UN'ESTATE AL CALIPSO
UN'ESTATE AL CALIPSO UN'ESTATE AL CALIPSO BALLATA PER UN'ESTATE CALDA Athos Bigonciali Giunti pp. 185 L. 22.000 ELLE remote estati come quella del '57 si poteva ancora sentir parlare di «villeggianti» anziché di esodi di massa. Fortune occasionali per quanti riuscivano a staccare la spina alla faccia delle cinghie tirate in quegli ultimi residui di dopoguerra, inconsapevolmente a poche spanne dalla opposta certezza corale d'esser diventati tutti ugualmente benestanti e privilegiati, affratellati nel «boom». Il recupero memoriale tentato da Athos Bigongiali è di quelli che, se da un lato mortificano le occasioni ispiratone offerte dalle frenesie dell'attualità, dall'altro riescono a incrementare le retrospettive letterarie di nuovi, intensi tasselli di suggestione. Da buon toscano, l'autore verbalizza a modo suo gli accadimenti, in un linguaggio popolar-naturalistico infarcito di dettagli quotidiani, mostrando a tratti vocazioni macchiettistiche che non scordano le accademie provinciali dei Fucini e dei Pea. La vicenda si snoda durante l'estate del '57, a Marina di Pisa. Nel quartiere delle «case minime», abitato da famiglie di operai e modesti artigiani della vita di stampo pratoliniano, si suda l'afa di un luglio senz'acqua, tra incendi in pineta, corse a procurarsi il ghiaccio, tuffi ristoratori. E' l'estate di Fiore, la prorompente sorella del ragazzino narrante, ma è anche l'estate in cui il Cantiere - dove faticano e ci lasciano le dita gli operai della zona - licenza di botto tutti gli affiliati alle «cosche» sindacali o anche solo i simpatizzanti politici di sinistra. Seguiamo con un sottofondo d'affetto l'educazione sentimentale di Fiore, marina col plebeo Ivan ma desiderosa di entrare nelle grazie di Dino Ferrati, erede di una piccola fortuna provinciale, idolo delle fanciulle locali, a sua volta superficialmente impegnato con Martine, la francesina ospite della villa paterna. Il narratore cerca le frecce segnaletiche per una rapida crescita, in combutta con torme di adolescenti ingrifati che giocano, nuotano, sognano e spiano le nudità femminili. Tutto nella norma, dunque, se non fosse che i tempi sono grami, la vita tirata a lume di giornata tra la radio sempre in onda, i pasti di fortuna e una bella scorta di sana allegria. Si respira davvero l'aria di estati malinconiche non ancora violentate dalle orde dei turisti assatanati: giochi, silenzio, speranze. Queste ultime crollano nel momento in cui il Cantiere rade al suolo l'intera generazione dei coetanei di Fernando Vinciguerra, padre di Fiore e del narratore. L'estate brucia, ma infine arrivano le prime frescure: la protesta operaia si spegne, gli amori impossibili restano tali. Fiore ha trascorso quei mesi sbocciando nella sua giovinezza, misurando il futuro sul ritmo del calipso, senza rendersi conto che forse il suo futuro non supererà mai il confine delle «case minime». Un flash retrospettivo basato comunque su accadimenti reali, quando lo spettro del comunismo entrava in gioco negativamente nelle politiche aziendali. Al di là del versante nostalgico, rimane in evidenza il messaggio, decisamente attuale in un momento di nuove e inattese inquisizioni legalizzate: dai sindacalisti dell'estate di Bigongiali agli eventuali maestrini omosessuali dell'ultima ora, sembra siano necessarie sempre streghe da incenerire per distogliere la sensibilità dell'opinione pubblica da ben più deliranti storture. Sergio Peni BALLATA PER UN'ESTATE CALDA Athos Bigonciali Giunti pp. 185 L. 22.000
Persone citate: Athos Bigonciali, Athos Bigongiali, Bigongiali, Dino Ferrati, Fernando Vinciguerra, Fucini, Sergio Peni
Luoghi citati: Pisa
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