La notte di Michele Un eroe tra le corsie

La notte di Michele Un eroe tra le corsie La notte di Michele Un eroe tra le corsie SARNO (Salerno) «Ho annle lenzuoaiutato a calarle mura dDAL NOSTRO INVIATO Gli occhi sbarrati fissano un punto imprecisato del soffitto, mentre parla nel salottino della sua piccola casa. Di tanto in tanto, si interrompe per abbracciare il figlio Rosario, di otto anni, mormorando con tenerezza: «Ho creduto che non ti avrei più rivisto. Ti voglio bene, ragazzo mio». In fondo, nemmeno lui, Michele Sirica, 47 anni, infermiere del «Villa Malta» di Sarno, sa spiegarsi come ha fatto a non scappare mentre tutti fuggivano, a non perdere la testa mentre gli altri impazzivano per la paura, a calarsi da una finestra dell'ospedale con i lenzuoli annodati, portando una bambina sulle spalle, mentre i suoi colleghi si lanciavano nel fango per salvare la vita. Già, neanche Michele riesce a dire come e perché in una notte di terrore ha potuto trasformarsi in un eroe, salvando 15 pazienti da una morte che nessuno augurerebbe al peggior nemico. Racconta semplicemente quello che è accaduto. «Era notte fonda, mezzanotte o giù di lì. Stavo medicando la ferita a un paziente al primo piano, nel reparto di chirurgia, quando all'improvviso la corsia è piombata nel buio. Subito dopo, ho sentito un boato terribile. Ho pensato: ci siamo, è il terremoto. Ma quando mi sono affacciato da una finestra ho visto uno spettacolo terribile : un fiume nero scorreva lungo la strada e avvolgeva i muri dell'ospedale. C'era fango dappertutto. Ho afferrato il braccio di un collega, Pasquale Leone. Gli ho detto: "Pasqua, dobbiamo fare qualcosa, altrimenti questi poveri cristi muoiono tutti". Ci siamo precipitati verso le scale, ma al posto dei gradini c'era una buca profonda 10, 12 metri. Abbiamo sfondato i vetri delle finestre, ma ci siamo accorti che da lì non potevamo fuggire perché sotto c'era un mare di fango. Gli ammalati urlavano, erano terrorizzati. Cercavo di calmarli, ma era tutto inutile. Anche Pasquale per un momento ha perso la testa. Abbracciamoci, teniamoci stretti che adesso dobbiamo morire, ha detto piangendo. Chissà che mi ha nodato ola e ho i malati rsi tra di fango» preso in quel momento, ho sentito la rabbia crescermi dentro e ho gridato: «Col cazzo che muoio, voglio vivere e voglio che viviate tu e gli altri». «A furia di cercare, abbiamo trovato una via di fuga: da una finestra ci si poteva calare su alcuni massi portati a valle dalla colata di fango. Bastava trovare una corda a cui aggrapparsi. Allora ho annodato i lenzuoli e ho aiutato i ricoverati a mettersi in salvo, uno dopo l'altro. Poi mi sono ricordato della bambina di otto anni ricoverata in ortopedia. Sono andato da lei, me la sono caricata sulle spalle e, con l'aiuto del mio collega, mi sono calato in quel mare di melma. «Vuole la verità? Non avrei mai immaginato che in momenti come quelli avrei mantenuto tutto quel sangue freddo. Neanche io so come ho attraversato il fiume di fango, aggrappandomi alle auto e ai sassi venuti giù dal monte. Sentivo il peso della bambina sulle spalle, ma avanzavo come se niente potesse fermarmi. Gli altri mi venivano dietro. Abbiamo camminato per un'eternità, io e quei poveracci che andavano avanti, zoppicando e inciampando nei detriti. «Finalmente, ho visto in lontananza un uomo alla guida di una pala meccanica. Ho gridato a squarciagola, fino a quando si è voltato verso di noi. Quando ci ha raggiunto non credeva ai suoi occhi. Ripeteva: "Gesù, ma da dove venite?". Grazie a lui ci siamo salvati. Ci ha portati fino alla caserma dei carabinieri. Lì mi hanno dato un caffè bollente, il più buono che abbia mai bevuto. Poi mi hanno accompagnato al centro di accoglienza del mercato ortofrutticolo, dove ho riabbracciato mia moglie e il bambino». «Se mi sento un eroe? - conclude -. No, io non credo agli eroi. Semmai ho qualche rimorso. Quale? Continuo a pensare che se fossi stato più calmo avrei potuto salvare altre persone. Mentre mi allontanavo da quel maledetto ospedale mi è sembrato di sentire delle grida, delle invocazioni di aiuto. Ma ho pensato che se fossi tornato indietro sarei morto e non avrei potuto portare il gruppo al sicuro». [f. mil.] «Ho annodato le lenzuola e ho aiutato i malati a calarsi tra le mura di fango»

Persone citate: Gesù, Michele Sirica, Pasquale Leone

Luoghi citati: Malta, Salerno