E Clinton mostra i muscoli all'Euro di Andrea Di Robilant

E Clinton mostra i muscoli all'Euro RETROSCENA IL RUGGITO E Clinton mostra i muscoli all'Euro // Presidente annuncia: la nostra economia vola WASHINGTON EL giorno dell'Euro, l'America flette i muscoli. Sembrava che l'economia americana dovesse rallentare, che il treno, dopo la corsa degli ultimi anni, dovesse per forza sbuffare e prendere fiato. Ma non è così: a sorpresa, proprio mentre l'Europa celebra l'avvio della moneta unica, il dipartimento al Commercio rende noto che nel primo trimestre di quest'anno l'economia Usa ha addirittura accelerato il passo. I dati parlano chiaro: il prodotto interno lordo è cresciuto del 4,2 per cento da gennaio a marzo - un ritmo superiore al 3,7 per cento dell'ultimo trimestre del 1997 e nettamente superiore al 3,3 per cento che era stato previsto dagli economisti per il primo trimestre del 1998. In altri tempi questo sprint inatteso avrebbe riacceso i timori di un aumento dei prezzi. Ma su quel fronte tutto è tranquillo: anzi, l'inflazione è scesa al livello più basso degli ultimi 35 anni, grazie soprattutto al calo del prezzo del petrolio. La reazione a Wall Street non si è fatta aspettare. Dopo l'andatura altalenante dei giorni scorsi, il Toro ha ripreso a correre in Borsa sin dalle prime battute. A metà giornata il Dow Jones registrava un'impennata di 160 punti, tornava alla gran- de sopra quota 9000 e continuava a salire per chiudere a 9063. Bill Clinton non si è fatto pregare dai suoi collaboratori, ed ha convocato una conferenza stampa alla Casa Bianca - la prima da quando è scoppiato lo scandalo Lewinsky - per celebrare i nuovi dati sulla produzione. «Siamo di fronte al Rinascimento dell'economia americana. La strategia avviata cinque anni fa funziona. I salari crescono, l'inflazione rimane bassa. Questa crescita non è alimentata dalla spesa pubblica, ma dagli investimenti privati». Il Presidente ha anche detto che gli ottimi dati sull'economia non giustificano alcun compiacimento. «E i bilanci in attivo», ha aggiunto, rivolto soprattutto al Congresso repubblicano, «non porteranno ad una riduzione delle tasse. Come prima cosa dobbiamo pensare ad usare questi soldi per aggiustare il sistema pensionistico». Ma come si spiega quest'inattesa accelerata dell'economia americana? Come mai le diffuse previsioni di un raffreddamento della produzione negli Stati Uniti sono state smentite così clamorosamente? Il motivo principale, rispondono gli economisti del dipartimento al Commercio, è l'improvviso au¬ mento dei consumi nel settore dei computer. L'amminitrazione sostiene che la vendita di computer da sola ha portato la crescita del pil dal 3,5 al 4,2 per cento. Il boom di questi ultimi mesi, aggiungono, è alimentato in larga misura da un aumento della domanda interna. L'esportazione di beni americani, infatti, è calata nell'ultimo trimestre del 3,4 per cento, soprattutto a causa della minor domanda da parte dei Paesi asiatici. Ma l'impatto della crisi asiatica sull'economia americana si è finora dimostrato parecchio inferiore alle previsioni. I dati rilasciati ieri hanno inevitabilmente acquisito un sapore simbolico. Il 1998 doveva segnare il passaggio della staffetta economica dagli Stati Uniti all'Europa. «Le condizioni economiche stanno cambiando», avevano assicurato gli economisti e i banchieri convenuti a Washington all'inizio di aprile per gli incontri di primavera del Fondo monetario. Lo stesso rapporto annuale dell'Emi parlava chiaro: l'economia americana avrebbe sicuramente cominciato a perdere colpi mentre il vento della ripresa cominciava a soffiare sull'Europa in febee coincidenza con il lancio dell'Euro. Il dolla ro comincerà a deprezzarsi rispetto alle valute europee, aggiungevano gb esperti fino all'altro ieri, e questo faciliterà la nascita di una moneta europea forte. Evidentemente non siamo ancora al raffreddamento dell'economia Usa. E l'euforia di ieri sui mercati americani pare destinata ad aumentare la nuova e piuttosto controversa teoria secondo cui l'America è finalmente riuscita a spezzare il ciclo espansione-recessione e oggi veleggia serena, sospinta da una crescita apparentemente inesauribile e senza l'ombra di inflazione. E' una teoria - ricordano gU osservatori più cauti - che cir colava già negli Anni Venti, du rante la presidenza di Calvin Coolidge, quando l'economia americana sembrava destinata ad avere un'espansione infinita. Il Grande Crack del 1929 mise naturalmente fine a quell'illusione. E oggi sono in molti a guardare con sospetto al riapparire di quel vecchio virus - un virus ribattezzato dai suoi nemici con il nome di «boosterism», dalla parola «booster», cioè il razzo ausiliare di un missile. «Manteniamo i piedi piantati in terra», avvertono. Andrea di Robilant Tony Blair ad Altrincham nel Cheshire [■ tra la gente - che festeggia il suo «compleanno» davanti a un bar Il presidente americano Clinton Gli Usa guardano preoccupati alla nascita dell'Euro

Persone citate: Bill Clinton, Calvin Coolidge, Cheshire, Clinton, Lewinsky, Tony Blair