La vendetta arriva con l'autobomba

La vendetta arriva con l'autobomba Dilaga a Napoli la «mattanza» che in appena tre mesi ha già fatto 20 vittime La vendetta arriva con l'autobomba Guerra di clan, salta in aria un camorrista NAPOLI. Il killer è appostato nella notte. Non imbraccia un fucile, non impugna la pistola: stringe un telecomando. Quando nella strada spunta l'auto, non deve far altro che pigiare un bottone. La macchina esplode, l'uomo al volante finisce in pezzi. L'inferno di fuoco, vetri e lamiere contorte porta il terrore nelle case e fa capire - se ce n'era bisogno - che questa è una guerra e che, come in guerra, bisogna colpire il bersaglio. Con ogni mezzo. Ponticelli, periferia Est di Napoli, terra di futuri investimenti e di appetiti che segnano il presente. All'incrocio fra viale Margherita e via Argine ci sono i segni dello scoppio: l'asfalto annerito, i resti della Lancia Delta blindata che gli uomini della scientifica non hanno portato via. I finestrini antiproiettile non hanno salvato Luigi Amitrano, 25 anni, nipote del boss del quartiere, Vincenzo, che con il fratello Ciro, il numero uno, comanda e fa affari. Come in Sicilia, hanno fatto saltare in aria quel ragazzo che andava eliminato. Per ora la polizia non sa che tipo di esplosivo sia stato usato. E neppure in che modo l'ordigno che ha trasformato la Delta in un'autobomba sia stato attivato. Ma che si tratti di un omicidio sembra certo. Il pregiudicato, rimasto dilaniato nella notte tra sabato e domenica, tornava a casa dopo aver fatto visita alla figlia di 4 anni, ricoverata in ospedale. Che trasportasse di proposito tritolo o dinamite, merce buona per ridurre alla ragione commercianti restii a pagare la tangente, lo credono in pochi. E' quasi l'una quando la spaventosa esplosione fa tremare i vetri. In pochi secondi la zona pullula di vetture con i lampeggianti accesi, uomini in divisa, squadre di vigili del fuoco. C'è un uomo nella macchina accartocciata e l'ipotesi di una trappola mortale diventa certezza. Solo tre ore prima del boato I Luigi Amitrano, precedenti per traffico di armi e droga, era stato fermato da una pattuglia. Nella sua Lancia c'era anche un cugino: i poliziotti li avevano controllati e lasciati andare via. Il pregiudicato aveva raggiunto da solo l'ospedale Santobono, dove la figlia è ricoverata da venerdì. L'esplosivo era già stato piazzato nella vettura, quando Amitrano è incappato nel posto di blocco? La risposta è affidata ai tecnici che stanno cercando di capire come e quando la Delta è diventata la sua bara. Ma sembra difficile che la bomba fosse azionata da un congegno ad orologeria: non avrebbe dato agli assassini la certezza che l'uomo da ammazzare fosse a bordo. Più plausibile appare l'ipotesi che a innescare l'ordigno sia stato un telecomando. Lo scoppio ha coinvolto un'Alfa 146 parcheggiata in strada: l'ora tarda ha evitato che la camorra firmasse una strage. Ma è sicuro che il gesto, eclatante, di ricorrere al plastico per far fuori un rivale innalza il livello dello scontro e segna - dopo l'omicidio di un ragazzino di 14 anni avvenuto a Barra poche settimane fa - un nuovo livello di violenza. Per trovare un precedente analogo bisogna andare all'83, quando a Roma il luogotenente di Cutolo, Vincenzo Casillo, saltò in aria nella sua macchina imbottita di tritolo. Erano gli anni bui della prima guerra di camorra tra gli uomini di don Raffaele e quelli della Nuova Famiglia, gli anni dell'intrigo per la liberazione di Giro Cirillo. Adesso, prima di agire a Ponticelli, forse il commando si è concesso una ((prova generale»: nei giorni scorsi un'altra auto, una Fiat Uno, è stata distrutta in un vicolo del centro. Abordo non c'era nessuno e quella vettura è risultata rubata. Sullo sfondo c'è la guerra tra il clan Mazzarella, di cui i Sarno sono considerati alleati, e il clan Contini sul quale si concentrano i sospetti per l'autobomba che ha ucciso Amitrano. Allo scontro per il controllo della periferia sono attribuiti almeno 20 dei 48 omicidi avvenuti a Napoli ed in provincia dall'inizio dell'anno. Il ricorso al tritolo spinge ora il deputato dei verdi Alfonso Pecoraro Scanio a parlare di «strategia terroristica», e l'onorevole Alessandra Mussolini ad accusare di «debolezza» le istituzioni cittadine: «Siamo arrivati alle autobombe stile Età, mentre il sindaco gira l'Europa e l'Italia suggerendo improbabili soluzioni alla crisi del Mezzogiorno». E se la prende con chi attacca il procuratore Agostino Cordova il senatore di Forza Italia e componente della commissione Antimafia, Emiddio Novi: «Cogente che ha il coraggio di definire chiacchiere da bar le drammatiche denunce sul dilagare dell'illegalità a Napoli». Mariella Cirillo L'uomo era stato fermato poco prima a un posto di blocco per un controllo E' stato dilaniato subito dopo essere andato a trovare la figlia in ospedale I NUMERI NERI DI MESSINA La Delta devastata dalla bomba telecomandata che ha ucciso a Napoli Luigi Amitrano