Un delitto in meno per il serial-killer

Un delitto in meno per il serial-killer L'albanese Donika Hoxhollhari, ammazzata un anno fa nelle serre di Albenga da un clan rivale Un delitto in meno per il serial-killer // racket uccise la prima lucciola GENOVA DAL NOSTRO INVIATO Il «serial killer» delle prostitute sarebbe entrato in scena solo dal marzo '98. La prima prostituta uccisa in Liguria, l'albanese Donika Hoxhollhari, 21 anni, «giustiziata» con un colpo alla schiena e alla testa esploso da una pistola calibro 32 (corrisponde al 7,65), potrebbe essere vittima di una guerra nata all'interno del racket che controlla i marciapiedi della Liguria. Potrebbe. Anche se i magistrati savonesi che indagano sulla catena di delitti, hanno disposto altre indagini su «come» è stata eliminata la giovane prostituta, alla ricerca di analogie con le «esecuzioni» di Stela Truya, Tessy Adodo, Liudmyla Zubkova, Kristina Kwalla e i due metronotte di Novi. Al centro, gli ultimi istanti di vita di Donika «Donatella», una bella ragazza bionda dagli occhi azzurri, sepolta dalla comunità albanese con l'abito bianco da sposa. L'indagine della squadra mobile di Savona e della Criminalpol di Genova e coordinata dal pm di Savona Alberto Landolfì, è arrivata alla fase conclusiva. Sono stati già presentati al gip una decina di orami di custodia cautelare. Destinatari, elementi di spicco del racket, in una delle città liguri coinvolte nell'inchiesta. L'indagine parte da lontano, molto tempo prima che il killer iniziasse a uccidere con il revolver «Smith &Wesson», calibro 38, caricato con i micidiali proiettili «scamiciati» wade-cutter. Pochi giorni prima della morte di Donika, nel corso di un normale controllo anti-prostitute, un agente, quasi per istinto, annotò i numeri di targa di numerosi clienti. Tra questi, una corrispondeva all'auto di sfruttatori «rivali». Da quell'esiguo punto di partenza, attraverso intercettazioni e altre indagini, sono stati ricostruiti i retroscena del delitto. «Donatella» incassava sino a tre milioni a sera, e «danneggiava» le altre prostitute. Gli sfruttatori si sono mossi su due fronti; primo, cercare di «strappare» la giovane albanese al suo clan, secondo una volta ricevuto un secco rifui- to - impartire una «lezione» a chi non voleva sottostare alla legge del racket. E così è stato. Con il solito sistema del falso cliente, Donika fu attirata in un tranello. L'idea, probabilmente, così come era avvenuto pochi mesi prima con altre «lucciole», era di picchiare e seviziare. Ma la ragazza riconobbe i suoi aggressori e minacciò di denunciarli alla polizia. La sua morte fu un passo obbligato, quasi conseguente. La ritrovarono nuda in una serra di Albenga. Aveva tentato di fuggire, e il primo colpo fu alla schiena; poi quello di grazia, esploso con una «32» o una «7,65». Gli inquirenti hanno affidato i proiettili usati dagli assassini per uccidere Donika ai periti che indagano sulla catena di delitti. E hanno riesaminato ogni particolare, alla luce delle ultime, feroci, esecuzioni. Proprio per eliminare tutti i dubbi. Intanto il pool di magistrati che indaga sul serial killer ha fatto, ieri pomeriggio a Savona, il punto sulle indagini. Quasi una doccia fredda: non c'è alcun sospettato. Tra le decine di persone nel mirino, nessuna - almeno per ora - potrebbe essere il serial killer; gli investigatori, molto presto, potrebbero conoscere di lui, oltre alle impronte, persino il Dna, ricavati dal liquido seminale e frammenti di pelle, trovati sui corpi delle prostitute e nelle toilette dei treni. Se lo sperma risultasse positivo all'Hiv, se il killer avesse quindi contratto l'Aids, sarebbe solo un elemento in più. Forse l'ha scoperto attraverso analisi in ospedale, forse la sua scheda è confusa tra mille altre, in un altrove remoto o vicinissimo. Forse. Smentita anche la storia della videoripresa dell'assassino che, dopo l'ultimo delitto in treno, sarebbe andato a giocare al casinò di Sanremo. Era stato un taxista di Bordighera a raccontare agli mquirenti di aver caricato uno «strano» cliente, appena sceso dal «2888». Il tizio, molto agitato, cercava un bancomat e avrebbe fatto un prelievo. Su questo aspetto, definito credibile, ora indaga la Finanza di Imperia che controllerà nelle prossime ore le coordinate di tutte le operazioni. I magistrati liguri smentiscono pure il presunto riconoscimento del killer della «38» attraverso foto segnaletiche, da parte del viado sopravvissuto al massacro di Novi. Attenzione, non è una resa. Polizia e carabinieri (oggi è in programma a Genova, l'ennesimo vertice), lavorano sottotracciai sui pochi elementi certi. Massimo Numa Per quel primo omicidio nel mondo della prostituzione ligure i magistrati hanno firmato una decina di ordini di custodia Oggi nuovo vertice a Genova del pool di investigatori che dà la caccia all'assassino del treno, ma non c'è una sua foto Le camicie verdi alla stazione Brignole. Sotto, la toilette del treno dell'ultimo delitto

Persone citate: Alberto Landolfì, Kristina Kwalla, Massimo Numa, Stela, Zubkova