Omar Al-Bashir e sostenuta dallo sceicco Hassan al-Turabi, eminenza grigia del regime, non può fare marcia indietro dopo aver sollevato il vessillo dell'Islam nella lotta ai separatisti dell'Spla, accusati di tramare con il Concilio mondiale delle Chiese e con l'America. Un complotto insomma mirante a indebolire l'Islam, che al-Turabi pretende di incarnare (la nuova Costituzione votata l'altro ieri vieta agli uomini di acconciare i capelli alle donne e impone sui mezzi pubblici compartimenti separati). E per questo Khartum sta per inviare altri 65 mila studenti al fronte per la «guerra santa». A Nairobi è naufragata la trattativa sulla religione del nuovo Stato così come la proposta di un cessateil-fuoco caldeggiata dall'Igad (l'organismo interregionale dei sette Paesi del Corno d'Africa presenti alle trattative) e tanto attesa dalle organizzazioni umanitarie alle prese con la consegna dei viveri e medicinali ai civili (350 mila-750 mila) intrappolati nelle zone dei combattimenti nel governatorato di Bahr elGazal e sulle montagne della Nubia. Oltre alle scarsità di mezzi, i soccorritori hanno dovuto fare i conti con l'ostilità dell'esercito, che impedisce il sorvolo e l'atterraggio degli aerei con gli aiuti nelle zone considerate di operazioni militari. Il governo centrale ha già dato ampie prove sul ricorso alla tattica della terra bruciata attorno ai ribelli. «Ben 300 mila persone sono state deportate dalle zone dove imperversa la guerriglia nei cosiddetti "campi della pace" delle aree controllate dal governo», ha riferito Kevin Ashly, un esperto dell'Agenzia americana per lo sviluppo internazionale. E in qualche caso i guerri glieli hanno costretto gli abitanti a cercare riparo nelle zone aride e inaccessibili. Così migliaia di persone (soltanto 20 mila sulla montagna della Nubia) stanno morendo in queste ore di fame. L'economia del Sud, basata sulla pastorizia, è stata sconvolta dalla guerra che negli ul timi 15 anni ha costretto a un esodo forzato un milione di persone. Altrettante sono morte nei combatti menti o a causa della carestia. Il round di Nairobi è stato vinto dal colonnello John Garang, il mitico leader del Spia. E' stato lui a porre, lo scorso novembre, la questione dell'autonomia. Allora Khartum non volle sentire ragioni, ma il suo isolamento internazionale e l'ira possibilità di vincere sul terreno de vono aver pesato sull'apertura di ieri. Fra tre mesi i due contendenti, come ha affermato ieri il ministro degli Esteri kenyano, Godana, do vranno incontrarsi ad Addis Abeba «per fare un passo avanti». Ibrahim Refat Respinta una tregua per portare aiuti a mezzo milione dì persone che stanno morendo di fame, intrappolate nelle zone delle operazioni militari Il colonnello John Garang leader della guerriglia per l'indipendenza del Sudan meridionale IL CAIRO NOSTRO SERVIZIO

Persone citate: Bahr, Godana, John Garang, Kevin Ashly

Luoghi citati: Addis Abeba, America, Il Cairo, Nairobi, Sudan