LE TRACCE DEL MANIACO

LE TRACCE DEL MANIACO LE TRACCE DEL MANIACO trici, e una fedina penale macchiata di reati sessuali. Anche questo quadra. Ogni serial killer ha problemi psichiatrici: solo che spesso non sono ancora emersi, esplodono nel momento in cui fa il primo delitto, e son loro che lo trasformano in killer. Il serial killer può essere un bravo professionista bravo assassino: in alternanza, ora l'uno ora l'altro. Gli spari che noi sentiamo, e con cui uccide, segnano il passaggio da uno stadio all'altro. Le indagini sono andate avanti convergendo perché non era un killer «furbo», aveva commesso errori madornali. Determinante quello di restare senza colpi in piena azione, e di lasciar scappare, dotato di vita e di parola, un testimone. Questo fa capire come usciva di casa per agire: pistola in tasca, caricatore pieno, e via. Era pronto a sparare, uccidere, rientrare, e aspettare. Non ha mai immaginato che l'azione, in qualcuna delle fasi, potesse complicarsi; per esempio, che bisognasse sparare più di un caricatore, o ritirarsi non visto. Se il suo pensiero non era concentrato lì, vuol dire che il suo «piacere» non era concentrato lì. Il suo piacere stava nell'ammazzarne una, non molte. Concepiva l'omicidio come un corpo a corpo, da uomo a donna, o sostituto della donna. Non andava più in là. Noi quando ragioniamo sui delitti a catena pensiamo al serial killer come a un uomo complesso, che si è spezzato schizofrenicamente moltiplicandosi. Molte volte, invece, si è spezzato semplificandosi. Questo della Liguria ha mostrato la faccia, l'auto, la pistola. Dell'auto si conosceva perfino l'inizio della targa. Del mostro di Foligno si sapeva che aveva una Y10 color marrone. Anche quello, un killer «stupido». Quante Y10 color marrone ci saranno in Umbria? Quattro? Tre? Forse una. Come si faceva a non trovarlo? Bastava mezz'ora di lavoro sui registri dell'Aci. E quante Mercedes nere ci sono in Liguria? Questo è un killer «dal piccolo pensiero», un killer oligofrenico. Ha seminato un incubo, ma il suo piccolo pensiero ha fatto crollare l'incubo presto. Voleva la morte come morte. Non ha mai compiuto una «elaborazione» della morte, non ci ha costruito sopra un sistema, o non ci ha scaricato addosso un sistema che già portasse dentro di sé: perché dentro di sé è vuoto. Il sistema del buon serial killer sessuale esige che la donna che uccide sia «vista morire», il suo godimento sta in quella visione. Ma questo le voltava di schiena, e le sparava alla nuca. Non è un omicidio rituale, è una banale esecuzione. Il sesso in quest'uomo è morto, e lui esporta la morte per liberarsene. E' un tipico «killer da esca», fatto apposta per cadere in trappola: il modo ideale per catturarlo poteva essere quello di mettergli a portata di mano una poliziotta tipo Jodie Foster, che lo attirasse nel bagno di un treno e lo aspettasse a pistola alzata dietro la porta e lo bloccasse con le buone o le cattive (ma in un film doveva inginocchiarlo e sparagli per farlo cadere sull'unica cosa che c'è nel pavimento di una toilette di treno: occhio per occhio, water per water). Lo hanno preso in maniera poco filmica e molto arida. In strada. Un arresto burocratico. Se è lui, non ci avrà goduto. Non conosceva le donne che sceglieva: non le puniva per loro colpe, ma gli scaricava addosso colpe che lui si portava dentro di sé. Se l'uomo è questo, le colpe sono collegate ai reati sessuali della sua fedina penale, alle turbe psichiche della sua cartella clinica. Adesso, a posteriori, tutti vedranno il collegamento: i delitti sono figli di quelle turbe. Il problema è che bisognerebbe ormai vedere il collegamento dalla parte opposta, anticipatamente: aveva quelle turbe, poteva commettere quei delitti. E' questa la previsione che aspettiamo. Nessuno dica che, un secolo dopo Freud, significa aspettarsi troppo. Ferdinando Carnosi

Persone citate: Freud, Jodie Foster

Luoghi citati: Foligno, Liguria, Umbria