«Radioattività sulle Alpif colpa di Cernobil»
«Radioattività sulle Alpif colpa di Cernobil» IL CASO I VELENI DELIA CENTRALE RUSSA Ma l'ente statale transalpino precisa: non vi è alcun rischio per la salute di chi abita in quelle zone «Radioattività sulle Alpif colpa di Cernobil» Vallarme degli esperti francesi: tutto Varco è contaminato PARIGI. A12 anni dal disastro nucleare di Cernobil, il 26 aprile 1986, uno studio francese ha messo in evidenza per la prima volta un'elevata contaminazione su tutto l'arco alpino (Italia, Francia, Svizzera e Austria). Lo studio è stato realizzato dalla Crii-Rad (Commissione di ricerca e informazione indipendente sulla radioattività) nel corso di due campagne in estate e autunno '96 e '97 nelle Alpi italiane, francesi, svizzere e austriache. L'analisi di 40 campioni prelevati tra i 1500 e i 2800 metri d'altitudine ha evidenziato una contaminazione al cesio 137 non paragonabile con le zone di pianura. Le accumulazioni di cesio 137 (durata di vita 30 anni) sono estraniente variabili: dai 54 Becquerel per chilogrammo ai 545 mila Becquerel per chilogrammo. Gli otto campioni più contaminati provengono dal Mercantour (Francia), dal Cervino, da Cortina d'Ampezzo e dal parco di Hohe Tauern (Austria). Un altro radionucleide, l'americio 241 (tempo di dimezzamento 433 anni), è presente nelle metà dei campioni esaminati. La maggiore percentuale di americio è stata riscontrata nei campioni provenienti da Cortina d'Ampezzo, con un massimo di 154 Becquerel per chilogrammo. L'analisi ha anche rivelato la presenza di plutonio 238 e di plutonio 239 (tempo di dimezzamento più di 24 mila anni) e 240 (131 Bq/kg) dovuta alla ricaduta di esperimenti nucleari atmosferici. Lo studio completa una precedente indagine condotta dal Crii-Rad nel '92: aveva accertato in alcune zone dell'Est della Francia una presenza di cesium 137 superiore ai 30 mila Becquerel al metro quadrato. Dopo aver resi noti questi dati, la Commissione di ricerca sulla radioattività ha ricordato polemicamente che nel 1986 il governo aveva affermato che la Francia, grazie alla posizione geografica, era stata «completamente risparmiata» dalla ricaduta di radioattività. Comunque non vi sarebbe alcun rischio per la salute nelle zone alpine raggiunte dalla nube uscita dall'esplosione del reattore della centrale ucraina. Le afferma l'Opri, l'Ufficio statale francese per la protezione contro i raggi ionizzanti. Rispondendo all'allarme lanciato dalla Crii-Rad, il presidente dell'Opri, Jean-Francois Lacronique, ha dichiarato: «Siamo categorici, non vi è alcun rischio». Dopo aver minimizzato sulla quantità di radioattività che subirebbe un campeggiatore privo di qualunque protezione che dormisse sul punto più inquinato dell'area presa in esame - a suo avviso corrispenderebbe a quella cui si è esposti se si fa una radiografia al torace - Lacronique ha ribadito che la Francia effettua sistematici controlli sulla radioattività. Domenica scorsa, prima della diffusione dei risultati dello studio, il ministero della Sanità aveva autorizzato la vendita di compresse di iodio «stabile»: misura cautelativa contro gli effetti di un eventuale incidente nucleare con immissione nell'atmosfera di iodio radioattivo, che provoca tumori alla tiroide. (r. cri.] Un tecnico francese all'opera.
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