UNA MONETA NON FA L'UNIONE di Mario Deaglio
UNA MONETA NON FA L'UNIONE UNA MONETA NON FA L'UNIONE COME gli ebrei giunti ai bordi della Terra promessa, gli europei contemplano, con un misto di aspettativa e di timore, la Terra dell'Euro che si spalanca ormai irrevocabilmente davanti a loro nonostante gli affanni delle ultime ore. Scorrerà davvero latte e miele nell'Europa della moneta unica come nella Palestina dei tempi di Mose? Oppure gli storici del futuro ricorderanno questo strano esperimento come un'aberrazione dalla vita breve e dalle conseguenze disastrose? Nella lunga serie di scommesse che punteggiano il cammino verso l'unificazione europea dopo la seconda guerra mondiale, quella dell'Euro è certamente la più ar dita. Oltre che ardita, però, è una scommessa al tempo stesso ragio nevole e inevitabile che trascende largamente l'economia per proiettarsi su un più generale piano di civiltà. In estrema sintesi, i padri fondatori dell'Euro hanno ritenuto che, in un mondo domi nato dal mercato, si possa trovare proprio in una moneta unica quell'identità comune europea che non è riuscita a emergere dalla storia, dalla lingua, dalla reli gione. La scommessa prevede ancora che, attraverso la moneta unica e gli altri meccanismi del Trattato di Maastricht, una burocrazia illuminata di banchieri centrali alti funzionari europei possa riuscire là dove hanno fallito governi, partiti, sindacati e opinione pubblica e creare una realtà bilan ciata che eviti il predominio per manente di questo o quel Paese che l'unità del Continente non debba essere siglata dalla forza né sigillata da patti di sangue ma, in un mondo senza più guerre, nasca dal mutuo vantaggio e dalla co munanza degli interessi. Con l'Euro, il mondo dell'eco Mario Deaglio CONTINUA A PAG. 11 SETTIMA COLONNA
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