«E' lui il serial killer della Liguria» di Alessandra Pieracci

«E' lui il serial killer della Liguria» Donato Bilancia ha 47 anni e precedenti per rapina. I carabinieri gli hanno sequestrato «E' lui il serial killer della Liguria» Arrestato a Genova, il viado lo avrebbe identificato GENOVA. Lo hanno catturato alle 4 del mattino, in una strada del centro, mentre stava rientrando a casa. Per i carabinieri è lui l'assassino che ha ucciso le prostitute in Liguria e i due metronotte a Novi Ligure. Si chiama Donato Bilancia, ha 47 anni, un passato violento fin da giovanissimo, segnato da rapine, un sequestro e un'evasione. Riceveva una pensione come invalido civile, per problemi psichiatrici. A Genova lo conoscevano come «il damerino». Viveva in via Montaldo 6, nel quartiere di Staglieno, ma aveva abitato anche in via Casoni, nella zona di Marassi, dall'altra parte del Bisagno, e tornava spesso nella casa degli anziani genitori a Cogoleto, in via Arrestra, a 200 metri dal punto in cui è stata trovata la nigeriana Evelin Esohe Edhogaye e a 500 dal luogo in cui è stata uccisa l'albanese Stella Truya. Gli è stata sequestrata una Mercedes nera modello 190.1 militari, durante le perquisizioni, hanno trovato una pistola calibro 38 che potrebbe essere la stessa usata anche per i delitti del treno, sui quali per ora gli mquirenti non si pronunciano. Come non si pronunciano, in attesa delle perizie balistiche definitive, su eventuali collegamenti con altri delitti: la passione per il gioco d'azzardo e le bische potrebbe avvicinare Bilancia proprio a quegli ambienti di Totonero e Lotto clandestino in cid sembrerebbe maturato l'assassinio di Maurizio Parenti e Carla Scotto, gli sposini rapinati e giustiziati nel loro appartamento di piazza Cavour. «Abbiamo arrestato un uomo che riteniamo responsabile dei recenti delitti commessi in Liguria e nel Basso Piemonte» ha detto ieri ufficialmente il colonnello Maurizio Gualdi, responsabile del comando provinciale di Genova. «Su richiesta della Procura della Repubblica di Genova - è il comunicato ufficiale da Palazzo di Giustizia - il giudice delle indagini preliminari, Anna Ivaldi, ha emesso un provvedimento di custodia cautelare in carcere relativamente all'omicidio volontario in danno di Evelyn Esohe Edoghaie, avvenuto il 29 marzo scorso a Cogoleto. La richiesta del pm si basa come previsto dalla legge su gravi indizi di colpevolezza che scaturiscono da complesse indagini condotte da carabinieri e polizia, il cui impegno e la cui professionalità meritano il sincero apprezzamento dei magistrati inquirenti. Preme a questo proposito ricordare in modo particolare l'attività svolta dal Nucleo operativo dei carabinieri di Genova sotto la direzione del maggiore Filippo Ricciarelli. I suddetti indizi appaiono suscettibili di interessanti sviluppi anche in relazione ad altri omicidi. La relativa valutazione sarà oggetto di una riunione tra i magistrati interessati per competenza territoriale». Un vertice era già previsto per domani, con tutte le perizie a disposizione. «Ringrazio gli mquirenti e le forze dell'ordine per il lavoro fin qui svolto e do piena fiducia alla giustizia italiana» ha commentato, finalmente più serena, Jessica, la sorella di Evelin, la nigeriana uccisa. La ragazza, 27 anni, era stata trovata il 29 marzo a Cogoleto, in una zona isolata, ferita con un colpo di pistola al ginocchio, per bloccarne la fuga, e poi finita con due colpi alla testa. Era stata uccisa la domenica sera, dopo essere stata vista salire su un'auto bianca alla Foce, il quartiere genovese affollato di prostitute. Proprio di fronte a lei aspettava clienti Stela Truya, l'albanese uccisa il 9 marzo. Ma il delitto che in un certo senso ha segnato il destino del killer, con un frammento di fanalino di Mercedes analizzato al punto di poter individuare una rosa ristretta di vetture, circa 30, e investigare sui relativi proprietari, è quello del 24 marzo. Quella notte, nel viale di villa Minerva, alla Barbellotta, la zona della prostituzione di Novi Ligure, un cliente che sta minacciando con la pistola un viado, a bordo di una Mercedes nera, viene sorpreso da due metronotte, Candido Randò e Massimino Gualillo, immediatamente freddati con due colpi alla testa. Ma l'assassino, finiti i proiettili, lascia soltanto ferito il viado, Julio Castro, il testimone che avrebbe riconosciuto la foto di Bilancia, mostratagli l'altra mattina. Un volto che somiglia moltissimo all'identikit ricostruito proprio grazie alla testimonianza del viado. Alessandra Pieracci Donato Bilancia, il volto nascosto da un cappello, viene scortato in carcere. A sinistra, il luogo io cui furono uccisi i due metronotte —j#.v. :—ti : ^—