E Madrid s'arrese a «TPS» di Stefano Lepri

E Madrid s'arrese a «TPS» Padoa Schioppa e Issing, i due «bracci destri» di Duisenberg E Madrid s'arrese a «TPS» L'ha convinto il presidente olandese Prodi: solo lui il nostro candidato ROMA. Tra i sei personaggi del così faticosamente nominato direttorio della Banca centrale europea, i due di maggior spessore intellettuale sono il tedesco Otmar Issing e l'italiano Tommaso Padoa Schioppa. Dalla loro storia, si può facilmente supporre che rappresenteranno punti di riferimento per concezioni differenti della banca centrale. Non necessariamente contraddittorie, ma differenti, se il tedesco è uno dei maggiori teorici della rigida indipendenza delle banche centrali e l'italiano ritiene che per la nuova istituzione di Francoforte «la vera insidia non sarà la poca indipendenza, ma la troppa solitudine». Padoa Schioppa ieri, in una breve dichiarazione, ha annunciato «un totale impegno» per il nuovo compito, pur se lo «addolora dover interrompere il lavoro avviato alla Consob». «Gli abbiamo chiesto un sacrificio», è la versione concordante che dà il presidente del Consiglio Romano Prodi. E se c'è un retroscena della scelta abbastanza a sorpresa fatta dal vertice europeo di Bruxelles, non è di rivalità e di chissà quali manovre; è semplicemente nella pressante necessità in cui si è trovato all'improvviso il governo italiano, nella mattinata di sabato, di avere un candidato a tutta prova, forte al massimo: «T.P.S.», come era ed è d'uso chiamarlo in Banca d'Italia. «Padoa Schioppa è sempre stato il nostro unico candidato. Io ho consegnato un solo curriculum», assicura Prodi; Dalle indiscrezioni di Bruxelles emerge un'altra versione. Nella giornata di venerdì 1, il candidato era Fabrizio Saccomanni, di due anni più giovane di «Tipiesse», funzionano generale della Banca d'Italia dopo averne diretto a lungo il servizio Estero, conosciutissimo nelle istituzioni internazionali e sui mercati finanziari. Lo era, candidato, proprio perché Padoa Schioppa riluttava a lasciare la Consob se non per un incarico di massimo prestigio, come la vicepresidenza della Bce; e la vicepresidenza l'Italia non la poteva avere. E' stato il litigio tra Italia e Spagna a cambiare le carte in tavola. 0 meglio un complesso di litigi nazionali, in cui sono entrati anche Austria e Portogallo. Il ministro dell'Economia spagnolo, Rodrigo Rato, ha chiesto che al candidato del suo Paese, l'economista Eugenio Domingo (Solans è il cognome della madre, che in Spagna si indica sempre) andasse il mandato di 7 anni, dopo che a Issing era toccato quello pieno di 8 anni. Lo scontro con Carlo Azeglio Ciampi è stato duro: «La Spagna - ha detto Rato - ha fatto meglio dell'Italia rispetto ai criteri di Maastricht; dunque va trattata meglio». Dietro premevano l'Austria e alcuni altri Paesi che non saranno rappresentati nel primo direttorio: un mandato più breve all'Italia avrebbe riaperto prima i giochi per loro. Il Portogallo ha fatto fronte comune con la Spagna. A questo punto gli italiani hanno capito che senza giocare un personaggio di massimo prestigio, con una statura da governatore, la partita avrebbe potuto finire con un risultato deludente. Occorreva però convincere l'interessato. E il telefono ha cominciato a squillare nella casa di campagna toscana, presso Cetona, dove Padoa Schioppa era per il ponte del 1° maggio. Chi abbia fatto la telefonata decisiva non è sicuro. Secondo alcune voci, è stato lo stesso Wim Duisenberg, interessato ad avere al suo fianco a Francoforte (specie dopo l'umihazione patita per volontà della Francia) un direttorio al massimo livello. Una volta che «T.P.S.» ha dato il suo consenso, è diventata impari la battaglia spagnola per Domingo, un professore di economia cinquantatreenne, esperto di spesa pubblica e non di politica monetaria. I mandati di durata decrescente, stabiliti dallo statuto per la prima tornata di nomine di membri del direttorio, sono stati assegnati in ordine di importanza del Paese: Germania 8, Italia 7, Spagna 6, Finlandia 5. Carlo Azeglio Ciampi aveva sempre desiderato che il suo amico Padoa Schioppa dicesse di sì; ma anche Romano Prodi, che gli aveva offerto la carica più volte. Entrambi peraltro stimano Saccomanni, che è amico personale di Prodi (sono stati a sciare insieme l'inverno scorso). Una smentita diffusa ieri dal ministero degli Esteri contrasta le voci che sia invece Lamberto Dini a non amare «T.P.S.». Molti sospettano poco contento il governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio, che nelle frequenti riunioni del consiglio direttivo a Francoforte (i 6 del direttorio più gli 11 governatori nazionali) si troverà accanto il suo ex rivale in Banca d'Italia. Padoa Schioppa, 58 anni, è uomo di grande cultura umanistica oltre che economista specializzato al Mit di Harvard. Issing, 62 anni, è un economista colto, già docente nella sua Wuerzburg e a Norimberga, i cui testi di politica monetaria sono d'obbligo in tutte le università tedesche. Sarà un bel dibattito, prevede chi li conosce entrambi. Stefano Lepri 11 4 * * * 111 Da sinistra Tommaso Padoa Schioppa e (a fianco) Fabrizio Saccomanni il cui nome era circolato a Bruxelles