Sexygate, un punto per Starr

Sexygate, un punto per Starr CASA BIANCA Ora l'accusatore di Clinton potrà incriminarla e indurla a parlare Sexygate, un punto per Starr Monica Lewinsky perde l'immunità NEW YORK NOSTRO SERVIZIO La novità sul caso Lewinsky era caduta sulla testa di Bill Clinton con una puntualità spietata, poche ore prima della conferenza stampa da tempo fissata. L'intento di Clinton era quello di «riprendere contatto», dopo mesi in cui si era tenuto il più alla larga possibile dai giornalisti, fidando sul fatto che probabilmente i media avevano fatto tesoro del «non ne possiamo più del sesso presidenziale» proveniente da lettori e telespettatori, ed anche sul fatto che di cose da dire ne aveva parecchie: l'economia più forte che mai, la disoccupazione più bassa che mai, l'inflazione ferma, nessuna paura per l'avvicinarsi dell'Euro. Ma poche ore prima era arrivata la notizia che Norma Holloway Johnson, il giudice che sovrintende all'indagine contro Clinton, aveva «liberato» il procuratore speciale Kenneth Starr dai suoi obblighi nei confronti di Monica Lewinsky. La promessa di immunità che secondo l'avvo¬ cato della ragazza lui le aveva fatto non è valida, aveva detto il giudice, e quindi Starr, a questo punto, può interrogare Monica nella veste che ritiene più opportuna: come imputata di spergiuro, come imputata «potenziale» o come «persona informata sui fatti». Tutto dipenderà dalla sua voglia di «collaborare». Così, dopo i tamburi africani suonati per festeggiare la vittoria contro Paula Jones, ecco che per Clinton tutto comincia daccapo, con una conferenza stampa da affrontare. Come regolarsi di fronte alla furia scatenata dei giornalisti, che a quel punto dell'economia se ne sarebbero infischiati? Si chiedevano il Presidente e i suoi uomini mentre la sala stampa della Casa Bianca si andava riempiendo. Ma è andata molto meglio di come si aspettavano. Certo, la prima domanda - come sempre riservata alla «decana» Helen Thomas, della Upi - ha riguardato la novità su Monica («Ne ho già parlato ripetutamente e non ho nulla da aggiungere», ha risposto Clinton) e altre hanno riguardato il comportamento «fuo- ri controllo» del procuratore Starr («La gente è perfettamente in grado di trarre le proprie conclusioni») e i suoi «veri» rapporti con la ragazza («Credo proprio che sia importante non dire nulla in proposito»). Ma il terzo grado che il Presidente e i suoi uomini si aspettavano non c'è stato. A conti fatti, una buona maggioranza delle domande rivolte a Clinton ha riguardato gli argomenti su cui lui era «preparato», tanto che è riuscito ad apparire molto «presidenziale». L'economia forte è tutto merito della sua «strategia fissata cinque anni fa»; l'allargamento della Nato è «una cosa positiva e corrisponde ai nostri interessi»; il mancato pagamento del debito con l'Onu «non è colpa mia ma dei senatori»; che fare con il dividendo proveniente dalla diminuzione del deficit pubblico? «L'errore più grave sarebbe cullarci nel compiacimento e perdere di vista il futuro»; i rapporti con Cuba «non cambieranno finché non ci sarà la democrazia». A un certo punto, quelli che insistevano a parlare del caso Monica Lewinsky si sono ritrovati a far la figura dei rompiscatole e Clinton ne ha approfittato con abilità. Brutte notizie anche sul fronte Whitewater: il rinvio a giudizio per la seconda volta di un amico di Bill Clinton, l'ex procuratore di stato Webster Hubbell, è stato deciso a Washington da un gran giurì, organismo giudiziario con funzioni istruttorie. Hubble era sottoposto ad un'inchiesta giudi ziaria per avere ostacolato la ri scossione delle tasse relative alla centinaia di migliaia di dollari versategli dai sostenitori del pre sidente Clinton nel 1994, quando per la prima volta fu inquisito penalmente. Franco Santarelli Guai anche dal fronte Whitewater Incriminato un amico del Presidente Monica Lewinsky davanti alla casa dei suoi genitori a Los Angeles Ha appena saputo che non le verrà concessa l'immunità

Luoghi citati: Cuba, Los Angeles, New York, Washington