L'Antartide al secco

L'Antartide al secco STRANEZZE CLIMATICHE L'Antartide al secco Esistono anche valli senza ghiacci LA maggior parte di noi immagina l'Antartide - dove anche quest'anno ricercatori del Cnr con il coordinamento dell'Enea hanno lavorato presso la nostra base permanente che sorge presso Terra Nova - come una grande distesa di ghiaccio, costellata da pochi affioramenti rocciosi che emergono stagionalmente lungo le coste, durante le brevi estati antartiche. In realtà esistono valli aride sempre prive di ghiaccio o ne ve, il cui fondo è caratterizzato da distese sabbiose e rocciose su cui scorrono rari torrenti al massimo per due mesi all'anno. Per tutti i restanti dieci mesi si trovano solamente pochi laghi che, aggiungendo un altro enigma, sono privi di fiumi immissari ed emissari. In queste valli la temperatura media annuale è di 20 gradi sotto zero: eppure in esse sono state rinvenute forme di vita: licheni, muschi, batteri e vermi. Da quando furono scoperti questi deserti nell'Antartide, conosciuti scientificamente come «valli secche antartiche», le loro caratteristiche assolutamente uniche hanno rappresentato una serie di misteri che ultimamente vengono gradualmente svelati. Un grande impulso alla comprensione di queste singolari valli è stato dato recentemente du¬ rante un congresso internazionale negli Stati Uniti. Il congresso ha radunato scienziati di diversa estrazione culturale da tutto il mondo, comprendendo geologi, glaciologi, climatologi, chimici, fisici, biologi e zoologi. Dalla sinergia e dal confronto dei risultati conseguiti in diversi campi disciplinari è ora possibile proporre delle nuove spiegazioni. Il clima delle valli secche antartiche è simile a quello dei deserti freddi: è caratterizzato da temperature molto rigide, che possono arrivare anche a meno di 40-50 gradi sotto zero, e precipitazioni nevose annuali inferiori ai dieci centimetri. La poca neve che cade, inoltre, evapora prima che possa contribuire al bilancio idrologico del sistema, cioè prima che possa generare dei depositi di neve che poi si trasformano in ghiaccio oppure che al disgelo vadano ad alimentare i torrenti. Si è così scoperto che i laghi esistenti sul fendo di queste valli si formano unicamente grazie all'apporto di acque derivanti da alcune lingue glaciali della circostante calotta che si protendono sui fianchi vallivi. Durante le estati antartiche, la radiazione solare fonde parzialmente queste lingue glaciali creando dei torrenti stagionali che alimenta¬ no i laghi. E' molto singolare però sottolineare che la fusione del ghiaccio avviene anche al di sotto dello zero e a queste latitudini caratterizzate da un sole che si mantiene molto basso all'orizzonte. La spiegazione risiede nel fatto che la fusione del ghiaccio non avviene sulla. superficie sub-orizzontale dei ghiacciai, che presenta un angolo molto piccolo rispetto ai raggi solari, ma sulle scarpate verticali intagliate sul fronte e sui fianchi delle lingue glaciali. Queste scarpate infatti presentano una superficie all'incirca perpendicolare alla radiazione solare e più adatta quindi all'assorbimento dell'energia del sole; inoltre si trovano generalmente vicino ai fianchi vallivi, laddove la roccia cede all'aria circostante l'energia solare assorbita. Come abbiamo visto, la presenza dei laghi nelle valli secche antartiche è strettamente collegata alla fusione glaciale, a sua volta dipendente dalla radiazione solare. Ne consegue che lo studio delle variazioni del livello di questi laghi nelle epoche passate può permettere di risalire indirettamente alle variazioni climatiche antiche e recenti. Dallo studio geologico dei depositi lacustri si è così scoperto che il livello dell'acqua dei laghi è attualmente più alto di quello raggiunto negli ultimi millenni. In particolare, si è osservato un aumento considerevole del livello a partire dall'inizio del ventesimo secolo. Ne consegue che evidentemente si sta accentuando in questo secolo il cambiamento climatico che comporta un aumento della radiazione solare. Questa seppur minima e stagionale radiazione solare regola non solo la presenza e la profondità dei laghi in queste valli secche, ma anche l'esistenza delle forme di vita perfino in condizioni estreme al di sotto del ghiaccio. Si è infatti scoperto che i batteri sopravvivono in questi laghi anche quando la loro superficie è ghiacciata. Come già detto, à queste latitudini la luce solare colpisce anche la superficie dei laghi con un angolo molto basso; gli organismi che vivono sotto il ghiaccio ricevono la radiazione solare in quanto questa viene anche riflessa verso il basso da bolle d'aria che si formano entro il ghiaccio quando questo ricongela dopo essersi parzialmente fuso. In questi ambienti i batteri devono essere in grado di adattarsi a condizioni molto diverse ed estreme, che vanno da estati brevi relativamente calde - vicino allo zero - ad inverni rigidi, secchi e privi di luce. Si è scoperto che batteri e alghe sono in grado di sopravvi- vere anche per anni senza alcun apporto d'acqua. Si dispongono così a resistere in uno stato praticamente di ibernazione; quando successivamente vengono in contatto con acqua, ritornano in vita e ricominciano l'attività fotosintetica. I licheni usano invece una strategia di adattamento alternativa. Nelle valli secche i li¬ cheni sono idrofili, sono in grado di assorbire direttamente il vapor d'acqua dall'aria e svolgono attività fotosintetica fino a 20 gradi sotto zero. In ogni caso, l'umidità presente nell'aria delle valli secche è troppo bassa anche per questi tipi di licheni. Per sopravvivere in questo ambiente particolare, i licheni hanno la necessità di avere ammassi nevosi nelle immediate vicinanze: questi assicurano infatti una sufficiente umidità dell'aria. I licheni si rinvengono quindi nelle zone più elevate delle valli secche, dove le nevicate sono relativamente più abbondanti e la copertura nevosa persiste più a lungo. Alessandro Tibaldi Università di Milano

Persone citate: Alessandro Tibaldi Università

Luoghi citati: Antartide, Milano, Stati Uniti