«Ce l'abbiamo fatta, ora la stabilità» di Stefano Lepri

«Ce l'abbiamo fatta, ora la stabilità» E Fazio assicura: per la moneta unica Bankitalia farà uno sforzo straordinario «Ce l'abbiamo fatta, ora la stabilità» Ciampi: non ci chiedano di più ROMA. «L'Italia ce l'ha fatta a entrare nell'Euro: le residue preoccupazioni dei partner comunitari "riguardano la stabilità politica"». Così Carlo Azeglio Ciampi, alla commissione Esteri della Camera; e non è diverso il messaggio che Massimo D'Alema ha riportato dal suo viaggio in Germania. Sono molto favorevoli all'Italia gli ultimi sviluppi a Bruxelles, con l'accordo su un testo del «documento Waigel» del tutto benigno e blando: «Rispetteremo gli impegni che abbiamo preso, non ce ne possono chiedere altri» ha tagliato corto il ministro del Tesoro, anche per sedare certi timori che si erano diffusi in Borsa ieri. Ormai sicuro del fatto suo, il governo italiano può permettersi di dire pane al pane: «Gli obiettivi del documento di programmazione 1998-2000 non sono destinati a compiacere i miei colleghi tedesco e olandese - ha detto Ciampi - ma sono nel nostro stesso interesse». Peraltro i due ministri, Theo Waigel e Gerrit Zalm, se ne sono detti soddisfatti. Non così la Banca centrale olandese, che si era spinta più avanti nelle richieste all'Italia; mentre ieri il presidente della Bundesbank Hans Tietmeyer ha chiesto impegni aggiuntivi per i Paesi ad alto debito, Italia e Belgio, lamentando che su questo la Commissione europea «non abbia parlato chiaro». Di impegni aggiuntivi non se ne parla, è la posizione italiana, già espressa da Romano Prodi e confermata ieri da Ciampi: «Non possono chiederci nulla di più del raggiungimento dei parametri di Maastricht». In parole povere, obblighi speciali per l'Italia, come una riduzione del debito pubblico ancora più veloce di quella prevista dal Dpef, non sono previsti dal trattato. «Tutti i Paesi si sono impegnati a ricondurre i loro bilanci verso il pareggio. Certo - ammette il ministro del Tesoro - ci si aspetta che questo impegno sia più intenso per i Paesi con un debito più alto». E' questo il punto su cui insistono le banche centrali, tutte. Dietro le quinte, i numeri contano meno e conta la stabilità politica che l'Italia sembra non aver ancora raggiunto del tutto. «Se ci chiedono questo - dice Ciampi - rispondo che ci stiamo avvicinando a un governo di legislatura». Il bisogno più urgente è quello di riforme interne per accrescere la competitività dell'economia italiana: tra esse la deregolamentazione e una maggiore efficienza dell'amministrazione pubblica. Le pensioni «sono un argomento da tenere sotto continua attenzione, ma non bisogna trarne quotidiana polemica, perché si farebbero solo danni». In altre parole, Ciampi fa capire che insistendo sul tema si rischia soltanto di aumentare gli oneri per le pensioni di anzianità, spingendo un maggiori numero di italiani a lasciare il lavoro quanto più presto possono. Una verifica sull'efficacia dell'ultima riforma la si può rinvare benissimo al 2001 primo anno della nuova legislatura. Per il dopo-Euro, la posizione italiana è sempre più allineata con quella francese: la nuova Banca centrale europea, prima vera istituzione federale, avrà bisogno di un contrappeso politico: «Non si può rimanere solo con un coordinamento delle politiche economiche nazionali, occorre una piena convergenza tra di esse». Le sedi per far questo saranno l'Ecofin (il consiglio dei ministri finanziari dei 15 membri dell'Unione europea), i cui poteri vanno estesi, e al suo interno l'Euro-11 (ministri finanziari dei soli Paesi euro). Stamattina l'ultimo ostacolo formale verso l'Euro sarà rimosso con il sì al Dpef nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato. «Ne prendiamo atto con soddisfazione» ha detto il commissario europeo Yves-Thibault de Silguy. Non essendo possibile per tempi tecnici il voto in aula, alcuni Paesi avevano chiesto che il consenso dei parlamentari si esprimesse almeno in commissione. E sarà un consenso anche più largo dell'attuale maggioranza governativa, con il sì dei gruppi Udr che fanno capo a Francesco Cossiga. Frattanto la Banca d'Italia si prepara a diventare una parte del sistema federale costruito attorno alla Banca centrale europea di Francoforte. Si farà «uno sforzo straordinario di capacità professionali e organizzative» assicura il governatore Antonio Fazio in un documento interno, il «Piano di istituto 19992001» consegnato anche alle organizzazioni sindacali. Anche compiti materiali apparentemente semplici, come il cambio delle banconote, richiederanno oneri organizzativi pesanti. Stefano Lepri Il ministro del Tesoro «Sulle pensioni non bisogna creare allarmi continui Farebbero danni» Il ministro per l'Economia Carlo Azeglio Ciampi