ALBANESE METAFISICO

ALBANESE METAFISICO ALBANESE METAFISICO Teatro di anime nere CI sono attori (brillanti e comici) che fanno ridere assumendo i panni di un personaggio ridicolo. Altri, invece, si inventano una maschera e vi rimangono eternamente fedeli. I primi hanno il dono, tutto sciamanico, di riprodurre in versione stilizzata e dilatata diverse figure umane «tipiche», gergali, che tutti riconoscono perché esistenti in natura. La maschera, al contrario, possiede un proprio lessico verbale e gestuale da cui non si discosta: il suo talento è mettere in scena una figura metafisica, priva cioè eli connotati sociologici e psicologici. I personaggi interpretati da Totò si somigliano tutti, o meglio somigliano tutti a Totò. Da qualche anno sulla scena comica italiana brilla un attore di particolare potenza e originalità. E' Antonio Albanese, di cui è appena comparso in libreria, nella collana einaudiana di «stile libero», il testo del suo ultimo spettacolo Giù al Nord. Basta sfogliarlo per rendersi conto della sorprendente autonomia della pagina scritta. Infatti i meccanismi della comicità di Albanese prendono energia soprattutto dalla costruzione letteraria dei testi, dov'è arguto e sapiente l'uso comico delle figure retoriche. Anche chi non ha visto lo spettacolo può godere fino in fondo la vitalità e la macabra allegria della «sintassi» di questo artista della parola. Assistito nell'ideazione e nella scrittura dall'esperto di cose «Albanesi» Enzo Santin e dall'ingegno di Michele Serra, il proteiforme comico incarna una piccola enciclopedia di personaggi che vanno dal noto Alex Drastico al grande Perego, lo stravolto imprenditore del Nord; dal delirante Professore allo stralunato uomo di fumo. Più personaggi, quindi, diversissimi uno dall'altro. Eppure, a leggere con attenzione il «libretto» di Giù al Nord, ci si accorge che stile e lessico dei differenti monologhi cambiano di poco o per niente, che la scrittura è una sola. Segno che le figure inventate da Albanese non vengono mutuate dalla realtà. Sono invenzioni astratte; comportamenti e mentalità che prendono carne in personaggi senza riferimenti concreti. In poche parole i «tipi» messi in scena dal comico sono tutte maschere metafisiche, cioè non esistenti in natura. Tanto è vero che la lingua usata (al di là dell'accento dialettale e dei toni) è, da un punto di vista retorico e stilistico, unica, e appartiene alla comicità propria di Albanese. La sua versatilità (è attore altrettanto potente nei ruoli drammatici) ha radici in uno sguardo che coglie con struggente dolore l'innocenza nevrotica sprofondata nel dissennato/Iatus vocis dei personaggi. Sono figure irrequiete e lugubri quelle inventate da Albanese, e tutte hanno la coscienza della propria anima nera. Il comico ama e odia questi suoi personaggi che quando non sono detestabili sono pietosi. Li ama quando li vive dall'interno, li detesta se li osserva da fuori, nei loro territori degradati. Questo sentimento, di autentico dolore, impedisce al comico di ridurre le sue creature e le sue invenzioni linguistiche a grottesche riproduzioni stereotipate del gergo. Antonio Albanese è in questo unico. E' un artista che non imita nessuno, e, al contrario di quanto si pensa, la sua comicità se l'è inventata di più sul palcoscenico, recitando ruoli drammatici, che in televisione, facendo la simpatica marionetta. Nelle pagine di Giù al Nord c'è la voce di un comico irripetibile, che non cede mai alla tentazione di scivolare sull'effetto sicuro. Salvaguardare la propria integrità artistica dalle chimere del consenso è un istinto di pochi, che nasce - chi lo direbbe mai di un comico - da una moralità quasi cocciuta. Vincenzo Cerami «Giù al Nord», le figure ora pietose ora detestabili di un comico irripetìbile «Giù al Nord» 114, L. 13.000) o testo è stato acolo scritto da ele Serra, Enzo partecipazione iampiero Solari «Giù al Nole figure orpietose ora detestadi un comirripetìbile Antonio Albanese, autore di «Giù al Nord» (Einaudi, pp. 114, L. 13.000) Da questo testo è stato tratto lo spettacolo scritto da Albanese, Michele Serra, Enzo Santin, con la partecipazione di Giampiero Solari

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