Divinità e mitologie immerse nell'acqua

Divinità e mitologie immerse nell'acqua Esposti a Roma i tesori archeologici dei santuari della Lucania: riaffiora un mondo Divinità e mitologie immerse nell'acqua Recuperato l'unico modellino di tempio votivo greco e italico P~ ROMA RIMA mostra a cura della Soprintendenza archeologica della Basilicata, in un I programma di quattro manifestazioni in collaborazione con il Comune di Roma, «Il sacro e l'acqua», al Museo Barracco, presenta reperti tra il VI e il IV secolo a. C, tra cui il modellino, proveniente da Garaguso, di un tempio in marmo ed una figura feniminile con diadema, seduta in trono, che dai fori sulle mani e sul grembo doveva reggere un bambino o un piccolo animale, unico esemplare votivo in marmo sia del mondo greco sia di quello italico. I pezzi appartengono alle diverse popolazioni indigene e anelleniche dell'antica Lucania. Dedicati ognuno a una diversità divinità, provengono da sei diversi santuari: Garaguso, Timmari, San Chirico Nuovo, Armento, Chiaromonte, Rossano di Vaglio e sono dedicati a differenti divinità. Ogni sito-santuario è posto in prossimità di sorgenti, a riprova del valore essenziale e vitale dell'elemento acqua, che condiziona sia la scelta dei luoghi, sia le forme di culto. Sin dalla preistoria l'acqua è simbolo della vita, ma anche dell'occulto, e porta con sé l'idea di purificazione. Tra tutte le divinità presenti, oltre a quelle di origine greca, come Artemide, Afrodite, Demetra o Eracle, il dio delle genti italiche, l'eroe della virtus dei guerrieri, si trova Mefite, protagonista del pantheon lucano, «la dea osca della terra e del cielo connessa con le sorgenti e con le virtù terapeutiche dell'acqua», come dice Maria Luisa Nava, sovrintenden- te archeologo della Basilicata. Tra i reperti, ornamenti che probabilmente abbellivano la statuta della divinità, come il meraviglioso orecchino d'oro o l'essenziale collana in filo d'argento avvolto da una lamina d'oro e pendenti aurei semilunati e lavorati a sbalzo, la cintura d'argento con chiusura a quattro serpenti. E miniature di oggetti, armi, attrezzi agricoli, un carro in bronzo, che documentano le attività economiche. --. Nel santuario di Chiaromonte, uno dei più antichi insediamenti della vaUe del Sinni, abitato sin dal IX sec. a. C, i votivi di terracotta: una mammella, un dito di mano piegato, numerose teste fernminili, una parte di gamba con piede, attestano le qualità terapeutiche dell'acqua, ma non mancano un morso per cavallo in bronzo miniaturizzato, così come le armi di ferro e i crateri minuscoli, simboli del mondo virile e aristocratico. Dedicato ad Eracle, il santuario di Armento rivela un uovo in bronzo, simbolo di fertilità, uno scettro in rniniatura finito all'apice con un melograno, e ancora le armi minuscole per un popolo guerriero, ma anche pieno di tolleranza e di rispetto, come prova la perfetta statuetta di figura femminile panneggiata e seduta con un leprotto in grembo, trattenuto dal braccio e dalla mano sinistra, animale prediletto dalla dea Afrodite. Nella ricchezza e nella bellezza di questi reperti-miniatura scorrono la vita e la storia di un popolo fiero di genti guerriere, che ha attuato un sincretismo culturale con la cultura greca sino all'arrivo dei romani nel HI sec. a. C. Barbara Tosi Il sacro e l'acqua Roma, Museo Barracco Do martedì a sabato 9- / 9 domenica 9-13, lunedì chiuso

Persone citate: Armento, Chiaromonte, Garaguso, Maria Luisa Nava, Vaglio

Luoghi citati: Basilicata, Comune Di Roma, Eracle, Garaguso, Lucania, Roma