Industria, è l'ora della competitività

Industria, è l'ora della competitività Le aziende fanno i conti con l'Euro. Sui grandi mercati si inizia una battaglia ad armi pari Industria, è l'ora della competitività Ma il primo allarme viene da Ivrea MILANO. La prospettiva di tassi in ulteriore discesa, prezzi più stabili, un grande mercato nel quale non ci sarà più da impazzire per ricoprirsi dai rischi di cambio, una moneta forte di fronte al mondo. E, perché no, anche una nuova «credibilità» dell'azienda Italia. Un plus che aiuta, come sottolinea Antonio Marcegaglia, amministratore delegato del gruppo dell'acciaio di Gazzoldo degli Ippoliti, che osserva: «La credibilità Paese è un elemento importante, senza dimenticare lo stimolo di confrontarci con un mercato più aperto». Insomma, il rapporto costi-benefici fa pendere la bilancia sui benefici. Anche se, come ricorda l'Ucimu, l'associazione che raccoglie i costruttori di macchine utensili, venendo a mancare la leva «svalutazione», le imprese dovranno puntare sull'«elevato livello tecnologico dei prodotti», sull'efficienza «dei servizi postvendita» e «le reti di vendita all'estero». Un messaggio chiaro agli associati: attenzione, per sopravvivere bisogna riorganizzarsi e puntare a mete ambiziose, i deboli soccomberanno più in fretta. Lo sintetizza il ministro degli Esteri Lamberto Dini, dichiarando: «Ora la sfida è la competitività». «Al nostro gruppo, che opera in un regime di concorrenza quasi perfetta dove contano prezzo, qualità e servizio, ed è già presente su tutti i mercati europei, l'Euro e l'apertura dei mercati non possono che portare benefici. L'Euro inoltre rappresenta un ulteriore elemento di trasparenza» aggiunge Marcegaglia. Il quale tuttavia qualche timore continua a nutrirlo per certe «forme surrettizie di protezionismo» come quando certi governi, ad esempio la Francia, dettano normative che sembrano disegnate ad hoc per i prodotti di casa. «Per le imprese competitive è una grande giornata. Ormai si vince col prodotto giusto e il prezzo giusto - esulta Francesco Caio, che da un anno guida come amministratore delegato una «multinazionale europea»: il gruppo Merloni. «Constatiamo che final mente il sistema finanziario euro peo si sta adeguando alle nostre esigenze di business. Ci aspettiamo più concorrenza ma sappiamo di poter giocare ad armi pari, perché le differenze di prezzo spariranno e ci si adeguerà verso i prezzi più competitivi». Dunque un vantaggio per i consumatori.... «Certamente». Ma significa che spariranno più facilmente le aziende deboli? «Diciamo che con l'Euro la capacità di vincere o perdere dipende dalle imprese. Saremo tutti sullo stesso livello. Un discorso che vale anche per i governi, che dovranno adeguarsi ai target più alti in termini di competitività delle infrastrutture. Un'altra bella notizia per le imprese. Il cambio non potrà più nascondere inefficienze». Sulla stessa lunghezza d'onda Silvano Storer, amministratore delegato del maggior gruppo laniero d'Europa, la Marzotto. «L'Euro è un'altra sfida che raccogliamo con soddisfazione perché pensiamo di poterci misurare in termini di innovazione con gli altri Paesi. Sebbene ci costringerà un'altra volta a capire se siamo capaci di vincere i cento metri - spiega Storer -. Con L'Euro i prezzi saranno più confrontabili, non si potrà più giocare col cambio. I prezzi dovranno essere giusti e questo presuppone un grande intervento di razionalizzazione su tutti i processi». L'Euro come moltiplicatore dell'innovazione, potrebbe essere un problema per alcuni settori come i servizi. E' prudente il neo amministratore delegato delle Poste Corrado Passera, ma promette «L'arrivo dell'Euro ci costringerà ad anticipare le razionalizzazioni interne, l'introduzione dei sistemi informativi. Per i sistemi di pagamento siamo i principali operatori, entro fine anno u bilancio sarà in Euro e da gennaio tutti i servizi dovranno essere in Euro e in lire». Per il Nord-Est parla Mario Moretti Polegato, padrone della Geox, e dice: «Da tempo eravamo sintonizzati con l'Euro, l'aspettavamo per essere ulteriormente facilitati nel negoziare i nostri prodotti». Forse per questo Polegato tocca un tasto diverso, sottoli¬ neando il vantagggio della moneta europea come valuta alternativa a re dollaro. Chiarisce: «Da anni dobbiamo negoziare i nostri crediti in dollari, una moneta che è soggetta a troppe oscillazioni. Ora, anche in Asia potremo presentarci con l'Euro, una valuta forte e più stabile perché composta da diverse valute». Non basta. Secondo Polegato, conl'Euro molte altre cose saranno più semplici, per tutti: per gli operai che potranno meglio gestire le loro economie, per le aziende che si confronteranno su parametri comuni. Tutto bene dunque? Sì, anche se molte aziende all'Euro non sembrano preparate. Una ricerca che la Comit presenta stamane a Milano evidenzia che solo l'I 1% del campione è pronto a introdurre la contabilità in Euro dal prossimo gennaio. Valeria Sacchi UGGÌ: 150 MILA {7 MILA IN FRANCIA, 3 MILA IN GRAN BRETAGNA] COSTO DELIA BUROCRAZIA PER LE IMPRESE 23 MILA MILIARDI L'ANNO CERTIFICATI Ri LASCIATI 100 MILIONI L'ANNO TEMPO DI RECAPITO DI UNA LETTERA [ENTRO 500 KM.] 5 GIORNI [1,3 IN FRANCIA, 1 IN GERMANIA E GRAN BRETAGNA] ATTESA MEDIA IN FILA AOLI SPORTELLI 30 MINUTI DURATA DI UN PROCEDIMENTO NEI MINISTERI! 330 GIORNI ATTESA PER UN PARERE DAL CONSIGLIO DI STATO* 185 GIORNI ORARIO DI LAVORO [SE PASSA LA LEGGE] 35 ORE [LO STESSO AVVIENE PER LEGGE SOLO IN FRANCIA, IN GERMANIA IN BASE AD ACCORDI]