QUEL SOVVERSIVO DI GUARESGHI TUTTO MATITA E MARTELLO di Bruno Quaranta

QUEL SOVVERSIVO DI GUARESGHI TUTTO MATITA E MARTELLO i: ■ANTEPRIMA'. QUEL SOVVERSIVO DI GUARESGHI TUTTO MATITA E MARTELLO L'artefice di Mondo piccolo: una «biografia» controcorrente funerali. Il valore di un uomo lo si può anche misurare seguendone l'ultimo viaggio. Nella Bassa parmigiana, nel luglio di trent'anni fa, Giovannino Guareschi avanzò quasi da solo verso la fossa. I familiari, certo (la Pasionaria Carlotta, Alberto, la signora Margherita), ma poi? I carissimi (rarissimi) amici di penna, da Carletto Manzoni a Giovanni Mosca, ovvero il «Bertoldo» e il «Candido», da Nino Nutrizio a Baldassarre Molossi, a Enzo Biagi. E, sullo sfondo, il signore di Maranello, Enzo Ferrari, l'immagine di un'altra Italia, estranea ai giochi e ai gioghi parassitari, sorretta da una fortuna che è virtù, da una genialità araldica che le ruggini contemporanee invano tentano di minare. Non a caso Giovannino Guareschi, cittadino di questa Italia, raggiunse il camposanto in sordina. I salotti, l'intelligencija, il Palazzo erano in diverse faccende affaccendati. Avrebbero forse potuto «intendere», sentire affine, chi volle come viatico, nella bara, una scarpina della figlia neonata, la crosta di formaggio rosicchiata dal figlioletto, il martello preferito e la matita? Domanda retorica, con risposta incorporata. La spia di un destino controcorrente, vissuto sino in fondo, sempre disdegnando le scorciatoie. Lo ricostruì in un lontano «medaglione» Beppe Gualazzini, pure lui dotato di baffi a manubrio, all'emiliana. Lo ripercorre adesso Alessandro Gnocchi, trentanovenne giornalista di «Sorrisi e canzoni», al secondo gettone guareschiano dopo Don Camillo & Peppone: l'invenzione del vero. Una biografia, come dire?, autorizzata, costruita attingendo nell'archivio di famiglia: «Trecentomila i documenti custoditi e ordinati dai figli, un inferno, più che un paradiso, per chi vuol cimentarsi con l'epopea guareschiana». La novità? Alligna, allignerebbe, nel cassetto che si riteneva chiuso una volta per tutte. Una pagina giudiziaria degli Anni Cinquanta. Sul «Candido» Guareschi riprodusse due lettere a firma Alcide De Gasperi, scritte durante la guerra per sollecitare il bombardamento di Roma. In realtà, i documenti risultarono apocrifi. Il direttore del settima¬ nale fu condannato a un anno di carcere, scontato integralmente: poteva inoltrare domanda di grazia chi si considerava innocente? Alessandro Gnocchi rilancia la querelle: «Leggendo la sentenza appare evidente che De Gasperi sarebbe uscito comunque intonso dall'aula. Il tribunale rifiutò la perizia grafica perché - ecco il passaggio cruciale - "una semplice affermazione del perito non avrebbe mai potuto far diventare credibile e certo ciò che obiettivamente è risultato impossibile e inverosimile"». Insomma: De Gasperi in quanto De Gasperi più forte di qualsiasi prova provata. Ma non sembra utile dilungarsi sul pasticciaccio Guareschi-De Gasperi, rischi; ato ancora recentemente (e definitivamente) da Indro Montanelli, sodale senza ombra di dubbio di Giovannino: «Il nostro rapporto subì una temporanea rottura quando lui decise di pubblicare sul suo giornale alcune lettere di Alcide De Gasperi, che io sapevo apocrife, cioè false. Lo supplicai - buttandomi quasi in ginocchio - di non farlo». Invano. Meglio orientare il periscopio altrove. Non verso il profeta (ancorché «involontario», come ha osservalo Marcello Veneziani) del compromesso storico. Né verso l'eroe del Quarantotto, colui che sbaragliò le orde trinariciute innalzando il monito: «In cabina Dio ti vede, Stalin no». No, il periscopio va orientato dabbasso, verso le zolle, verso quei campi «di ondeggianti messi, listati per tutto da filari di viti sposate agli oppii, coronati da prode di ben chiomati gelsi», secondo la prosa aulica del notaio Campari, un livre de chevet di Guareschi. Gnocchi coglie nel segno affermando che il demiurgo di «Mondo piccolo» s'impose e s'impone come un protagonista della sfida tra moderno e antimoderno, «tra un mondo tecnocratico senza anima e un mondo retto dalle regole eterne di Dio». Da che parte stesse e stia il «reazionario» di Fontanelle va da sé. Un sovversivo irriducibile al «pollaio razionale» (l'espressione è sua) che l'Italia per tanti aspetti è, unita, unitissima, di là delle antiche, fruste etichette: destra e sinistra. Bruno Quaranta GIOVANNINO GUARESCHI Una storia italiana Alessandro Gnocchi Rizzo// pp.320 L 30.000

Luoghi citati: Fontanelle, Italia, Maranello, Roma