«Tra un po' esco», e si spara alla testa

«Tra un po' esco», e si spara alla testa Lecce, era disperato perché soffriva di solitudine e non aveva i soldi per curare la sorella «Tra un po' esco», e si spara alla testa Suicida l'usciere rimasto barricato in casa per 20 ore LECCE. Seduto sul letto, Pippo s'è ucciso con un colpo di pistola alla tempia quando tutti, fuori dal suo alloggio, aspettavano che uscisse. L'avrebbero abbracciato. «State tranquilli, tra un po' arrivo» aveva detto. Lo chiamavano tutti Pippo. Gli volevano bene. Giuseppe Maselli, 38 anni, s'è ammazzato dopo aver lasciato in casa i soldi per la bara e una ventina di bigliettini. Uno, era dedicato a lei: «Non dite niente a mia sorella. Ditele che mi hanno trasferito». Fuori hanno udito uno sparo ovattato. E il silenzio. Lo amavano, e lui amava più di tutti la sorella per la quale sabato mattina si era barricato nel suo alloggio della Regione Puglia, dove lavorava come guardiano, e s'era puntato due pistole alla testa. Chiedeva aiuto per lei: disabile, 50 anni, è ricoverata in un istituto alla periferia di Lecce. Pippo non aveva il denaro per mantenerla. Con uno stipendio di 1.600.000 lire al mese, avrebbe dovuto pagare una retta mensile di 1.800.000 lire. Si era indebitato. Non grandi cifre. Otto milioni. Avrebbe dovuto versarli all'istituto. Sabato s'è chiuso nel suo alloggio e ha chiamato un amico: «Mi punto la pistola alla testa e mi uccido». L'amico ha chiamato i cara¬ binieri. Così è cominciato l'ultimo giorno. Dietro la sua porta, la sfilata di carabinieri e poliziotti, dell'arcivescovo Cosmo Francesco Ruppi e del procuratore del tribunale Alessandro Stasi, avrebbe dovuto rassicurarlo. Il problema si poteva risolvere. Gliel'aveva ripetuto al telefono il presidente della giunta regionale Salvatore Distaso. E lui: «Presidente, addirittura lei mi ha chiamato? Non si deve disturbare, la prego, tra un po' esco». Chiuso in casa, ha continuato a parlare al telefono con tutti, amici, parenti, e a tenere gli occhi sul televisore su cui correva la sua storia. Tanto clamore non se l'aspettava. «Era arrabbiatissimo con i giornalisti» spiega un carabiniere. All'una di notte, si è rivolto al procuratore che gli aveva chiesto di ripensarci: «Dottore aveva risposto lui - perché vi scomodate per me? Fatemi riflettere. Non vi preoccupate, fra un po' esco». Ieri mattina alle 6,30 aveva ripetuto le stesse parole alle forze dell'ordine. Sembrava fatta. Alle 6,50 è scomparso dalla finestra dalla quale poliziotti e i carabinieri intravedevano la sua sagoma. E' entrato in camera da letto, si è sedu- to sul bordo del letto e ha puntato alla tempia la sua calibro 9. Il rumore dello sparo è giunto fievole all'esterno. In quell'istante si è capito che era finita. I militari ai quali Maselli aveva impedito di entrare in casa minacciando di uccidersi e aizzando contro di loro i suoi tre cani, hanno aperto la porta. Pippo, l'uomo buono e generoso, l'amico di tutti, era sul pavimento. L'arma, accanto a lui. L'altra pistola, una calibro 38, era in un cassetto. Di là, nello studio, il suo testamento era spezzettato nei bigliettini. Qualcuno, scritto nei giorni scorsi, era datato 24 aprile, altri li aveva probabilmente scritti nelle ultime venti ore. «Voglio una bara semplice». «Per piacere, non giudicatemi». «Cercate di capirmi». Quest'uomo che diceva di sentirsi solo, ma era pieno di amici, forse aveva preparato ogni cosa da giorni. O forse è rimasto vittima del suo stesso progetto e non sapeva più come uscirne. Prima di andarsene, ha pensato a chi gli voleva bene. Ha lasciato la motocicletta al veterinario che curava i suoi cani. Oggetti di antiquariato ad altri amici. Poi ha messo i soldi per la I bara sul comodino e scritto l'ultimo pensiero per la sorella: «Ditele che mi hanno trasferito». Da quando sei anni fa aveva perduto il padre, Giuseppe Maselli, orfano di madre dall'età di 4 anni, un'altra sorella e un fratello, entrambi sposati, si era dedicato completamente a lei. Se gli chiedevano come stesse, rispondeva che avrebbe voluto fare di più: «Vorrei che stesse meglio». Qualche mese fa l'aveva fatta dimettere da un istituto per offrirgliene uno più moderno e confortevole: 1.800.000 lire al mese. Lavorava tutto il giorno alla Regione, che gli aveva offerto un bell'alloggio all'interno della sede di via Aldo Moro. Per arrotondare, restaurava mobili. Ora che la storia è finita, il capitano Vito Di Girolamo dei carabinieri non sa spiegarsi il perché: «Provo soltanto amarezza per non avercela fatta. Pippo non l'avevo mai visto. Eppure dopo una notte lo sentivo vicino come un amico. Siamo entrati nella sua vita proprio alla fine. Si capiva che era buono. Non ha minacciato nessuno e non ho mai conosciuto un uomo di cui tutti parlassero così bene. Un suo amico è arrivato da Roma. Non lo scorderò mai». Rocco Berini Dopo aver rassicurato tutti e congedato gli amici, è entrato in camera e ha premuto il grilletto Il presidente della giunta gli aveva promesso il suo aiuto E lui: «Non si deve disturbare per me»

Persone citate: Alessandro Stasi, Francesco Ruppi, Giuseppe Maselli, Maselli, Rocco Berini, Salvatore Distaso

Luoghi citati: Lecce, Puglia, Roma