Mezzo milione al mese ai più poveri di Roberto Ippolito
Mezzo milione al mese ai più poveri Sussidio sperimentale fino al Duemila. Riguarderà per ora solo ventimila persone Mezzo milione al mese ai più poveri Turco: ma non vogliamo creare illusioni ROMA. Mezzo milione al mese per vivere. Pochi soldi, ma un'ancora di salvezza per chi non guadagna nulla o quasi. E' la somma concessa ' con il sussidio di povertà. In via sperimentale anche in Italia viene introdotto da quest'anno e fino al 2000 un assegno per aiutare chi combatte con la miseria. Il rodaggio riguarda però una quantità di casi molto limitata: sono pochi (forse solo 8-10 e ancora non individuati) i comuni in cui si distribuisce in prova il contributo e pochi i beneficiari. Il sussidio di povertà potrà infatti essere concesso a circa 20 mila persone: è questo il numero dei destinatari ricavato tenendo conto che ognuno di loro potrà ottenere al massimo mezzo milione al mese e lo Stato nel triennio 1998-2000 può spendere 286 miliardi. Avverte Livia Turco, rninistro della Solidarietà sociale: «Non voghamo creare illusioni e attese. Sarà un esperimento, sia chiaro». Ma, per il governo sembra importante il principio: la collettività offre ai cittadini più sfavoriti un reddito minimo di inserimento (questo il nome esatto del sussidio). Per concretizzare (anche se in misura limitata) questo principio, il Consiglio dei ministri ha approvato ieri un decreto legislativo messo a punto da Prodi, dalla Turco e dal rninistro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi. Il provvedimento entrerà in vigore dopo il 28 giugno: nei prossimi due mesi il Parlamento lo esaminerà e potrà sollecitare correzioni, la conferenza Stato-Regioni-autonomie locali fornirà indica- zioni anche per le aree interessate e il Consiglio dei ministri darà il via libera definitivo al decreto (predisposto in base alla delega prevista dalla legge collegata alla finanziaria con la quale sono stanziati i 286 miliardi per l'assegno). E' un progetto covato a lungo da Prodi. A febbraio dello scorso anno la commissione di studio guidata dall'economista Paolo Onofri e incaricata dal presidente del Consiglio di studiare la riforma dello Stato sociale ha proposto la concessione di un assegno minimo vitale. A novembre, il governo ha chiuso le trattative con i sindacati concordando una misura simile ma che non avesse solo una finalità assistenziale: il reddito minimo di inserimento. E sulla definizione di questa mi¬ sura ha lavorato la Turco, impegnata a mdividuare le iniziative che possono favorire il reinserimento sociale delle persone svantaggiate: dall'impegno per la frequenza dei minori a scuola all'aiuto domiciliare per gli anziani più disagiati. Spiega la Turco: «E' un esperimento difficile e delicato che potrebbe anche ottenere effetti perversi, disincentivando invece di favorire l'inserimento lavorativo dei più poveri». Le iniziative collaterali saranno previste dai comuni con progetti di intervento. La Turco e Ù ministro del Lavoro Tiziano Treu daranno vita a una «unità contro l'esclusione sociale» coordinando le diverse armninistrazioni interessate. E dopo il test si deciderà se confermare ed estendere il sussidio. Per la fase sperimentale, il decre¬ to delegato prevede che il reddito minimo di inserimento integri il reddito dei poveri fino al raggiungimento delle 500 mila lue al mese. Poiché complessivamente la somma disponibile è piuttosto bassa, sembra naturale che il sussidio sia destinato solo a chi è totalmente (o quasi) privo di reddito. L'assegno può essere richiesto dalle persone in difficoltà «ed esposte al rischio della marginalità sociale» con un reddito inferiore a mezzo milione. Nell'assegnazione del sussidio saranno privilegiate le famiglie con figli minori o handicappati. I possibili destinatari di questa sperimentazione sono pochi in rapporto alle disponibilità e alla scelta ristretta ad alcuni comuni, ma anche in relazione al numero di quanti sono in una situazione di bisogno. L'ultimo rapporto della commissione povertà, un organismo di consulenza al governo presieduto da Pierre Camiti, ha valutato per il 1996 nel 10,3% delle famiglie italiane quelle che vivono con un reddito considerato sotto la soglia della povertà: in pratica di circa due milioni e 200 mila famiglie con sette milioni di componenti, concentrate nel Mezzogiorno e in stragrande maggioranza con figli. Per ogni nucleo il reddito considerato da poveri è quello che non supera il milione e 190 mila lire al mese. E' vero che il numero delle famiglie in stato di miseria è sceso rispetto al 1990 quando si toccava l'I 1,7%. Ma, secondo la commissione Camiti, i poveri ora stanno anche peggio. Roberto Ippolito Un'immagine sempre più frequente di solitudine e povertà nelle nostre strade: un uomo che tende la mano e chiede l'elemosina Il ministro per la Solidarietà Livia Turco. La commissione di studio guidata dall'economista Paolo Onofri è al lavoro da febbraio.
Persone citate: Carlo Azeglio Ciampi, Livia Turco, Paolo Onofri, Prodi, Tiziano Treu
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