Ultima offerta di Arata a Israele di Aldo Baquis

Ultima offerta di Arata a Israele Ma Netanyahu non ci sta: «Cedo il 9%, non una collina di più. E ne accetto le conseguenze» Ultima offerta di Arata a Israele Sì al piano Clinton; il 13% della Cisgiordania TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Il mediatore americano Dennis Ross - che da sabato cerca di rilanciare i negoziati israelo-palestinesi con una estenuante spola fra Gerusalemme e Gaza - ha ieri conseguito un primo successo parziale quando il presidente palestinese Yasser Arafat ha confermato, per la prima volta in pubblico, di accettare una proposta di compromesso avanzata da Washington. Secondo il progetto - che resta inaccettabile per il premier di Gerusalemme, Benyamin Netanyahu - Israele si ritirerà gradualmente nei prossimi tre mesi dal 13,1% della Cisgiordania, mentre l'Autorità palestinese risponderà con una serie di passi distensivi verso lo Stato ebraico. Al termine di un incontro a Gaza con il ministro degli Esteri egiziano Amr Mussa, Arafat ha spiegato di essere deciso a non lasciare a Netanyahu «la benché minima scusa per bloccare il processo di pace». In un primo tempo si era parlato di un ritiro israeliano dal 40 per cento della Cisgiordania, ha ricordato il leader palestinese. Poi le dimensioni del ritiro sono calate al 30 per cento e adesso si sono ridotte al 13 per cento: i palestinesi, ha affermato Arafat, hanno fatto buon viso a cattivo gioco e pensano che ora - alla vigilia del vertice di Londra con Tony Blair e Made leine Albright - spetti a Netanyahu mostrare buona volontà. Ma ieri il premier ha chiarito che l'offerta massima da parte di Israele riguarda il nove per cento della Cisgiordania, «non una collina di più». «So bene che sarò incolpato di un eventuale fallimen to del vertice - ha detto - ma qui in gioco non c'è la mia reputazio ne personale, bensì la sicurezza degli spostamenti dei coloni, e degli aeroporti di Lod (Tel Aviv) e di Atarot (Gerusalemme)», pros simi in linea d'aria alla Cisgiordania. Netanyahu ha spiegato che la carta del ritiro è stata disegnata minuziosamente, «centimetro dopo centimetro, chilometro do po chilometro, collina dopo collina. Nemmeno a Washington o a Londra la saprebbero disegnare meglio». «Credetemi - ha detto alla radio militare - più di così non possiamo concedere, in que sta fase, ai palestinesi». Sullo sfondo di questa di guerra di nervi fra Gerusalemme e Gaza vi sono recenti dichiarazio ni di Arafat secondo cui entro un anno, in mancanza di un accordo formale con Israele, dichiarerà uno Stato palestinese indipen dente sui territori oggi autonomi Una prospettiva che ha smimiito la già scarsa disponibilità israe liana a un ritiro dalla Cisgiorda nia, che provocherebbe oltre tut to sconvolgimenti politici nella coalizione di governo. Oggi decine di migliaia di colo ni tenteranno una prova di forza deponendo la prima pietra del controverso rione ebraico di Har Homà, sulla collina palestinese di Jebel Abu Ghneim, fra Gerusa lemme e Betlemme. I pacifisti israeliani saranno sul posto per sbarrare loro la strada. Un altro scossone alla coalizione di governo è giunto ieri, di sorpresa, dalla cerimonia principale dei festeggiamenti nazionali che dovrebbe avere luogo stasera (ed essere trasmessa in diretta in vari Paesi al mondo) nello stadio dell'università di Gerusalemme. La presenza di un gruppo di ballerini del complesso Bat Sheba che si libera di gran parte degli indumenti al ritmo di un cantico tradizionale ebraico ha irritato tre partiti confessionali, che minacciano di abbandonare la coalizione governativa se il «brano disgustoso» non sarà rimosso. Ieri, dopo che la Corte Suprema ha respinto il loro appello, i leader dei tre partiti hanno rivolto le loro minacce direttamente su Netanyahu: «Quel balletto può far cadere il governo» gli hanno detto senza complimenti, secondo la televisione commerciale. Ma se il premier si arrendesse ai tentativi di censura, gli altri artisti potrebbero annullare la partecipazione ai «Battiti del Giubileo». Nemmeno nei momenti di festa le tensioni politiche vengono dunque messe da parte, e anzi hanno fatto ingresso ieri anche nel cimitero militare di Holon (Betlemme), dove mi gruppo di genitori di soldati caduti in battaglia hanno sonoramente contestato il rappresentante del governo: il viceministro dell'Edilizia Meir Poiush, del partito «Agudat Israel» (i cai rabbini si oppongono al servizio militare e vietano ai loro figli di arruolarsi). Quando Porush ha cercato di dire che «nei momenti gravi il popolo ebraico sa riunificarsi», i genitori dei caduti lo hanno assalito, gli hanno impedito si proseguire e lo hanno spruzzato d'acqua. Aldo Baquis Il leader Olp alla vigilia del vertice di Londra «Ora non ha più scuse per bloccare la pace» Il leader palestinese Arafat e Il ministro degli Esteri egiziano Amr Mussa posano la prima pietra del monumento al soldato martire a Rafah. Sopra, Netanyahu