Gli Undici cercano di ricucire le ferite di Francesco Manacorda

Gli Undici cercano di ricucire le ferite Ma domani in Olanda c'è il primo test elettorale sul compromesso per la Superbanca Gli Undici cercano di ricucire le ferite Clinton preoccupato per i rischi di europrotezkmismo BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Domani le elezioni in Olanda, primo test su come l'opinione pubblica dell'area-marco abbia digerito l'accordo sulla Banca centrale europea; giovedì il periodico vertice francotedesco ad Avignone, dove Helmut Kohl e Jacques Chirac si ritroveranno faccia a faccia; lo stesso giorno l'audizione di Wim Duisenberg, presidente appunto della Bce, davanti a un nervosissimo Parlamento Europeo. Promossi dai mercati, che non hanno colpito le monete dell'Euro, gli Undici cercano di ritrovare un'armonia spezzata bruscamente tra Francia e Germania e si vedono in qualche caso costretti a sanare le ferite interne. Ancora ieri Kohl ha dovuto giustificarsi di fronte all'opinione pubblica per la staffetta tra Duisenberg e Trichet che è stata defunta a Bruxelles, mentre l'opposizione socialdemocratica chiede un dibattito immediato sulla questione in Parlamento. Un dibattito che a quattro mesi dalle elezioni politiche rischierebbe di dare l'ultimo colpo al traballante Cancelliere. Oltre alla partita giocata e parzialmente persa dalla Germania sulla Bce, quello che appare essere in discussione è il ruolo stesso dell'intesa franco-tedesca, che è sempre stata il motore della vita comunitaria, adesso che l'Europa degli Undici ha la necessità di adottare posizioni univoche e vincolanti per tutti i suoi membri. Se da Bonn viene una spinta al rigore per sconfiggere in anticipo l'eterno spettro dell'inflazione, u governo socialista di Lionel Jospin - che ha però assai limitato il suo appoggio a Chirac nello scontro per la Banca centrale europea - punta piuttosto a trovare lo spazio per politiche che aiutino immediatamente lo sviluppo e l'occupazione e chiede con insistenza che accando alla Bce si rafforzi uno strumento politico per governare l'Euro. Ma Kohl tende a sdrammatizzare le tensioni con Parigi: «Con gli amici si può parlare di qualsiasi cosa, anche se non si è d'accordo. Non cambierà nulla nell'amicizia franco-tedesca». Con queste promesse è ipotizzabile che il vertice di giovedì ad Avignone sarà un tripudio di strette di mano e sorrisi, per cercare di far dimenticare all'Europa il fine settimana di Bruxelles. Anche in Olanda, il premier Wim Kok ha i suoi problemi. Dopo il rientro in patria con una nomina sì olandese ma dimezzata, l'opposizione e il secondo partito della coalizione di maggioranza, i liberali del Vvd, sparano su di lui e scommettono che anche grazie a questa mossa il suo partito, il laborista PvdA per¬ derà la maggioranza alle elezioni che si tengono proprio domani. Ma a differenza di Kohl, Kok appare più saldo: gli ultimi sondaggi danno il PvdA ancora al primo posto, con quarantatre seggi sui centocinquanta in lizza alla Tweede Kamer, una delle due Camere del Parlamento, mentre il Vvd (al quale appartiene il ministro delle Finanze Zalm), pur guadagnando cinque seggi arriverebbe solo a quota trentasei. Anche Kok ha difeso il compromesso di Bruxelles: «Se avessimo insistito su Duisenberg per otto armi oppure niente - ha detto - non avremmo ottenuto nulla». Ma nonostante tutto il Parlamento uscente, con un gesto inusitato, ha convocato una seduta il giorno dopo le elezioni per chiedere al governo una relazione scritta su quanto è accaduto a Bruxelles. L'audizione di giovedì mattina al Parlamento europeo di Duisenberg a cui seguiranno quelle di tutti gli altri membri del direttorio, sarà invece un'occasione perché l'assemblea esprima tutto u suo malumore sulla scelta fatta dai leader dei Quindici, ma non porterà probabilmente a nessuno scontro istituzionale nell'Unione. Dopo le bellicose dichiarazioni di sabato notte lo stesso presidente dell'assemblea, José Maria Gil-Bobles, sembra aver corretto il tiro. Il Parlamento criticherà sì il compromesso raggiunto, ma molto difficilmente voterà contro (in ogni caso il suo voto non ha valore vincolante) le nomine alla Bce, ha spiegato Gii Robles, sia perché «ogni ritardo comprometterebbe il prestigio della Bce», sia perché «non bisogna buttar via l'opportunità di avere un direttorio di tale prestigio». Incassato il probabile via libera del Parlamento europeo, che dovrà votare il 13 giugno a Strasburgo in seduta plenaria, i membri del direttorio potranno cominciare i loro incontri, in vista della partenza ufficiale della Bce, il 1° luglio. La prima riunione dei sei banchieri dell'Euro potrebbe tenersi già il 2 giugno; e solo quarantott'ore dopo, il 4 giugno, è invece in programma la prima riunione dell'Euro-11, il coordinamento informale tra i membri della moneta unica - fortemente voluto dalla Francia - che si riunirà durante i Consigli dei ministri finanziari. Il lungo confronto tra le due anime dell'Euro, insomma, non è destinato a finire presto. Francesco Manacorda Giovedì ad Avignone il faccia a faccia tra Kohl e Chirac Da Bonn segnali di «amicizia» Anche a Strasburgo i più critici verso l'intesa attenuano il loro giudizio sul vertice Bce