Naipaul, il tocco tragico dell'Islam di Fabio Galvano

Naipaul, il tocco tragico dell'Islam Esce a Londra il nuovo libro dello scrittore anglo-indiano: la marcia di Allah nei Paesi non arabi Naipaul, il tocco tragico dell'Islam Contro il fondamentalismo, atto d'accusa in trenta storie LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE E' l'imperialismo islamico, più precisamente la marcia del fondamentalismo nei Paesi non arabi, il protagonista dell'ultimo sforzo letterario di Vidaidhar Surajprasad Naipaul. Il libro, che esce in questi giorni dall'editore Little Brown, s'intitola Beyond Belief, ed è subito gioco di parole. Significa «incredibile»; ma anche, letteralmente, «oltre il credo». Diventa trasparente il riferimento a un altro libro di Naipaul pubblicato 17 anni fa; e che s'intitolava, appunto, Fra i credenti. Era partito aUora, dopo la rivoluzione degli ayatollah, dall'Iran di Khomeini: per approdare in Pakistan, Malaysia e Indonesia. Nel nuovo libro ripercorre lo stesso tragitto: «Escursioni islamiche fra i popoli convertiti», è il sottotitolo. Quello di Naipaul - nato a Trinidad da una famiglia di bramini indiani - è il desolato bilancio di quanto costa in termini umani la conversione religiosa. Beyond Belief è lo straordinario viaggio nella realtà di quei Paesi tormentati («Il capovolgimento delle vecchie religioni - si legge - è uno dei temi più ossessionanti della storia») attraverso trenta storie. Ogni storia un personaggio, con successi, dolori, fallimenti, rara comicità e frequente tragicità, inanellati in quella formula così cara a Naipaul che sta fra libro di viaggio, saggio, pamphlet politico e romanzo. «Un libro di storie», lo definisce lui, che da 15 anni respinge il romanzo - «storicamente superato» - e si muove in quella narrativa tutta sua che fonde autobiografia, indagine storica, critica sociale, addirittura riflessioni sul modo stesso di scrivere. Ciascuno dei trenta personaggi ha una storia diversa da raccontare, solo in apparenza non omogenea alle altre. Il pakistano di buona famiglia con un passato di guerrigliero nel Beluchistan. L'iraniano Abbas, «27 anni e già veterano di guerra», che lasciò la scuola appena quattordicenne per unirsi a un «Battaglione di Martiri» nella guerra con¬ tro l'Iraq da cui tornò mentalmente e fisicamente frantumato. L'uomo d'affari indonesiano apparentemente di grande successo ma «incapace di adattarsi alla nuova società, disperatamente ambizioso ma senza una vera protezione, di modo che potrebbe essere schiacciato con estrema facilità». L'altro indonesiano che si aggrappa a un carrozzone politico di intellettuali islamici per raggiungere fama e successo. Il filo conduttore è il traumatico effetto del fondamentalismo nell'«Islam dei convertiti», cioè dei non-arabi: uno zelo e una pressione che hanno separato questa gente dal loro passato, spingendola a «fantasticare su chi e che cosa sono». Talora con vibrazioni squassanti, scaturite dall'incontro con la religione organizzata, come illustra il giudice iraniano delle condanne a morte, quasi capro espiatorio di una forza a lui superiore. Sono storie intricate e sottili, di persone toccate dall'Islam in modo diverso e in tempi diversi, ma sempre con risultati spettacolari. Come il signor Ali, palazzinaro di Teheran e sostenitore della rivoluzione: «Ci aspettavamo che qualcosa di divino accadesse. Eravamo ipnotizzati dalle storie della Rivoluzione francese, e tutti pensavamo che la ri¬ voluzione fosse qualcosa di bel lo, fatta da Dio, una musica, un concerto, eravamo felici di esse re in quel teatro. Eravamo gli attori». Ma questo era prima che gli altri attori lo mettessero in galera. 0 quel Jaffrey, giornalista, che credeva nella «jamé towhidi», la società dei credenti fuggito dall'India e poi dal Paki stan alla ricerca del mondo per fetto, ma costretto a tornare sui propri passi dopo la rivoluzione khomeinista. L'Islam, secondo Naipaul, ha pretese brutali nei confronti dei suoi convertiti. Questo è un libro di opinioni, oltre che di storie: e la più forte è che, una volta este so oltre i confini arabi, l'Islam crea schiere di stranieri in patria. «Probabilmente - afferma non c'è mai stato imperialismo come quello dell'Islam. Cerca, come atto di fede, di cancellare il passato e alla fine i credenti non hanno nulla a cui tornare. ( Soltanto le sabbie dell'Arabia sono sacre». Il fondamentalismo come lotta non solo contro il mondo moderno ma anche per cancellare la storia; e quindi portatore di dolore e disperazio ne. Per un randagio di necessità come Naipaul, che quindi venera l'attaccamento alle radici, è il peggio che possa accadere: Fabio Galvano Lo scrittore Vidaidhar Surajprasad Naipaul, nato a Trinidad da una famiglia di bramini indiani

Luoghi citati: Arabia, India, Indonesia, Iran, Iraq, Londra, Malaysia, Pakistan, Teheran