I sogni di Merilijn e Elvjs bruciati dall'Occidente di Simonetta Robiony

I sogni di Merilijn e Elvjs bruciati dall'Occidente Arriva il film dell'esordiente Marini I sogni di Merilijn e Elvjs bruciati dall'Occidente La storia di due ragazzi dell'Est vincitori di un concorso per sosia ROMA. Merilijn ha i capelli biondo chiaro, la faccia lavata, un vestito banale, non parla una parola di italiano. Ex allieva di Kieslowski all'Accademia di spettacolo di Lodz, Edyta Olszowka, è arrivata a impersonare Marilyn Monroe dopo alcune apparizioni in teatro, molte serie televisive, un paio di film internazionali, e una tesi di laurea sulla Monroe che l'ha aiutata, lei che poco le somiglia fisicamente e meno psicologicamente, a conoscerla e capirla. Ma l'immedesimazione, dice, più che con Marilyn, è stata con la sua sosia Merilijn, una povera ragazza romena che spera di far fortuna in Italia, e questo, confessa, le ha provocato continui accessi di pianto sul set, perché condivideva col suo personaggio la gran voglia di vivere e la capacità di emozionarsi. Elvjs ha capelli neri e occhi scuri, un fisico da maschione e uno sguardo da sconfitto che niente ha a che vedere con l'azzurra improntitudine degli occhi di Elvis Presley né con la sua sessualità ostentata. Nato in Croazia, diplomato in recitazione a Zagabria, molto teatro alle spalle e un film, «Vucovar: the way home» selezionato nel '96 per gli Oscar al miglior film straniero, anche Goran Navojek è stato scelto come sosia di Elvis Presley dopo una dura selezione fatta in tutti i Paesi dell'Est attraverso annunci sui giornali e alla radio. Bravissimi più che somiglianti, i due sono i protagonisti di un piccolo film prodotto da Porcelli con l'Istituto Luce e la Rai, intitolato «Elvjs e Merilijn», diretto da Armando Manni, con musiche di Pivio e Aldo De Scalzi, quelli de «Il bagno turco», in uscita da venerdì in mezza Italia. E' la storia di due disgraziati ragazzi dell'Est, lei bulgaro e lui romena, che, avendo vinto il concorso Sosia 95, vengono at tratti in Italia dall'impresario Giorgio Faletti per tentar l'av ventura in un locale di Riccione dove dovrebbero esibirsi cantan do le canzoni dei loro rispettivi miti. Ma il viaggio andrà male e i due, per sopravvivere, si ritrove ranno a dover riprendere la loro vera identità. Armando Manni, fotografo di professione, e nel bene e nel male si vede, è al suo primo film da regista dopo alcuni lavori per la tv. L'idea di questa storia gli è venuta facendo i sopralluoghi per un film sui Paesi dell'Est che non s'è più girato. «Dopo la caduta del Muro di Berlino i Paesi del blocco comunista mi sono sembrati un frigorifero che si stia sbrinando. Dal blocco di ghiaccio escono sguardi ibernati, sogni, delusioni, innocenza, candore, violenza istintiva. Mi hanno fatto una grande impressione». Raccontare il lungo e dibastroso viaggio da Bucarest a Riccione, attraverso una Jugoslavia disfatta dalla guerra, dove chiunque è pronto a uccidere e farsi uccidere senza ragione, è parso a Manni un modo per spiegare questa immensa transumanza verso l'occidente che sta cambiando noi, loro e il mondo. «E siccome volevo che i miei protagonisti incarnassero dei miti deinostro secolo, ho scelto di farli essere i sosia di Marilyn Monroe e di Elvis Presley, due eroi dello spettacolo americano che hanno fatto scandalo e hanno cambiato i modelli sessuali, due divi ai quali la fine in giovane età ha regalato l'immortalità degli dei». Girato all'Est in ambienti totalmente ricostruiti perché Armando Manni voleva che anche i muri fossero fatti di sostanza organica, in parallelo con i due sosia costretti a vivere in corpi che non gli appartengono, il film, nelle intenzioni del regista, si dovrebbe rifere all'espressionismo, rivisto dalla pop-art. «Il realismo non mi interessa e neanche lo psicologismo: volevo mostrare dei luoghi dell'anima, non delle immagini di cronaca». E tra i luoghi dell'anima di Manni c'è anche quello che oggi le donne comandano e gli uomini ubbidiscono, perciò Merilijn, la bionda e fragile Merilijn, è la coscienza razionale, e lui, Elivjs, è solo un cuore smarrito. Sarà. Simonetta Robiony